venerdì 31 luglio 2009

Il primo mese -- sviluppo di diverse abilità

nell'ottica di come sopravvivere ai primi mesi, rilancio al post della dolcissima silvietta aggiungendo la seguente specializzazione al suo master in gestione delle priorità:
sviluppo di diverse abilità.
io, per esempio, avendo spesso il braccio destro totalmente impiegato nel SupportoPargolo, sto maturando ottime capacità di utilizzo della mano sinistra per compiere azioni di tutti i tipi: dalle più semplici come afferrare stoviglie dal tavolo, sciacquarle sotto l'acqua corrente e posizionarle correttamente nella lavastoviglie, alle più articolate come stendere e ritirare i panni (non sottovalutare l'appuntare mollette con pollice e indice mentre il resto della mano e parte del polso operano una giusta pressione del tessuto sul filo perché non cada), fino alla fantascienza: mangiare l'uovo fritto, che per quanto mi riguarda è imprescindibile con la scarpetta nel tuorlo.

inoltre, con quotidiani esercizi e molto impegno sto raggiungendo buoni livelli nell'ottimizzazione del tempo.
per ora me la cavo in:
  • lettura duranti i pasti consumati in solitudine (sempre che non sia impegnata nel SupportoPargolo)
  • lavaggio denti sotto la doccia
  • stendere meglio per stirare meno
  • staccare il telefono quando si dorme (non è ottimizzare il tempo? be' è ottimizzare il riposo!)
al riguardo si accettano suggerimenti.

infine sto mettendo in pratica abilità canore che credevo assolutamente inesistenti, nonché doti rimatorie che mi danno molta soddisfazione.
questa è una filastrocca inventata giorno per giorno, rima dopo rima, per momo duranti i suoi momenti di nervosismo in questo primo mese.
ha anche una musichetta originale venuta fuori un po' per caso che, se un giorno sviluppassi anche doti informatiche, potrei registrare e pubblicare in un post... ma non pretendiamo troppo per ora...

filastrocca di momo




me ne sto così
proprio come un colibrì

col pancino all'ingiù
ma non ci lasciamo più

oppure stretto stretto
nella posa del granchietto
cuore a cuore con mamma
in una piccola capanna

o anche a sacco di patate
ci facciamo le risate
coi piedini abbandonati
e i pugnetti rilassati

ma sapete che c'è?
a me piaccion tutte e tre
basta darmi dei bacetti
e io ti guardo negli occhietti

aspetta aspetta ancora una
la posizione a mezzaluna
adagiato sui morbidini
e la mamma che fa i grattini

questa filastrocca non voleva essere una ninna nanna, ma ogni tanto lo fa addormentare. in ogni caso funge da valida alternativa al valium, in dosi massicce, of course!
se vi piace potete provare a musicarla e usarla coi vostri bimbi, ma non dimenticate che è di proprietà di momo. per uso improprio potreste incorrere in pesanti sanzioni da lui stabilite.


mercoledì 29 luglio 2009

25 luglio -- il primo mese


mio piccolo momo
il tuo primo mese di vita è volato via, così rapido che sembra irreale.
faccio fatica a ripercorrerlo, così denso eppure impalpabile.
ma faccio fatica soprattutto perché ogni giorno di questo mese, con tutte le scoperte che abbiamo fatto insieme, tutti progressi e le prime volte, ogni giorno di questo mese è una spina negli occhi che bruciando mi dice che stai crescendo, che sei sempre più altro da me.
talvolta non riesco a contenere questo dolore fisico, come se ancora qualcuno stesse spingendo sulla mia pancia per estrarre il tuo respiro. altre volte mi coccolano quasi quelle lacrime calde e discrete che scendono nel guardarti dormire nella tua culletta, col tuo sorriso appena accennato e il pugnetto sotto la guancia.
sei cresciuto tanto in questo mese. più di un chilo di peso e quattro centimetri in lunghezza. il viso è diventato paffuto e ancora più simpatico, il tuo corpo è un batuffolo di zucchero filato di pieghe e buchetti. i capelli hanno preso un riflesso rossastro, come la barba del tuo babbo sotto il sole e i tuoi occhi indugiano spalancati sulle cose sempre più decisi, sempre più blu.
eppure a volte vorrei che il tempo si fosse fermato a quei primi interminabili giorni, quando mi sembrava di poterti tenere in una sola mano come una pagnottina calda, quando ti adagiavo, fagottino di cotone, sul lettone bianco che sembrava immenso, quando avevi ancora gli occhietti chiusi, ma sembrava che l'olfatto ti guidasse accanto a me, quando non riuscivo ancora a crederci, quando eri ancora attaccato a me pelle a pelle. quando eri lì che ti potevo guardare e toccare, ma ancora potevo sentirti gravare sulla mia andatura barcollante, riempire le vele dei miei vestiti come un odoroso e caldo vento del sud che consola e racconta storie e parla di casa e radici.
eppure dentro di me, nel più profondo, io vorrei avere ancora il tempo di tenerti dormiente e placido sul mio petto, odoroso di burro come il primo istante. e poter cambiare i giorni a seguire per darti di più, ascoltarti di più, respirarti di più.

invece è trascorso il mese più bello della mia vita. e ti ho dato quello che ho potuto, ti ho ascoltato e respirato quanto sono riuscita a fare. e ti ho nutrito, perché una mamma questo fa. ce la mette tutta perché il suo bambino cresca fuori da lei.
ma quanto male fa, piccolo mio.

giovedì 23 luglio 2009

'ccugghi l'acqua quandu chiovi

non so se ho mai esplicitato le mie origini pugliesi. be' di solito vengono fuori in tutta la loro violenza quando mi arrabbio, quando sono particolarmente stanca o quando...
quando ce vo', ce vo'.
a volte la saggezza popolare che si esprime attraverso brevi proverbi in dialetto non ha eguali e in questi giorni non posso fare a meno di sentire mio questo qui:
'ccugghi l'acqua quandu chiovi ossia fai scorta d'acqua quando piove, approfitta dei momenti in cui hai la possibilità per fare ciò di cui hai bisogno.
'ccugghi l'acqua quandu chiovi ossia lavati i denti mentre il Marito saluta il piccolo prima di andare a lavoro.
'ccugghi l'acqua quandu chiovi ossia prepara la cena alle 11 di mattina se il piccolo si è abbioccato, poi il Marito la riscalderà.
'ccugghi l'acqua quandu chiovi ossia stacca il telefono e dormi alle 2 del pomeriggio se il piccolo s'è riabbioccato, chissà quando ti ricapiterà.
'ccugghi l'acqua quandu chiovi ossia vai a stravaccarti sul letto e lascia perdere il film in prima serata se il piccolo sta felicemente guardando il soffitto dalla sua culletta perché ai titoli di coda potrebbe decidere che quella sarà la notte NO.

martedì 21 luglio 2009

un cuscino per allattare, e non solo


dalla settimana scorsa io e momo siamo impegnati in un'iniziativa targata VereMamme.
nello spazio TalkingVillage è ospitata una conversazione su BoppyPillow, cuscino per allattamento, e noi, assieme ad altre MammeBlogger, abbiamo espresso il nostro parere sul BoppyBlog. se volete venire a dare un'occhiata, siete i benvenuti, cliccate qui.

un grazie a flavia e giuliana che ci hanno dato questa possibilità!

giovedì 16 luglio 2009

ditemi che è per il caldo. e ditemi che è passeggero...

inizio a ingranare solo ora, oggi.
considerato che non sono neppure le 6 del pomeriggio e che siamo in estate si potrebbe dire che sono sintonizzata su quelle isole della perdizione dove la vita comincia all'imbrunire e di giorno si collassa sulla spiaggia per recuperare dai bagordi notturni.
mi piace vederla così anche se i miei bagordi si sono svolti tra la camera da letto e il corridoio in una disperata ricerca di zefiri d'aria che lenissero l'afa notturna e placassero i pianti disperati di momo (e a un certo punto pure i miei), saltellando al ritmo di NinnaNannaNinnaOh.
tutta la notte. tranne poche parentesi davvero irrisorie.
non voglio fare quella che si lamenta perché momo è davvero buono e normalmente non piange per capriccio. o ha fame, o ha bisogno di contatto e allora piange. altrimenti non piange neanche se il suo panno pesa il triplo di lui.
stanotte sembrava volesse stare sempre attaccato al seno, oppure addosso a me. o comunque vicinissimo a me nel lettone.
e allora grandi ragionamenti. si può fare un'eccezione? o si rischia di trovarsi nel lettone in 3 per sempre? non sarà che sta prendendo il vizio di addormentarsi sempre e solo in braccio? e quando peserà 9 chili? e poi varie ed eventuali: ma se piange così forse c'è un motivo che non riesco a comprendere, forse ha la febbre? coliche? saranno le zanzare? ma se cerca il seno forse ha fame, eppure se glielo do troppo ravvicinato magari gli viene mal di pancia. però avrà pure sete con questo caldo, povero piccolo.

finora abbiamo dormito. sempre a singhiozzi di due, tre ore, certo. però abbiamo dormito. e io sono riuscita anche a dormire di pomeriggio, a volte. insomma mi sembrava di essere fortunata e a dire il vero questo cambio di ritmi non mi stava pesando, ma qui i giochi si fanno sporchi. dormire solo due ore totali in una notte, dopo una a singhiozzi, in previsione di un'altra incognita diventa allarmante.
soprattutto se succede, come oggi pomeriggio, di addormentarsi per terra mentre si cerca di intrattenere il pargolo con la new entry BoppyPillow, dormire un'ora e mezza come un sasso perdendo totalmente le cognizioni spazio-temporali e svegliarsi con la schiena a pezzi, grata comunque che anche momo avesse dormito, custodito da questo nuovo guscio che fortuitamente è arrivato ieri a casa nostra, miracolosamente incolume e ancora dormiente (e infatti eccomi qui a postare).

martedì 14 luglio 2009

Incubi -- di nidi e di post partum

ieri notte ho fatto un incubo terribile.
ho sognato di andare a prendere momo al nido dell'ospedale. nel sogno io ero stata dimessa dall'ospedale mentre lui era stato trattenuto per non so quali ragioni. mi presentavo ad una specie di bancone accoglienza e chiedevo del mio bambino. una gentilissima signorina con divisa da hostess, sorriso smagliante e capigliatura svolazzante mi diceva che i bambini erano stati tutti dimessi, il mio giacomo pure.
ma a me non l'hanno dato...
sì, sì, i bambini son stati dimessi tutti. non c'è più nessuno nel nido.
ma a me non l'hanno dato...

improvvisamente io mi sentivo tutta dentro di me. cioè era come se l'inquadratura del sogno adesso avesse come unico soggetto me. e improvvisamente mi vedevo sporca e trasandata. avevo di nuovo i capelli lunghi come un tempo, ma unti e flosci sul viso, quasi degli stracci addosso. e avvertivo netta la sensazione di perdere il senno. mi veniva da ridere, poi da piangere. pensavo che mi avevano perso momo, che non c'era più. e sentivo rimbombare distorta la voce della receptionist che mi chiedeva se andava tutto bene ridendo sempre più sonoramente.
io sapevo che stavo impazzendo e cercavo di distogliere lo sguardo da quella donna per cercare mio marito, cercavo di aprire la bocca per dire qualcosa, ma sentivo la follia che s'impossessava di me come un flusso raggelante che mi pervadeva lentamente.

al risveglio ho sfogato tutto con un pianto liberatorio, perché invece momo era nel suo lettino accanto a me che faceva i suoi mugugni notturni.

poi alla luce del giorno mi sono resa conto che quello che sto elaborando è quello che abbiamo vissuto nei primi giorni di vita di giacomo. all'ospedale dove ho partorito non c'era il rooming in. a dire il vero l'ho scoperto tardi, quando già avevo preso contatti con ostetrica e ginecologo. ed essendo la mia una situazione logistica un po' particolare visto che sarei tornata a roma a poche settimane dal parto, non me la sono sentita, una volta qui, di cambiare ospedale, ostetrica e ginecologo per questa ragione. innanzitutto perché nel turbine del rientro da new york non sapevo dove andare a sbattere, un po' perché pensavo che l'equipe medica fosse fondamentale perché il parto era la cosa che mi spaventava di più, un po' perché l'ostetrica mi aveva promesso che avrebbe fatto in modo di farmi lasciare il bambino un po' di più visto che avevo prenotato una stanza singola e non avrei dato fastidio a nessuno, infine perché, a sentire chi del rooming in aveva usufruito, non sembrava male avere il tempo di recuperare prima del rientro a casa dove il contatto con il bambino sarebbe stato ventiquattr'ore su ventiquattro.
ho fatto la donna matura che valuta pro e contro, non si fa prendere dall'isteria dell'istinto e decide razionalemnte per il male minore: sono andata a partorire lì, ospedale che avevo scelto anche per la presenza del reparto TIN.
il risultato è stato che subito dopo aver partorito (il parto lo riservo ad un altro post, perché quello invece lo devo ancora elaborare) alle 9 di sera, momo mi è stato portato via, con la speranza non garantita di rivederlo alle 6 della mattina dopo, quando tutti i bambini del nido venivano consegnati alle mamme per la prima poppata mattutina.
quella notte non ho chiuso occhio, tra dolori, adrenalina e paura che potesse essere successo qualcosa a momo, o che durante i controlli fosse venuta fuori qualche complicazione di cui non sarei stata avvisata fino alla mattina dopo. immaginerete la reazione quando, non appena ho sentito il rumore delle rotelle delle culle nel corridoio e ho mandato mio marito a prendere immediatamente il nostro piccolo (io ero semimmobilizzata a letto), ho sentito la voce dell'infermiera che diceva che giacomo non c'era, che era presto perché me lo portassero.
sono scesa immediatamente dal letto, piangendo, arrancando come una povera disgraziata. mio marito s'informa, cerca di capire, quindi mi trova una sedia a rotelle e andiamo al nido perché il motivo per cui momo non ci era stato portato era per carenza di culle.
io ormai piangevo senza freni, parlando con l'infermiera che si rifiuta di darci il bambino per portarcelo in camera e mi concede solo di provare ad allattarlo nella stanzetta attigua al nido adibita a tale scopo.
lascio la sedia a rotelle e non so con quali forze mi siedo su una di quelle sedie da sala d'attesa attaccate le une alle altre, gomito a gomito con le ragazze con cui la sera prima mi ero ritrovata, compagna di barella, a condividere lo stordimento di quei primi momenti successivi al parto. mio marito non era ammesso in questa stanzina, quindi ancora non può vedere suo figlio.
l'infermiera mi da momo tra le braccia e io non riuscivo a smettere di piangere perché mi sentivo sola, mi sentivo fragile, avevo paura che mi cadesse dalle braccia. ero scomoda, dolorante e lui mi sembrava pesantissimo. volevo spogliarlo per vedere com'era, se era il bambino che per qualche istante mi aveva riscaldato il cuore la sera prima, ma sono riuscita a malapena a togliergli un calzino per contare mille volte, con gli occhi offuscati, le ditine, senza riuscire a essere certa che fossero cinque.
alzando lo sguardo vedevo le altre mamme più o meno allegre e sorridenti che avevano già attaccato il figlio al seno. allora ci ho provato anch'io.

e momo non mi ha voluto. era tranquillo e sonnacchioso, non ha pianto neanche un istante. dormiva e io mi vergognavo di questo capezzolo inerme accanto alla sua bocca serrata. mi veniva solo da piangere.
poi è scaduto il tempo e me l'hanno tolto dalle braccia. il calzino che gli avevo tolto è rotolato per terra dalle mie ginocchia e io non sono riuscita neanche a piegarmi per riprenderlo. mi è rimasto il calzino bianco spaiato del suo primo giorno.

adesso finalmente ho scritto tutto.
questa è precisamente la mia prospettiva. questo è quello che ho vissuto io. così.

non è colpa di nessuno. è andata così, ma sarebbe potuta andare meglio.
forse sono stata un po' leggera a non pensare di garantirmi per il post-partum una situazione più protetta. eppure ce l'abbiamo messa tutta. all'inizio ci avevano detto che il rooming in c'era. avevamo anche questa stanza singola in cui mio marito ha potuto dormire per stare con noi sin dall'inizio, ogni istante. e ci sarebbe stato a maggior ragione se avessimo avuto momo con noi tutto il tempo. per lascirmi riposare e recuperare le energie dopo il parto.

quei primi giorni sono stati una forsennata altalena emotiva durante la quale ho avuto momenti di felicità estrema e di angoscia attanagliante. chi veniva a trovarmi mi diceva che non sembrava avessi partorito poche ore prima, mio marito mi ha soprannominato leonessa per tutta la forza che avevo tirato fuori. ma io non mi voglio dimenticare tutta la fragilità che c'era dietro i ruggiti e i sorrisi. tutta la sofferenza che ho provato e le lacrime che ho versato, perché la prossima volta...

mi consola solo l'immagine che ancora ho stampata nella mente di quel primo sorriso burroso, la stessa smorfia che gli vedo ogni tanto illuminare il viso e mi conferma che di là, nella sua culletta, dorme proprio il mio bambino, la caramella di zucchero e mirtillo che ho partorito io.

martedì 7 luglio 2009

Due anni fa -- Il giorno ad urlapicchio

Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infrangelluto,

ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzzìllano, i bernecchi
ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;

è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m'hai detto "t'amo per davvero".

Fosco Maraini in Gnòsi delle Fànfole


auguri cru

domenica 5 luglio 2009

10 giorni -- pensieri vagabondi, dietro il paravento dell'alba

eccoci qui, all'alba di questa domenica.
tutti dormono. momo nel suo bugaboo, il suo babbo nel lettone e NonnaPapera nel divano letto che la tiene ormai in ostaggio da un po'.
io mi godo questo momento solo mio sorseggiando il caffellatte e cercando di raccogliere le idee.
sono stata risucchiata da questa nuova vita senza rendermene conto. un po' perché giacomo è arrivato con tre settimane di anticipo e un po' perché, sarà pure un luogo comune, ma pronti non si è mai.
sono in balia di questo miracolo che mi sta investendo e non so quando riuscirò a rimettere i piedi per terra. ogni giorno, ogni istante è una meravigliosa scoperta e una commossa riflessione sulla fortuna che ha scelto di baciarmi.
non c'è un aggettivo più appropriato e finora più inopportunamente utilizzato di felice. sì, sono felice. da piangere a ogni singhiozzo, da ridere a ogni sbadiglio, da chiudere gli occhi a ogni famelico morso, da sospirare a ogni pugnetto serrato, da sobbalzare a ogni sguardo spalancato.
e oscillo pericolosamente tra questa pienezza e la paura che tutto sfumi come in un sogno. tempo fa, proprio alla vigilia della nascita di momo -- e chi se lo immaginava??? -- mi chiedevo ma il coraggio cos'è? e ora ho la risposta.
il coraggio è proprio questo limbo. la forza di spingere verso la luce e la paura di non riuscire ad aprire gli occhi per esserne inondati. la felicità è poi quella forza che vince la paura, ma è in quella lotta tra dolore e ansia di vivere che c'è il coraggio. questo me l'hai insegnato tu, momo, dieci giorni fa, quando insieme, aggrappati al tuo babbo, lottavamo per continuare a camminare insieme. quando insieme eravamo increduli e terrorizzati dal dolore e la paura dell'ignoto, ma nonostante questo spingevamo perché sapevamo che era la strada giusta. e ora, nella frescura del mattino con gli uccelletti che cinguettano per darci il buongiorno, sembra tutto così lontano, paradossale anche. perché ora, solo dieci giorni dopo, tu respiri piano, raggomitolato su un fianco, facendo le smorfie dei sogni più dolci, il tuo babbo ogni tanto ti manda i baci nel sonno e tu rispondi con un 'nghe. io sono qui che vi ascolto in questa melodiosa sinfonia mattutina e la casa con me si adagia in un sospiro di pace.
e dentro qualcosa è cambiato, come un senso più profondo che ha rimesso in ordine la mia vita.