venerdì 25 febbraio 2011

20 mesi

mio piccolo momo
che non sopporti far le cose di fretta, che sei caparbio e altrettanto genuino nel chiedere aiuto (mano), che mangi quando sei di buonumore e urli e ti dimeni quando sei contrariato, piccolo momo che hai imparato gli scherzi e anche a correre guardando indietro per vedere l'effetto che fa, che parli, parli, ripeti, tenti, pratichi, riprovi, ti butti, poi rifletti e alla fine posi le parole perfette e rotonde nell'aria che profuma delle tue conquiste, piccolo momo.
mio piccolo momo
che quando hai la febbre ritorni neonato e ti fai come un gomitolo di pensieri e manine che cerca solo un cesto caldo in cui accoccolarsi.
mio piccolo momo, che piccolo non sei più, che chiedi sempre la nenna con un sorrisetto furbastro e quando vuoi l'altra dici giro e poi ne vuoi ancora un'altra e ti dico che ne hai prese già due e non ce ne sono più e ti chiedo quante ne vuoi e tu rispondi tante.
mio piccolo momo che quando mi arrabbio mi corri incontro tra le lacrime e mi dici coccole e io piango e divento io la bambina, che crescere con te è una sfida quotidiana e mi dai filo da torcere e mi insegni le cose vere e mi mostri anche gli angoli bui.
mio piccolo momo, che le giornate me le rendi brevi e lunghissime e spesso anche le notti, che guardare il mondo dalla tua prospettiva è un dono che voglio continuare a scartare ogni giorno.
tesoro mio, aiutami a lasciarti crescere così,
libero e te stesso.

giovedì 24 febbraio 2011

Regressioni

ecco, la casa è tornata silenziosa e immobile. io posso entrare in bagno e concedermi una doccia bollente, poi posso spalmarmi un po' di crema, fare una rapida piega ai capelli che non seguono la mia volontà, truccarmi e poi andare in camera da letto e scegliere cosa indossare per una giornata importante. oggi è una giornata importante, potrebbe esserlo, promette di esserlo.
la affronto con una stanchezza profonda, che parte da dentro le ossa.
oggi momo è tornato al nido, sta bene e stamattina era anche tornato del suo umore, quello del mio bambino vivace, ma dolce, allegro, chiassoso, ma simpatico, tenero, burlone e dispettoso nell'accezione che ti strappa un sorriso. da una settimana era a casa con un virus gastrointestinale che gli ha fatto arrivare la temperatura a fin quasi 40 e lo ha reso... insopportabile, diciamolo.
da mercoledì io ho retto fino a domenica: allattamento continuo, continue richieste, rifiuti, capricci, capricci, capricci.
nonostante anch'io avessi beccato il virus in forma latente ho resistito, ma, come si suol dire, la pazienza ha un limite e io evidentemente l'ho superato lunedì pomeriggio. riemergo stamattina da una specie di pantano in cui mi sono sentita invischiata per le ultime 48 ore. una specie di melma appiccicosa da cui non riuscivo a districarmi. sentivo una rabbia profonda. ma non verso lui, verso me stessa. perché in quei momenti non mi piaccio come mamma, non mi piaccio come moglie che viene trovata coi capelli dritti e la voce roca dal marito che torna da lavoro, non mi piaccio e basta. nella mattina del ritorno alla normalità arriva anche l'assoluzione, ma nel frattempo io ho macerato questa rabbia nello stomaco e mi sembra di sentire i miei poveri organi malconci e sfibrati.fortunatamente ho compreso il meccanismo -- quello delle regressioni, sue e mie, quello degli alti e bassi -- ormai ne sono consapevole, ma questo non basta a lenire la sofferenza e il senso di disperazione di quei momenti.

però insisto: annoto il senso di pace e calma che si può ritrovare il giorno dopo senza senso di sconfitta. che pare che i dolori e le storture le mamme le rimuovono. sarà...

mercoledì 23 febbraio 2011

Condivisione

da ieri è online il mio ultimo video targato piccolini.tv



e questa volta special guest: le manine di momo (e il suo pigiamino)!
buona giornata a tutti
love 
c. 

domenica 20 febbraio 2011

plurale

(ovviamente dopo il post dell'altro ieri, momo ha sfoggiato una bella febbre a 40, tosse dalle caverne e fontane di moccio. per non parlare dei disturbi gastrointestinali. ragion per cui da due notti dorme nel lettone. no comment)

due note mentre è di là che gioca col papà e io sono un attimino in panciolle.
credo che momo abbia capito l'utilizzo del singolare e del plurale.

dov'è momo? dov'è?
eccolo!!!
dove sono i piedini di momo? dove sono?
ecchili!!!

mi fa morire.

giovedì 17 febbraio 2011

questo post si autodistruggerà fra 60 secondi, 59, 58...

quello che state leggendo non esiste, lo scrivo solo perché chi passa di qua potrebbe avere la stessa disperazione sottoforma di profonde occhiaie che contraddistingue anche me e allora un po' di speranza, ogni tanto bisogna darla, ma siccome cose di questo tipo, sbandierate su web, portano una sfiga pazzesca e io terrei tanto a replicare, ve lo dico sottovoce e poi basta.


questo post è un post d'amore, un dono di speranza, un gesto d'affetto per chi mi legge ogni giorno, per chi mi viene a fare un salutino anche se non ho scritto niente di nuovo, per chi mi vuole bene.sappiate che a un certo punto accade. sappiate anche che come tutte le cose che riguardano i bambini potrebbe non ripetersi o non essere irreversibile, ma sappiate che può capitare.
 
momo stanotte ha dormito dalle 8,30 alle 6,00. senza svegliarsi in mezzo. mai.

37, 36, 35...


...puff!

mercoledì 16 febbraio 2011

lupi nella testa

come sei stato dai nonni, amore?
bene
ti sei divertito? che hai fatto di bello?
djiochi (giochi)
bravo! e che giochi hai fatto?
rotto
si è rotto? cosa si è rotto?
momo
momo? tu ti sei rotto, amore?
eh
mannaggia! e come mai?
buuum
poverino! sei caduto?
eh
ma dove ti sei fatto male?
bum bum (e si picchia la testa col pugnetto)
alla capoccetta? ommammamia!!! allora si è rotta la capoccetta! e che c'era dentro?
lupi
i lupi? ma quali lupi?
lupi libbi
i lupi dei libri?
eh. tutti

...chissà che confusione in quella testolina...

martedì 15 febbraio 2011

il corpo di una donna

che il corpo non mente
l'ho imparato
l'ho subíto
quando il dolore era troppo forte
l'ho capito
quando ho respirato e sono sopravvissuta
ho camminato a tentoni
ho trattenuto il fiato
che la gioia strideva,
lasciatemi impazzire

il corpo imbarazza il mondo
scomodo ingombra e non mente
il corpo parla
sa già tutto
ha memoria della vita
vive della memoria
comprende il mistero
e sa aspettare
il corpo non mente e cerca libertà
esprime quel mistero
e sa trovare la strada

sopravvive alle lacerazioni
agli abusi alla sopraffazione
trova evasioni
le incarna
si evolve e involve
quando comprende
quando si nasconde

quando nasce
sa già tutto
come prendere
come fuggire
come tacere
come dare
e come rinascere
lo sa quando nasce

che il corpo
è tutto nervi e ricordo
polvere e praterie
sangue e luce
è tutto l'universo
che si fa istante
ed è donna.


lunedì 14 febbraio 2011

Risvegli

come ogni mattina sento all'alba dei piedini che sbatacchiano per terra rincorrendosi fino a portare un profumino di pagnotta sotto il mio naso: momo raggiungeva il lettone per la sua nenna mattutina.
Dopo la sua colazione sghignazzante e raggomitolata, si stacca dal seno e inizia a rincorrere suoni sul soffitto nnonnono nnonnino ninnnooo noooo nnoonni
poi si mette seduto di botto e fa:
nonni aereo momo
cosa, amore? vuoi andare dai nonni con l'aereo?
eh.
ma amore, non siamo pronti, come facciamo a prendere un aereo così all'improvviso? non siamo pronti, tesoro.
ajiggia (valigia)

non fa una piega.

giovedì 10 febbraio 2011

Riflessioni sulla madre tigre

voi la conoscete la madre tigre?
io ho letto giorni fa questo articolo, e sono rimasta interdetta per un po'.
in pratica negli stati uniti (e dove, se no?) è uscito un libro, qualcosa come "l'inno di guerra della mamma tigre", in cui un'elegante e acculturata donna di origne cinese, tale amy chua, docente, credo, a yale, spiega il proprio concetto di educazione dei figli, con esempi tratti dalla propria vita familiare e dal proprio rapporto con le due figlie.
da indiscrezioni pare che le poverette siano costrette a ore e ore di pratica sugli strumenti musicali, senza poter nemmeno andare a fare la pipì, che alle due siano negati svaghi, tv e videogiochi (a dire il vero questo non mi sembra molto drammatico ;) ), uscite con i compagni di scuola o pomeriggi a giocare con i genitori e che si richieda loro la massima applicazione in ogni disciplina scolastica per il raggiungimento del massimo dei voti, a costo di punizioni come la permanenza in un angolino fuori da casa al freddo, e via di seguito. pare che, ricevendo una volta un bigliettino di auguri fatto a scuola dalla figlia di tre anni, la chua l'abbia gettato perché non abbastanza frutto di impegno e lavoro. tutto questo perché la madre tigre ritiene che la più importante funzione educativa del genitore sia indirizzare i figli all'eccellenza culturale, perché un domani non venga loro preclusa alcuna strada professionale.

ecco, parliamone. ovviamente non avendo letto il libro non mi sento di esprimere giudizi sulla madre in questione, ma uso la notizia semplicemente come pretesto. perché nonostante momo abbia solo 19 mesi e l'idea che sia grande e debba cercarsi un lavoro e avere una vita professionale, mi sembra seriamente fuori dalla mia ottica, io ci penso quotidianamente a quanto le nostre azioni di genitore influiscano sulla sua realizzazione futura, su quanto l'educazione che cerchiamo di trasmettergli possa in qualche maniera fare di lui una persona felice o meno.
l'ho detto: ho affiancato le parole realizzazione e felicità.
ma qui per cavarci qualcosa dovremmo capire cosa significa per noi realizzazione e cosa felicità.
in soldoni, mi sentirei di dire che per me la realizzazione di un individuo non coincide come comunemente si è portati a esprimere con un obbiettivo professionale. è vero, il lavoro prende gran parte della nostra giornata e se rappresenta anche un'espressione di una nostra passione può farci sentire realizzati, è vero anche che spesso "realizzarsi" professionalmente si accomuna all'avere una stabilità economica, e questo, diciamocelo, rende serena la vita.
ma
ma
ma siamo davvero sicuri che i nostri figli vorranno poi sentirsi realizzati facendo i pianisti o gli intellettuali o i manager? posto che sia umanamente impossibile dare davvero le basi perché possano fare qualsiasi cosa -- perché se stanno otto ore al giorno col violino in mano non potranno magari coltivare il disegno o la danza -- secondo quale criterio scegliere una disciplina piuttosto che un'altra?

ma soprattutto, siamo certi che pur avendo la fortuna di pescare la strada giusta per i nostri figli, ne faremo esseri felici?
o semplicemente stiamo attuando una pura e semplice sindrome di onnipotenza che ci fa credere che tireremo i fili delle loro esistenze "a fin di bene"?

che ne pensate?
io, forse si è capito, vorrei tanto, lo spero, me lo auguro, che momo e i figli che verranno, se verranno, saranno individui felici. e mi sento molto serena nello scegliere un'altra via educativa. perché non penso che sapere tutto e tanto renda migliori, piuttosto mi piacerebbe insegnare loro con la pratica quotidiana cosa rende diversa la vita di un essere felice e di uno infelice. l'amore. e l'amore non ha niente a che vedere con l'ansia da prestazione, con la prospettiva di eccellenza professionale. l'amore è dedizione, ascolto, cura, passione, tentativi (falliti, anche), comprensione, accettazione (dei difetti, anche), impegno, errori, perdoni, sorrisi, gioco, sorrisi e ancora sorrisi.

forse sono una mamma poco ambiziosa, forse sono stata una donna poco ambiziosa, perché  non sono diventata "importante" a livello sociale e professionale. non ho raggiunto tutti gli obbiettivi che via via in passato mi ero prefissata. mi sono concessa la possibilità (e me l'hanno concesso, insegnandomelo, i miei genitori) di sbagliare, cambiare, tentare e mollare per un'altra strada. di correggere il tiro e di gettarmi a capofitto nelle avventure che mi si presentavano. e poi di scegliere.
ma questo non mi ha impedito di realizzarmi. non credo oggi di essere più felice di una donna che ha realizzato la propria carriera (o quella che i genitori avevano scelto per lei). ma sono felice, senza paragoni 'ché non ne ho bisogno. felice dei miei obbiettivi, di quelli raggiunti e di quelli che quotidianamente mi prefiggo. felice delle relazioni che ho. felice di potermi svegliare la mattina e scegliere di sorridere, perché ne ho tanti motivi.

mercoledì 2 febbraio 2011

lenzuola al sole

il silenzio della casa che si svuota mi rimbomba nel petto
vorrei trovare le parole
ma sono accartocciate
in un luogo che non so raggiungere
cerco una via e sembra quella buona
poi una musica mi distoglie
mi riporta a sospiri lontani
a persone ormai distinte
e cerco affannosamente il bandolo
piccola pollicino che raccatta briciole
occhi socchiusi
e il tempo che risuona

trovare il bandolo
attraverso caratteri incrociati
tessere mancanti
e ricomporre un vecchio lenzuolo
la trama di una storia di donna
caparbia sognatrice coraggiosa

il tempo risuona
in controtempo sospinge
come onde sguardi
buio e polvere
tavole di legno e mani

e poi apro le finestre
mi lascio investire da un giorno
di questa vita
di questa donna
di queste mani che riportano
il dolore la fiducia
l'astratto e la sospensione
nelle parole accartocciate
e poi distese
come quel lenzuolo al sole
e le sue pieghe ormai disfatte