momo gioca con il contenuto della mia borsa e io faccio finta di non vedere.
ho voglia di scrivere questo post che avevo in testa da tempo e quindi ci provo.
non ho quasi mai parlato del nido e voglio raccogliere le idee per un attimo.
leggo tante opinioni di mamme al riguardo, dalle convinte della necessità di socializzare sin dai sei mesi di vita, alle refrattarie all'idea di far frequentare persino una scuola materna. poi ci sono le varie sfumature, da quelle che fanno la scelta di tenere i bimbi a casa fino ai tre anni o di mandarli al nido a cinque mesi per necessità economica o professionale, a quelle che vorrebbero ma non possono, a quelle come me che hanno cambiato bandiera un giorno sì e l'altro pure. finché non ho capito che avere un'opinione a priori sul nido è impossibile. perché dipende dal bambino, dipende dalla mamma, dipende dalla famiglia (papà, nonni e aiuti vari), dipende dal nido.
quando ero incinta ero abbastanza convinta di mandarcelo presto. avendo trascorso la gravidanza a new york dopo che avevo lasciato il mio lavoro, pensavo che una volta partorito, avrei avuto voglia di rituffarmi subito nel mondo del lavoro. come se una volta che mi fossi "svuotata" fisicamente di momo, non avrei sentito quella morsa di dipendenza (la mia verso di lui, e viceversa). poi è nato e per sei mesi non sono riuscita neanche a pensare di allontanarmi da lui anche per pochi minuti. neanche sapendo di lasciarlo con la persona che forse più di me avrebbe garantito la sua massima sicurezza, suo padre. a chi mi chiedeva rispondevo infastidita che non ne avevamo bisogno perché finché io non avessi avuto un lavoro, o una qualsiasi impellenza, lui stava meglio con me che con chiunque altro. e questo lo penso ancora. penso che momo fino a un anno non avesse bisogno di nient'altro. io però sono arrivata all'inizio della primavera che
non mi reggevo in piedi, ero talmente stanca che mi arrabbiavo spesso con lui e facevo tanta, tanta fatica. momo è oggettivamente un bimbo molto vivace. non sta un attimo fermo, giocherebbe autonomamente, ma non ha il senso del pericolo e non recepisce i divieti. io sono quasi sola qui. mia madre e mia sorella sono lontane, quindi non posso contare su quegli aiuti che anche se circoscritti a brevi momenti, rappresentano dei sollievi quotidiani. e quindi non ce l'ho fatta. per quanto il distacco (anzi, solo l'idea del distacco) mi struggeva, e mi strugge ancora ogni mattina, non ce la faccio. è troppo per me. una giornata intera, tutte le pappe, i pannolini, le richieste, le regole, tutti gli addormentamenti, riposini e nanna notturna, tutti i risvegli notturni e poi di nuovo altre giornate intere, una dietro l'altra. non ce la facevo, non ce la faccio da sola. ho bisogno di tregua. ho bisogno di un po' di me, e basta.
inoltre abbiamo la fortuna di avere a disposizione un'ottima struttura montessoriana, che dopo aver visitato e dopo averne conosciuto le educatrici, mi ha fatto molto rasserenare rispetto all'idea di affidarvi momo.
l'inserimento è stato lungo e graduale, benché il primo mese a maggio/giugno fosse dovuto andare solo fino a mezzogiorno e mezzo. adesso, dal primo settembre ha ricominciato, ma fra qualche settimana prolungherà fino alle 14,30.
ogni mattina piange a dirotto, stende le manine verso me e grida. ma ogni mattina smette sempre prima di piangere e inizia le sue attività. in genere piange anche quando lo vado a prendere. appena mi vede si emoziona talmente che scoppia in lacrime. io stento a trattenere le mie anche adesso mentre ne scrivo. però andiamo avanti. anche attraverso queste esperienze ci stiamo conoscendo, scopro aspetti del suo carattere di cui sono orgogliosa, altri che mi creano apprensione, altri che non mi sarei augurata per il suo bene (quello che io credo sia il suo bene, poi magari per lui...), altri che gli invidio.
e sin dal primo momento mi sono resa conto che non gli stavo togliendo nulla, che in un tempo ridotto e con la giusta gradualità questa esperienza poteva arricchire il suo bagaglio.
ancora adesso credo che la socializzazione non c.entri nulla. a un anno un bambino non socializza con i coetanei, nella maniera in cui intendiamo noi adulti. i bambini si attraggono, ma dura poco. e comunque sono convinta che ci sia tempo per socializzare con gli altri e non è detto che un bimbo che va al nido a sei mesi diventi un estroverso e uno che sta coi nonni diventi chiuso. quello è carattere e nessun adulto, nessun asilo può davvero plasmarlo. però nel nostro caso specifico credo che a momo possa far bene relazionarsi a persone diverse da me che hanno con lui un altro approccio, meno affettivo, per quanto affettuoso.
ieri per esempio, dopo una settimana di rifiuto del cibo lì al nido, la sua educatrice ha deciso di fargli capire chi comanda lì dentro. momo ha rovesciato a calci il tavolino, le ha scaraventato una ciotola di minestra in faccia e ha tirato per aria tutto ciò che trovava, ma alla fine ha mangiato DA SOLO primo, secondo, contorno e frutta. io ci ho messo sette mesi per raggiungere questo risultato.
e poi, per quanto io giochi molto con lui, per quanto mi piaccia studiare e leggere al riguardo, credo che i giochi strutturati che gli fanno fare lì possano dargli qualcosa di alternativo a quello che trova in casa, quindi ben venga.
bilancio positivo, ma quant'è dura ogni mattina!!!