mercoledì 29 settembre 2010

be calm

ho bisogno di lentezza.
mi sembra di correre continuamente, anche adesso che son qui alla mia scrivania col mio orzo fumante.
sento quell'ansietta che ti impedisce un respiro profondo e vorrei essere capace di svuotare la testa in un attimo e godermi una mezz'ora di relax prima di crollare.
allora colgo la sfida di paola, per gioco, per portare via la testa.


paola ha lanciato una competition stilistica, qui le regole per partecipare.

io sono la tipa da vestito. e per un'occasione così, cena da amici, con incontro galante col lui che mi interessa, punterei su un tubino, che non si sbaglia mai. occhiali che smorzano l'effetto vamp, sciarpa da annodare al collo, mettere sulle spalle al bisogno, o far scivolare dalla borsa, birkin -- appunto -- amica fidata, solo due orecchini piccoli che danno il tocco romantico all'insieme. per le scarpe mi gioco l'alternativa all'ultimo minuto. tutto dipende da come ci devo arrivare a questa cena. se viaggio in auto, sicuramente tacco, altrimenti meglio ballerina che dolori e nervosismi.
ho scelto appositamente tutte cose che non posso permettermi, perché in questo frangente di calma, e di spazio privato ho voluto proprio esagerare!
e con questo bel set me ne vado a nanna, che di sogni ne ho già fatti parecchi a occhi aperti.

love
c.

martedì 28 settembre 2010

EatingTuesday -- organizzazione domestica

oggi volevo condividere qualche idea che fa parte del nostro menage familiare, assolutamente attinente il tema dell'EatingTuesday, ma non rigorosamente ricettifero.
ormai è risaputo che noi viviamo in un palazzo senza ascensore. diciamo che io ancora non me ne capacito di come sia arrivata sana di mente fino a qui, ma tant'è. negli spostamenti quotidiani ci abbiamo fatto l'abitudine, ma quando si tratta di aggiungere anche solo un sacchetto di spesa comincia a diventare dura. altra considerazione da fare è il tempo. io da settembre ho ricominciato a lavorare, da casa. come mammafelice docet, il lavoro da casa si regge su degli equilibri molto precari (pure gli equilibri!!!). nel mio caso, riscontro la necessità di barricarmi nelle ore in cui sono a casa senza momo in una modalità di lavoro che esuli dagli impegni domestici, dalle telefonate di amiche, dalle mail di cazzeggio, dallo shopping online (ahimè), e simili. insomma, se lavoro, va bene che sono a casa, ma non posso mettere su lavatrici, cucinare per la cena, né tanto meno andare a fare la spesa.
eccoci arrivati al punto.
quando fare la spesa? il mercato di pomeriggio è chiuso e io i freschi li compro lì. il supermercato è lontano, dovrei, una volta preso momo dall'asilo, caricarlo in macchina e imporgli un pomeriggio tra seggiolino auto, carrello spesa, ri-seggiolino auto. il mio pupo non regge.
oppure c'è il w-e, ma nel nostro programma familiare vorremmo lasciarlo al riposo. e vi assicuro che entrare in un ipercoop romana di sabato pomeriggio è tutto fuorché riposo.
molti vincoli sono dovuti anche al fatto che per ragioni di budget economico io mi rifiuto di fare i classici acquisti delle sette di sera nelle botteghe sotto casa che vendono il pane a 4 euro al chilo e non vi dico il resto.
quindi da settembre la nostra organizzazione prevede:
  • spesa mensile online sul sito e-coop con consegna a domicilio al piano, dove acquisto il fabbisogno mensile di alimenti da dispensa (pasta, riso, biscotti -- non molti che spesso li faccio, legumi, cereali, cioccolato, lieviti, farine, sale e zucchero), detersivi (io me li faccio in casa, ma ho bisogno di bicarbonato, aceto, alcool), carta e articoli per l'igiene.
  • spesa settimanale online su zolle.it con consegna a domicilio al piano, dove acquisto prodotti freschi e biologici (frutta, verdura, carne, formaggi e uova). 
  • spesa quotidiana di pane dal fornaio (se non lo faccio io), che spesso fa il MaritoDiRitornoDaLavoro.
  • spesa straordinaria quando andiamo in campagna dai miei suoceri; in genere, oltre a portarci a casa un bel po' di frutta e verdura (in quel caso sospendo la zolla per la settimana successiva), acquistiamo pollo, agnello, coniglio, uova e formaggi da produttori locali. e congelo.
  • fornitura straordinaria di pesce quando vengono i miei a trovarci visto che mio padre, NonnoLupoDiMare, appunto, è un pescatore. e congelo.
per quanto la consegna abbia un costo, mi sono accorta che in questa maniera ho sotto controllo il budget mensile per gli alimentari e risparmio tempo. inoltre le consegne dei freschi da un lato mi "impongono" di cucinare un certo tipo di cose che non sempre posso scegliere, dall'altra mi offrono stimoli a fare cose diverse.
e voi? come vi organizzate?
avete dritte per sopravvivere al caos cittadino e mangiare genuino?

lunedì 27 settembre 2010

individuo vs genere

lunedì mattina.
il che è già abbastanza tragico senza il punto e a capo, ma per me è veramente pesante, il lunedì mattina.
subisco ancora tantissimo il distacco con momo, e lui con me. piangiamo tanto (sì, anch'io, nel giardino dell'asilo, accovacciata sotto la finestra ascoltando i pianti suoi). e non so come mai, sento una delle parole che più di tutte ha urtato la mia sensibilità durante questi mesi di maternità, rimbombarmi nelle orecchie come un peccato, come un marchio di inadeguatezza, di errore, di sbaglio. morbosità.
ecco, morbosità. io questa parola l'ho sempre associata a qualcosa di sporco. non mi importa andare a vedere sul dizionario cosa significa. le parole non sempre significano quello che significano, spesso si arricchiscono e colorano di sedimenti esperienziali. e nella mia vita ho sentito pronunciare questa parole in situazioni sporche, spesso legate a una sessualità perversa. insomma una parola dalle accezioni negative.
e da quando sono mamma, da quando mi sono scoperta una mamma molto "carnale", una mamma simbiotica, una mamma canguro, una mamma molto di contatto, mi sono sentita appellare spesso come morbosa. non solo. ho sentito spesso appellare mio figlio, come morboso.
ora, ci sono momenti in cui mi sento forte, momenti in cui sono corazzata da guerriera, perché questo sono le mamme, guerriere, e riesco a ignorare, o addirittura ad affilare risposte educate ma assertive e mandare elusivamente al diavolo chi si permette di entrare nel merito di una relazione così intima come quella di mamma e figlio.
e altri momenti che no.
altri momenti in cui non riesco a vedere quell'individuo per quello che è, instaurare una relazione nuova, pulita con lui (o lei), senza pregiudizi, senza eredità altrui, e mi incazzo. e gli appioppo tutte le colpe del genere umano, tutto quello che ho subito da quando sono mamma, tutta l'indifferenza quando avevo bisogno e tutta la finta premura, quando era tutto sotto controllo. e tutti consigli che basta non ne voglio più sentire. basta, 'sta gente che in autobus vuole mettere su una copertina o togliere una scarpa, o prendilo in braccio che non lo senti che piange?, reggi il passeggino che si ribalta, vuole solo la sua mamma non lo vedi com'è disperato, certo però che caratterino se non gli dai quello che vuole strilla come un matto, non sarà che lo viziate?
io sono stufa di dovermi giustificare di fronte al genere umano, sono stufa di dovermi relazionare alla gente che incontro per strada che sta lì col ditino puntato a trovare le colpe. sono stufa di dover capire gli altri. io voglio stare per fatti miei. in un eremo, ecco.
perché nessuno se ne sbatte niente di come fai a crescere i figli in un contesto disumano come quello di questa città? che, per caso, qualcuno cerca di migliorare i trasporti pubblici, gli spazi verdi, i percorsi accessibili? qualcuno si preoccupa per le strutture degli asili insufficienti, dei salti mortali che uno deve fare per schizzare da una parte all'altra della città quando appena fa due gocce tutti prendono la macchina e hanno più fretta di te, più ragione di te, tempo più prezioso del tuo e impegni più importanti? qualcuno si fa carico dei problemi di un bambino costretto a vivere nello smog, che non può toccare niente neppure in un parco, perché accanto a un sasso ci sono posaceneri svuotati, escrementi di animali (di quelli al guinzaglio, non dei padroni), non può camminare tranquillo neppure sul marciapiede perché ci passano i motorini che devono superare le code di traffico immobile, o addirtittura parcheggiare? ma che per caso, mio caro autista dell'autobus che vorresti che io chiudessi il passeggino e prendessi in braccio il mio bambino, ti preoccupi del fatto che non ci sono posti dove sedersi e in piedi con un bimbo in braccio grazie alla tua guida da rally cado dopo un nanosecondo e mi rompo il muso, io e il mio bambino, e non posso lasciare per terra mio figlio perché è tutto tremendamente sporco e la gente sta in piedi schiacciata e me lo soffoca e poi tocca un bambino in faccia, indifeso, tu che fai? intervieni? e dici non toccare con quelle manacce il viso di un bambino? e vai a far alzare il bulletto per far sedere una mamma che deve chiudere il passeggino in autobus e tenere in braccio un bambino di 11 chili?
no, nessuno ci pensa neppure un istante, a tutto questo. allora fatemi il piacere, voi, genere umano, gente con gli occhi serrati e le orecchie tappate, fatevi gli affari vostri. se un bambino piange, giratevi dall'altra parte, fatemi questo sacrosanto piacere, lasciateci in pace.

domenica 26 settembre 2010

Sunday (Book) Review -- sul mio comodino

c'è un libro che resiste al tempo, agli amori, ai traslochi, ai cambi di vento, alle rivoluzioni interiori. un libro di cui parlò una volta il mio professore di critica teatrale, con il quale poi mi sono laureata. e che ho subito comprato come per necessità. un libro dal titolo che racconta già una storia, anzi molte storie. un libro che non può essere letto e meticolosamente archiviato, ma sfogliato, annusato, riletto, aperto a caso, poi richiuso perché decanti, e poi ancora afferrato, portato con sé, invocato e interrogato.

stamattina piove e sono un po' triste. ogni tanto la mia mente prende strade impervie e mi porta in luoghi scomodi, così ho preso il mio libro, me lo sono posato sulle gambe e l'ho aperto a caso.

"A casa: il ritorno a sé

C'è un tempo umano e c'è un tempo selvaggio. Da piccola, lassù nei boschi del Nord, prima di apprendere che quattro sono le stagioni dell'anno, credevo fossero decine: il tempo del temporale notturno, il tempo dei fulmini, il tempo dei falò nei boschi, il tempo del sangue sulla neve, il tempo degli alberi ricoperti di ghiaccio, degli alberi curvati, urlanti, luccicanti, con le cime ondeggianti, pronti a lasciar cadere i loro frutti. Amavo le stagioni della neve di diamante, della neve fumante e scricchiolante, e perfino della neve sporca e indurita, perché voleva dire ch'era in arrivo il tempo della fioritura lungo il fiume.
Queste stagioni erano come visitatori importanti e sacri, che inviavano i loro speciale messaggeri: pigne aperte, pigne chiuse, l'odore dei capelli crepitanti, lisci, cespugliosi, porte socchiuse, porte chiuse ermeticamente, porte che non si sarebbero chiuse mai, finestre ricoperte di petali bagnati, di polline giallo, o maculate di linfa e resina. Anche la nostra pelle aveva i suoi cicli: inaridita, umida di sudore, ruvida, bruciata dal sole, morbida.
Anche la psiche e l'anima delle donne hanno i loro cicli e le loro stagioni di attività e solitudine, di fretta e di stasi, di coinvolgimento e allontanamento, di ricerca e di riposo, di creazione e incubazione, di partecipazione e di ritorno al posto dell'anima. Da piccoli la natura istintiva bada a tutte queste fasi, ai vari cicli.
I bambini sono la natura selvaggia, e senza che nessuno glielo dica si preparano all'arrivo di questi tempi, e li accolgono, con essi vivono, e da quei tempi conservano recuerdos: la foglia cremisi nel vocabolario, le collane di argentee foglie d'acero che paiono ali d'angeli, palle di neve nel bauletto, una speciale pietra, o un osso, un bastoncino, un bozzolo; la strana conchiglia; il nastro della sepoltura dell'uccellino; un diario di odori di quel tempo; il cuore placato; il sangue eccitato; e tutte le immagini della fantasia.
Un tempo vivevamo con questi cicli e queste stagioni anno dopo anno, e loro vivevano in noi. Ci placavano, ci facevano danzare, ci riscuotevano, ci rassicuravano, ci insegnavano a essere creature. Erano parte del nostro derma-anima, una pelle che avviluppava noi e il mondo selvaggio e naturale, almeno finché non ci veniva detto che in realtà sono soltanto quattro le stagioni di un anno, e che le donne in realtà hanno solamente tre stagioni: infanzia, età adulta, vecchiaia. Così era e doveva essere.
Ma noi non possiamo permetterci di vagare come sonnambule avvolte in questa invenzione inconsistente e distratta, poiché fa deviare le donne dai cicli naturali e profondi, facendole soffrire di aridità, stanchezza e nostalgia. Molto, molto meglio per noi ritornare a tutti i nostri cicli unici e profondi. La storia che segue è sul più importante dei cicli femminili: il ritorno a casa, la casa selvaggia, la casa-anima.
Questo racconto si narra in tutto il mondo, perché è un archetipo, una sapienza universale sulla questione dell'anima. Talvolta favole e racconti popolari spuntano da un senso del luogo, in particolare dai luoghi delle profondità dell'anima. Raccontano questa storia nei freddi paesi paesi del Nord, in tutti i paesi in cui c'è un mare o un oceano ghiacciato. In differenti versioni si racconta tra i celti, gli scoti, le tribù dell'America Nordoccidentale, le popolazioni siberiane e islandesi. Si chiama La fanciulla Foca, o Pamrauk, la Piccola Foca, o Eyalirtaq, Carne di Foca. La mia versione per anali e performance la chiamo Pelle di foca, Pelle d'anima. La storia parla del luogo da cui veramente veniamo, di come siamo fatte, e di come dobbiamo sempre usare i nostri istinti e ritrovare la strada di casa."

Donne che corrono coi lupi -- Il mito della donna selvaggia, Clarissa Pinkola Estés. 1993, Frassinelli.

venerdì 24 settembre 2010

FashionFriday -- capi transizionali

avevo promesso che avrei iniziato ad arricchire questi post con foto ed ecco qua.
oggi volevo parlare di uno di quei capi che compri a inizio stagione e continui a mettere a oltranza e ad abbinare nei modi più disparati. li ho chiamati capi transizionali, perché per me fungono da filo conduttore del mio guardaroba. me li porto da primavera ad autunno, senza stancarmi di indossarli, anzi, sentendoli sempre un punto di forza del mio stile.
quest'anno, inverno agli sgoccioli e voglia di leggerezza mi hanno portato ad acquistare dei pantaloni, dal colore indefinito (nel senso che io non lo so definire, dal khaki al tabacco, in una gradazione che mi sembra prenda le sfumature da quello che ci metti vicino), dal taglio morbido e stile garçonne. era uno di quegli acquisti altrimenti detti consolatori, che avendo un taglio modaiolo mi davano il gusto del nuovo e riuscivano a proiettarmi in avanti... e se ne avevo bisogno in quel periodo!!!

t-shirt beige con strass, cardigan in cotone arancio e oro, ballerine a punta cuoio, clutch color cuoio


appena ci si è potuto scoprire la caviglia li ho indossati un po' risvoltati, portandomeli appresso per tutta la primavera, con maglie e cardigan dai colori candy e vivaci e con righe e pois che fanno subito friccico primaverile.
 

maglia a righe bianca e blu, blazer beige, sciarpina blu e grigio, superga bianche, clutch color cuoio

quando è arrivata l'estate, è stato un attimo: canotte e sandali e voilà:

canotta rosa antico, maxi foulard rosa, borsa rosa, zeppe argento


t-shirt grigia, sciarpina fantasia blu e grigio, borsa di paglia, sandali di cuoio 





ora che l'autunno è alle porte, che il caldo torrido si è attenuato, che l'aria la mattina è pungente, continuo ad aver voglia di indossarli, li trovo comodi, belli e versatili, non mi annoiano mai e mi risolvono le giornate del non-ho-niente-da-mettermi. e abbinandoli a colori più sobri e tonalità più profonde mi fanno sentire perfettamente in simbiosi con la natura che langue.

camicina rossa, cardigan beige dorato, postina tortora, sciarpina grigia e rossa, oxford marroni

maglia maniche a tre quarti antracite, tracolla grigia, cardigan grigio chiaro, ballerina a punta marroni, sciarpa grigia


volevo appuntare che ho scattato queste foto a casa mia, con mia sorella, ZiaPolly, arrangiando un set fotografico in cucina, dove con un temporale imminente, c'era quel minimo di luce per far venire qualcosa. e ci siamo divertite un mondo!!! forse polyvore sarebbe stato più rapido, ma vuoi mettere le risate da bambine a fare le stylist?!?!?!

due scatti dal backstage
(un grazie a NonnaDuracell per il manichino da sarta che per un po' arrederà il mio salone e a ZiaPolly che oltre ad aver fatto da aiuto fotografa, stylist e modella per le prove, ha anche contribuito con parti del suo guardaroba agli outfit proposti)

separé audrey hepburn, sfondo
stand abiti, manichino da sarta

mercoledì 22 settembre 2010

lettera d'amore

mio piccolo momo
oggi non compi un anno, né un mese, né hai fatto un progresso tangibile e particolare.
oggi è un giorno qualsiasi.
oggi ti sei svegliato col sorriso e hai spalmato il tuo caldino di sonno sulla mia faccia. hai scavalcato il tuo babbo e sei scivolato giù dal lettone coi tuoi piedini scalzi. e io, con gli occhi ancora chiusi, ascoltavo i tuoi passi lungo il corridoio. oggi hai fatto i soliti capricci per farti togliere il pannolino e poi i soliti per fartene mettere un altro. poi sei sgusciato via per andare a controllare che tutte le tue pentoline fossero nella tua cucinetta di legno. oggi ti ci sei seduto davanti e con molto impegno hai smontato la tua caffettiera, mentre in casa si diffondeva un confortante aroma. oggi hai voluto scegliere la tua stellina, tra le tante stelline fatte da me, per farci la zuppetta di latte, appollaiato sul tuo seggiolone. oggi mi hai detto mammammà perché volevi scendere e tornare a giocare. ma poi hai pensato di rimanere un po' in braccio col musetto a ventosa nel mio collo, facendo qualche pernacchia e qualche succhiarello. oggi ti ho messo una delle tue tute da battaglia e mi hai chiesto di metterti le scarpe. ti sei seduto accanto alla porta e mi hai porto i piedini. poi sei rimasto con una sola scarpa e hai voluto fare un giretto così, scivolando e cadendo. oggi hai alzato lo sguardo, hai affondato i tuoi occhioni nei miei e hai detto bumm un po' ironico, un po' sorpreso. oggi sei uscito, sventolando la manina, col tuo babbo. mi hai lanciato un bacino dalle scale e sei andato all'asilo.
oggi ho aspettato un'ora fuori dall'asilo che ti svegliassi dal riposino. e sei arrivato da me con in mano la bustina dei tuoi pannolini, camminando spedito verso di me e acchiappando subito il mio collo perché ti prendessi. oggi, in auto, mentre facevamo un po' di commissioni ingiro, mi sorridevi e ogni tanto ti prendeva proprio la ridarella e aspettavi il rosso perché giocassi al ragno ragno con te. oggi il pomeriggio è passato in fretta, tra il tuo yogurt bevuto per strada e i tuoi capricci di fronte ai no. a casa hai giocato con la palla e hai ballato con ZiaPolly, hai salutato i nonni su skype, dalla tua postazione sulla poltroncina morbida e poi hai iniziato a chiedere pappa pappa. oggi il risotto con la zucca non era di tuo gradimento, mentre hai voluto mangiare la carne da solo, con le mani e staccando i pezzettini a morsi. poi hai voluto i pommm e ne hai mangiati tanti schizzando semini e spiaccicando bucce dappertutto. e poi baban da mangiare da solo con la buccia che ti copre le manine paffute, tutte e due chiuse insieme a tenerla stretta.
oggi ti sei nascosto al buio della camera per fare la cacca e poi sei corso verso di me toccandoti il pannolino tutto orgoglioso.
oggi ti ho fatto una doccetta e mi guardavi con gli occhi liquidi e felici. sei rimasto seduto nella doccia a contare i piedini antiscivolo e gno gno gno, non volevi uscire. oggi il babbo ha improvvisato una canzoncina per riuscire ad asciugarti i capelli col phon e poi tutto sguisciante e scalpitante ho cercato di rimetterti il pannolino e il pigiamino.
oggi abbiamo dato la buonanotte a tutti i giochi e tu sventolavi la manina come la regina elisabetta, hai dato qualche bacino a ZiaPolly e poi ti sei strofinato alla barba del babbo. oggi sei saltato dal mio abbraccio per tuffarti sul lettone e hai iniziato a ridere eccitato perché sapevi quello che ti aspettava. oggi ti sei attaccato a me, vorace e delicato, con la manina a esplorare tutti i morbidi della tua mamma. oggi ti sei addormentato soddisfatto e sereno a pancia in su. con le zampe a granchietto e un sorriso appena accennato.
oggi sono rimasta un bel po' accanto a te ad annusare la tua immobilità piena di respiri, perché quasi mai riesco a godere della tua vista pacata, quasi mai riesco davvero ad osservare i tuoi lineamenti, a sincronizzare i miei battiti ai tuoi, ma a volte ne ho bisogno.
oggi ti ho posato nel tuo lettino e ti sei spinto con la testa nell'angolino, hai girato la testa un paio di volte, hai sollevato il culetto e poi ti sei lasciato andare, a pancia sotto, al sonno che ti aspettava.
oggi è un giorno come un altro, un giorno normale, e oggi mi scoppia il cuore di quell'amore fatto di manine paffute, di capelli appiccicati, di piedini veloci, di occhietti chiusi e labbra che cercano l'amore.

martedì 21 settembre 2010

EatingTuesday -- rivisitazioni

quest'estate abbiamo fatto qualche gitarella e abbiamo anche approfittato per comprare, nei posti in cui andavamo, qualcosa di buono, da tirar fuori poi durante l'anno e assaporarne il gusto del ricordo.
siamo stati ad amatrice










e indovinate un po' cos'abbiamo comprato? un bel po' di guanciale sottovuoto!
il fatto è che a me la classica amatriciana non piace e in genere le paste sugose non le apprezzo per niente, invece il guanciale mi ispira parecchio e quindi un po' l'avevo utilizzato per una ricca carbonara, e il resto...



ho fatto questa gustosissima amatriciana fresca e saltata.
niente di ortodosso, eh?
ho fatto rosolare il guanciale a tocchetti e un po' di cipollotto fresco fatto a fettine sottili e poi ci ho aggiunto dei ciliegini dell'orto tagliati a metà, ho abbassato la fiamma e ho coperto. giusto il tempo di calare un po' di trofie fresche.
una volta cotta la pasta l'ho unita al condimento in padella e ho saltato il tutto con una bella spolverata di pecorino.
mia sorella, la ZiaPolly, si è leccata i baffi e voleva replicare... ma il guanciale, ahimè, è finito!!!

venerdì 17 settembre 2010

FashionFriday -- low cost vs haute couture

FashionFriday cresce insieme al mio entusiasmo e giuro che mi sto attrezzando per mettere un po' di foto, nel frattempo faccio un po' di chiacchiere, che mi riesce meglio!

come molte donne subisco il fascino dell'alta moda. nel senso che resto incantata da una sfilata come questa, bramo una birkin hermès, ho sognato di fare shopping sfrenato in horatio st a new york (a pochi blocchi da dove abitavo), ma soprattutto vorrei avere la possibilità di innamorarmi ed essere corrisposta, e possedere l'oggetto del mio desiderio.
considerato che sono una donna normale, al momento anche economicamente precaria, moglie di un uomo normale, anche abbastanza refrattario alle parole scarpe, borse e vestiti, ma soprattutto all'ingombro di scarpe, borse e vestiti, la mia folle relazione con l'haute couture resta decisamente frustrante e frustrata.
volendo fare discorsi filosofeggianti, potendoselo permettere, acquistare accessori e capi di alta qualità, ottima fattura e design intramontabile sarebbe l'ideale. perché una it bag rende raffinato anche un vestitino di h&m o un pantalone di zara. perché una it bag la tieni chiusa nell'armadio per dieci anni e la rimetti con la stessa freschezza di quando l'hai indossata la prima volta. perché una gonna prada la reinterpreti in millemila modi. perché una signora scarpa solleva l'umore e ti porta ovunque tu voglia.
ma, c'è un ma. è vero che una buona borsa puoi metterla per anni e anni, tutti i giorni e non vederla mai abbacchiata, è vero che si potrebbe investire ogni tot anni in una sola borsa, ma buona, ma siamo sicuri che vorremmo vederci tutti i giorni uscire con la stessa borsa per anni e anni? ok, possiamo fare questo discorso a ripetizione e fra trent'anni trovarci con ben tre meravigliose borse, ma siamo sicuri che nel frattempo non avremo dato le capocciate davanti allo specchio? be' io sì, le darei.
quindi, non potendoselo permettere, tutto è perduto?
no.
io per esempio mi regolerò così: metterò nel cassetto il sogno della birkin anche per quest'anno, cercherò una bella borsa di pelle, di buona qualità e di un colore basic da abbinare bene (per questo credo che chiederò una consulenza alla mia style teacher preferita) e poi mi toglierò qualche sfizio stagionale low cost, tipo una borsa blu kitchissima in finto pitone, un paio di cluch e magari una shopping bag, per la gioia del MaritoZen.
per quanto riguarda le scarpe ovviamente una louboutin non è proprio alla mia portata, non soltanto per ragioni economiche, ma anche per ragioni logistiche, come ho già detto a proposito di tacco 12. sebbene sulle scarpe non si possa trascurare la qualità quest'anno passo perché sono abbastanza fornita (ho ancora gli acquisti newyorkesi... ma non dirò MAI quante scarpe ho comprato lì.. MAI, neanche sotto tortura!!!).
e passiamo all'abbigliamento vero e proprio.
qui io sono ancora più transigente. la verità è che io mi stufo di indossare sempre le stesse cose di anno in anno. anche un semplice pantalone nero, può avere mille forme e a me va di cambiare. ben venga il low cost, perché se un capo non arriva alla stagione successiva va bene lo stesso. e poi spesso riesco a lenire la mia voglia di qualcosa di nuovo (mi sento tanto la signora con cappello giallo a falda larga di ambrogio) con una spesa minima.
ecco, in questo c'è una perversa forma di consumismo, perché significa produrre e buttare nella spazzatura a ritmo serrato. ma nella pratica non è così, perché se una gonna ovs non potrò metterla da parte per mia nipote, è pur vero che non la butterò certo l'anno prossimo perché cade a pezzi. anche il low cost ha un tempo di stazionamento nell'armadio di almeno tre anni. e mi sembra un periodo di tutto rispetto vista la velocità in cui siamo immersi. e poi, di contro, anche spendere a tre zeri non è certo meno consumistico. quindi mettiamoci l'anima in pace e facciamo poca etica, stiamo parlando di vestiti!!!

quello che ho notato nelle mie attente analisi sul mio guararoba e sulla sua resa quotidiana (della serie nun c'hai gnente da fa' dalla mattina alla sera) è che i giorni in cui mi sento bella sono quelli in cui rispetto la mia forma, principalmente. metto insieme cose che mi piacciono e che indosso bene. con un tocco di stravaganza, che mi contraddistingue.
per cui per me vince l'haute couture per sognare, ma nella vita di tutti i giorni io voto low cost, voto la possibilità di esprimermi attraverso l'abbigliamento e assecondare la mia frivolezza, perché sono femmina, principalmente.

giovedì 16 settembre 2010

rullo di tamburi... aggiornamento rapido

ehhehe
alla fine il taglio non l'ho toccato!!!
però son diventata...
...


...

blu.

non blu puffo, eh?
blu notte. son tornata al mio corvino con riflessi blu.

il MaritoStupito ha detto che son tornata ... censura mode on --> la sua pantera... cof cof... censura mode off

mia suocera ha detto che stavo meglio prima, ma quando mi ero fatta rossa mi ha detto che stavo meglio prima (nera) e quando mi ero tagliata i capelli mi ha detto che stavo meglio prima.
questa è la virtù della suocera, trovare sempre il lato bello delle cose irreversibili: che non si può più tornare come prima!!!
quando sono andata a prendere momo mi ha guardato perplesso, non ha fatto una piega finché non ha sentito la mia voce, poi mi ha sorriso e mi ha annusato il cuoio capelluto. ok, tutto a posto, mi ama ancora.

mercoledì 15 settembre 2010

cominciare sempre dall'alto!

oggi partiamo con un'ovvietà: cosa fa una donna quando ha voglia di cambiare, voltare pagina, sentirsi più bella, o semplicemente a posto?

...eh, sì!
capelli!!!
io ho un rapporto un po' particolare con la mia testa. ho avuto periodi in cui non mi sarei fatta mettere una mano in testa neppure per sbaglio, altri che non faccio altro che cambiare colori, tagli e pettinature. ieri sera sono andata a riguardarmi delle foto degli ultimi quattro anni...
diciamo che il mio punto di partenza, e anche la versione più naturale di me è questa:



corvina, liscia.

poi ogni tanto ho osato frangette più o meno corte, ammorbidendo il colore in un castano più caldo



poi a new york mi sono affidata alle forbici di quei matti di parrucchieri che scovavo solo io e da un corto soft



sono arrivata allo spennato/spettinato



poi questa primavera è partita la saga dei rossi e, dal ciliegia della foto sul mio profilo, sono arrivata a questa forma selvaggia di biondo bruciato, passando per un arancio ramato di cui non ho trovato foto.




ma adesso, indovinate un po'... mi sono stufata!!!
voglio sicuramente tornare a un po' di scuro, anche perché andando via l'abbronzatura, il biondo mi sta davvero male.
ho un appuntamento al parrucchiere per questa mattina. consigli???

martedì 14 settembre 2010

EatingTuesday -- dado e ricetta veloce

a grande richiesta ecco a voi il mio dado!




questo è il periodo perfetto per avvantaggiarsi con questa conserva, base di una marea di preparazioni. sempre nell'ottica di abbattere il consumo di conservanti, mangiare cose sane, ma saporite e autoprodurre in casa anche per ragioni economiche, il dado casalingo campeggia sempre nel nostro frigo nel suo bel barattolo ermetico (mi sento tanto mammafelice a linkare ikea!!!).

in questo periodo si possono trovare tutti gli ingredienti necessari freschi, perché di stagione, e, volendo, si possono anche aggiungere dei tocchi personali in base alla disponibilità dell'orto(lano). noi, a dire il vero, abbiamo la fortuna di avere un orto di famiglia, poco fuori roma, curato da NonnaDuracell e NonnoCocciaPelata, quindi lo facciamo con prodotti biologici e freschissimi.

ecco la ricetta:

150 gr di sedano
100 gr di carote
100 gr di cipolle
50 gr di pomodori
70 gr di zucchine
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
foglie di basilico, salvia, rosmarino
1 ciuffo di prezzemolo
300 gr di sale grosso
1 cucchiaio di olio evo (extravergine di oliva)
30 gr di vino bianco secco (io da quando c'è momo non lo metto)
50 gr di parmigiano

la preparazione è veramente semplice, basta frullare tutte le verdure insieme. poi si unisce il sale, l'olio e il vino e si fa cuocere una ventina di minuti a fuoco basso basso. alla fine si aggiunge il parmigiano e si omogenizza il tutto con frullatore o, meglio, con minipimer. quand'è freddo si mette nel vasetto e poi si conserva in frigo.
se non lo usate tanto, può mantenersi anche sei mesi, ma io sono costretta a farlo molto più spesso. a onor di fonte si tratta di una ricetta del bimby, quindi io lo faccio con quello ed è ancora più rapido.
come quantità, in genere con queste dosi, io metto un cucchiaino per litro d'acqua, ma è meglio che le prime volte lo tariate, facendo dei tentativi per difetto, in fondo la base è di sale!




volendo spaziare con la fantasia utilizzando funghi, peperoni, asparagi e quanto vi suggerisce l'estro e la dispensa, basta tenere conto della proporzione 470/480 gr di verdurame e 300 gr di sale.

io uso il mio dado per brodi, zuppe e minestre, ma da quando cerco di comporre ricette leggere per preparare un'unica pietanza per tutta la famiglia, momo compreso, lo sostituisco al sale e con un po' d'acqua, anche all'olio.
per esempio, ultimamente ho preparato un semplice piatto:

agnello al ragù di verdure

ingredienti per due più nano:
una dozzina di pezzetti di agnello tagliato come per lo scottadito (noi lo compriamo da una piccola fattoria vicino all'orto dei nonni!)
due zucchine
due carote
qualche pomodoretto (ciliegino o perino)
un cucchiaino di dado

preparazione
far rosolare in casseruola l'agnello con le verdure tagliate a cubettini senza grassi. aggiungere il dado e un po' d'acqua. Far cuocere a fuoco lento fino a cottura della carne.
niente di trascendentale, ma sano, leggero e gustosissimo!!!
per la cronaca momo l'ha voluto mangiare direttamente dall'osso con le sue manine a pagnottina!!!
e poi con un po' di pane inzuppato nel sughetto, e un po' di frutta per concludere, la cena è stata equilibrata e nutriente.

vedrete che quando l'avrete in frigo, ne farete gli usi più disparati e ovviamente li suggerirete anche a me!!!

buon appetito!

c.

lunedì 13 settembre 2010

cose così di un lunedì qualunque

stamattina ho preso l'auto per accompagnare momo all'asilo. non lo faccio quasi mai perché ho un autobus diretto, ma oggi è lunedì e mi girava così.
non lo faccio mai anche perché ci metto di più ad andare e tornare, ricerca del parcheggio compresa, ma oggi è lunedì e mi girava così.
a ripensarci bene, quando vado in autobus al ritorno riesco anche a leggere qualche pagina, ma ho pensato che avevo voglia di ascoltare un po' di musica al ritorno, invece. e poi oggi è lunedì e mi girava così.
avevo anche un po' di magone tipico del lunedì mattina adolescenziale quando non avevo studiato durante tutto il w-e e mentre andavo a scuola speravo di trovarci un'inondazione, una disinfestazione. o un'occupazione. in genere questo non succedeva e mi portavo il magone fin su in classe, fino all'ultima campanellstamattina il magone me lo sono portato appresso fino alla classe di momo, mentre riempivo il suo cassettino di pannolini lavabili, mentre posavo le sue scarpette nuove sulla gratella apposita, mentre attaccavo il suo zainetto alla gruccetta col suo nome e vi infilavo anche il suo giacchetto a righe. il magone mi ha chiuso la gola quando l'ho lasciato alla sua educatrice e ho tirato via il braccio perché lui perdesse la presa della mia manica, piangendo e fissando il suo sguardo bagnato verso di me che andavo via.
e il magone ce l'avevo ancora quando un deficiente, mentre dipingevo un perfetto parcheggio in tre manovre sotto casa, torna a controllare la sua auto ferma dietro la mia entrante e fa cenni con le mani perché facessi piano, nonostante non gli avessi neppure sfiorato l'auto, nonostante non avessi dato segni di squilibrio alla guida, nonostante avessi la freccia e in nessuna maniera avessi fatto intendere di avere problemi nella guida e ancor meno nei parcheggi. il deficiente ha continuato a blaterare di far piano con quell'aria di sufficienza e arroganza da schiaffi. io sono scesa e gli ho augurato buon lunedì mattina.
lui è rimasto basito, il deficiente.
probabilmente non immaginava che una donna potesse parcheggiare un'auto grande il doppio della sua senza dare le classiche bottarelle avanti e indietro. ma tant'è.
la mia flemma nella reazione (assolutamente non da me e dovuta al suddetto magone) era solo fittizia, infatti non appena voltato l'angolo, avendo visto due vigilesse sono andata a sollecitare un intervento in quella via dietro l'angolo.
il deficiente senza mostrare alcun permesso, sostava su un parcheggio per disabili.
oltre ad essere altamente scorretto verso il disabile che ne avesse dovuto usufruire, avrebbe lasciato tutto un posto vuoto perché io avessi parcheggiato comodamente senza neanche una manovra, il deficiente.
quando ce vo', ce vo'.
e un pochino il magone si è lenito.

venerdì 10 settembre 2010

Sunday (Book) Review -- ci riproviamo

avendo aperto due rubriche in una settimana e lasciando nel dimenticatoio questa che è stata la prima, sapeva un po' di inaffidabile e quindi arrivo in corner a riempire questa domenica con qualcosa al limite del libro, ma qualcosa di cui volevo parlare da esattamente otto giorni, da quando cioè NonnaPapera era ancora a dispensare i suoi impagabili servigi in questa casa e io e il MaritoComplice siamo riusciti a fuggire per qualche ora dalle beghe genitoriali.
la meta è stata indiscussa, cinema. la scelta rapida e affidata alla poesia di un titolo.



è un film tenero, dalla prospettiva sghemba e immaginosa dell'infanzia.
è un po' cartone animato, nato da un libro illustrato che vorrei regalare presto a momo, perché tra le altre cose racconta di un bambino di cui mi sarei innamorata se l'avessi incontrato a 11 anni. un bambino che esplora la campagna, ne ritrae luoghi e sentieri in cartine dettagliate e ha sempre il naso all'insù scrutando le stelle. un bambino che l'amore ce l'ha sulla lingua, ma non riesce proprio a dirlo. quel bimbo era suo padre, non l'ho mai incontrato quando aveva 11 anni, ma in questo film l'ho riconosciuto.


L'uomo Fiammifero di Marco Chiarini
http://www.uomofiammifero.it/il-film

FashionFriday -- un'altra novità

...e l'estate sta finendo.
io ne sono molto lieta. il caldo lo odio, la vita da spiaggia non mi fa impazzire e se proprio devo scegliere tra canotte e cappotti, scelgo i secondi.
questo cambio di stagione imminente mi fa ragionare sul mio guardaroba inteso come mobile armadio e come contenuto dello stesso.
le questioni sono due: la prima verte in particolare sulla percentuale degli indumenti che uso (il 20%???), sugli acquisti che faccio (troppi e senza resa) e sulla (in)soddisfazione circa il mio abbigliamento, la seconda sul cambio di stile che la maternità ha portato nel mio guardaroba e sull'impossibilità però di sostituirne tutto il contenuto per ovvie ragioni.

tanto per cominciare quest'anno ho messo a punto una bella strategia.

l'autunno e l'inverno scorso sono andata sempre in giro abbastanza scombinata. nel senso che mettevo sempre le stesse cose, comode, ma soprattutto informi, un po' per i chili che ancora non avevo smaltito e un po' perché portavo sempre la fascia con momo inquattato dentro. non parliamo delle scarpe. addio tacchi. lo so, lo so, ci sono mamme che escono dall'ospedale col tacco 11 e il pupo in braccio, ma io non ce la faccio (e qui la paola inorridirà!!!). abito al quarto piano senza ascensore, mi muovo per lo più a piedi o coi mezzi pubblici e la fatica non vale la resa. ovviamente parlo dell'abbigliamento per tutti i giorni, perché durante il w-e e nelle occasioni speciali, qualche volta, li ho riesumati anch'io!
comunque questo cambio di rotta mi ha veramente abbrutito. io ero una che creava abbinamenti, azzardava accostamenti e non era quasi mai vestita nella stessa maniera due volte. e non che avessi un armadio infinito, ma avevo la passione di rimescolare, di mixare. ecco, quel tempo di frivolezze è scomparso. se proprio momo mi dava tregua preferivo lavarmi i denti come si deve. o chiudere gli occhi e verificare di essere tutta intera.
la primavera/estate più o meno uguale. tranne per il fatto che essendo dimagrita (ah! mi sa che non l'avevo detto... eh sì, son tornata quella che ero, anzi anche un po' più magra che vista la mia stazza, male non fa) ho potuto mettere i miei vestiti di prima e ho evitato gli imbacuccamenti anche per ragioni di caldo torrido. però è rimasto il problema della praticità e quello delle scarpe. perché molte cose che indossavo con tacchi anche medio-bassi, messi con pianelle o ballerine non erano la stessa cosa. non potendo contare su una coscia chilometrica le geometrie andavano riviste. e poi avevo una marea di cose che non c'entravano niente col resto, che mi piacevano, ma non riuscivo a mettere insieme.
questo l'antefatto.

allora cos'ho fatto?
al ritorno dalle vacanze, avendo a disposizione NonnaPapera fulltime ho fatto un precoce cambio di stagione nel mio guardaroba. ho svuotato tutto, ho pulito e ho fatto mente locale su tutto quello che ho. accessori compresi. ho lasciato in giro solo poche cose estive che ho usato con più soddisfazione e che conto di mettere fino ai primi freddi e il resto l'ho conservato in scatole e appositi contenitori. ho anche creato una grande scatola premaman (non si sa mai in futuro...) e taglia grande (di prima che dimagrissi, spero non porti sfiga, perché mi auguro di non aprirla secula seculorum). poi ho fatto bustoni di roba da portare in campagna perché vecchia o da regalare perché per svariate ragioni non mi sta più, mi ha stancato, o non so.
giocando d'anticipo e precorrendo anche tutte le nuove tendenze e i desideri che mi potranno venire con l'autunno alle porte, ho stilato una lista di cose (poche) che vorrei acquistare per rimettere quella gonna rimasta orfana, o quei pantaloni che con le scarpe che ho non metterei mai e poi mai. fatta questa lista ho anche attribuito dei budget e così mi auguro di riuscire a fare per la prima volta nella mia vita degli acquisti più sensati e ritrovarmi soddisfatta quando apro l'armadio per quei due nano-secondi al mattino.
ah! dimenticavo: ho anche attribuito un budget a qualche sfizio stagionale. non c'è ragione per snaturarsi del tutto!!!

e questa è la prima puntata di FashionFriday, la mia rubrica preferita, perché frivola, leggera e se vogliamo un po' da adolescente. ho in serbo un sacco di idee da condividere, spero vi piaccia!
love
c.

giovedì 9 settembre 2010

la verità tutta la verità sul nido

momo gioca con il contenuto della mia borsa e io faccio finta di non vedere.
ho voglia di scrivere questo post che avevo in testa da tempo e quindi ci provo.
non ho quasi mai parlato del nido e voglio raccogliere le idee per un attimo.
leggo tante opinioni di mamme al riguardo, dalle convinte della necessità di socializzare sin dai sei mesi di vita, alle refrattarie all'idea di far frequentare persino una scuola materna. poi ci sono le varie sfumature, da quelle che fanno la scelta di tenere i bimbi a casa fino ai tre anni o di mandarli al nido a cinque mesi per necessità economica o professionale, a quelle che vorrebbero ma non possono, a quelle come me che hanno cambiato bandiera un giorno sì e l'altro pure. finché non ho capito che avere un'opinione a priori sul nido è impossibile. perché dipende dal bambino, dipende dalla mamma, dipende dalla famiglia (papà, nonni e aiuti vari), dipende dal nido.
quando ero incinta ero abbastanza convinta di mandarcelo presto. avendo trascorso la gravidanza a new york dopo che avevo lasciato il mio lavoro, pensavo che una volta partorito, avrei avuto voglia di rituffarmi subito nel mondo del lavoro. come se una volta che mi fossi "svuotata" fisicamente di momo, non avrei sentito quella morsa di dipendenza (la mia verso di lui, e viceversa). poi è nato e per sei mesi non sono riuscita neanche a pensare di allontanarmi da lui anche per pochi minuti. neanche sapendo di lasciarlo con la persona che forse più di me avrebbe garantito la sua massima sicurezza, suo padre. a chi mi chiedeva rispondevo infastidita che non ne avevamo bisogno perché finché io non avessi avuto un lavoro, o una qualsiasi impellenza, lui stava meglio con me che con chiunque altro. e questo lo penso ancora. penso che momo fino a un anno non avesse bisogno di nient'altro. io però sono arrivata all'inizio della primavera che non mi reggevo in piedi, ero talmente stanca che mi arrabbiavo spesso con lui e facevo tanta, tanta fatica. momo è oggettivamente un bimbo molto vivace. non sta un attimo fermo, giocherebbe autonomamente, ma non ha il senso del pericolo e non recepisce i divieti. io sono quasi sola qui. mia madre e mia sorella sono lontane, quindi non posso contare su quegli aiuti che anche se circoscritti a brevi momenti, rappresentano dei sollievi quotidiani. e quindi non ce l'ho fatta. per quanto il distacco (anzi, solo l'idea del distacco) mi struggeva, e mi strugge ancora ogni mattina, non ce la faccio. è troppo per me. una giornata intera, tutte le pappe, i pannolini, le richieste, le regole, tutti gli addormentamenti, riposini e nanna notturna, tutti i risvegli notturni e poi di nuovo altre giornate intere, una dietro l'altra. non ce la facevo, non ce la faccio da sola. ho bisogno di tregua. ho bisogno di un po' di me, e basta.
inoltre abbiamo la fortuna di avere a disposizione un'ottima struttura montessoriana, che dopo aver visitato e dopo averne conosciuto le educatrici, mi ha fatto molto rasserenare rispetto all'idea di affidarvi momo.
l'inserimento è stato lungo e graduale, benché il primo mese a maggio/giugno fosse dovuto andare solo fino a mezzogiorno e mezzo. adesso, dal primo settembre ha ricominciato, ma fra qualche settimana prolungherà fino alle 14,30.
ogni mattina piange a dirotto, stende le manine verso me e grida. ma ogni mattina smette sempre prima di piangere e inizia le sue attività. in genere piange anche quando lo vado a prendere. appena mi vede si emoziona talmente che scoppia in lacrime. io stento a trattenere le mie anche adesso mentre ne scrivo. però andiamo avanti. anche attraverso queste esperienze ci stiamo conoscendo, scopro aspetti del suo carattere di cui sono orgogliosa, altri che mi creano apprensione, altri che non mi sarei augurata per il suo bene (quello che io credo sia il suo bene, poi magari per lui...), altri che gli invidio.
e sin dal primo momento mi sono resa conto che non gli stavo togliendo nulla, che in un tempo ridotto e con la giusta gradualità questa esperienza poteva arricchire il suo bagaglio.
ancora adesso credo che la socializzazione non c.entri nulla. a un anno un bambino non socializza con i coetanei, nella maniera in cui intendiamo noi adulti. i bambini si attraggono, ma dura poco. e comunque sono convinta che ci sia tempo per socializzare con gli altri e non è detto che un bimbo che va al nido a sei mesi diventi un estroverso e uno che sta coi nonni diventi chiuso. quello è carattere e nessun adulto, nessun asilo può davvero plasmarlo. però nel nostro caso specifico credo che a momo possa far bene relazionarsi a persone diverse da me che hanno con lui un altro approccio, meno affettivo, per quanto affettuoso.
ieri per esempio, dopo una settimana di rifiuto del cibo lì al nido, la sua educatrice ha deciso di fargli capire chi comanda lì dentro. momo ha rovesciato a calci il tavolino, le ha scaraventato una ciotola di minestra in faccia e ha tirato per aria tutto ciò che trovava, ma alla fine ha mangiato DA SOLO primo, secondo, contorno e frutta. io ci ho messo sette mesi per raggiungere questo risultato.
e poi, per quanto io giochi molto con lui, per quanto mi piaccia studiare e leggere al riguardo, credo che i giochi strutturati che gli fanno fare lì possano dargli qualcosa di alternativo a quello che trova in casa, quindi ben venga.
bilancio positivo, ma quant'è dura ogni mattina!!!

mercoledì 8 settembre 2010

una serata così

ahhhhhh
non pensavo di tirare un tale sospiro.
ho la mia tazza fumante accanto, un paio di biscottini.
dalle finestre entra aria fresca e pulita dall'acquazzone di oggi pomeriggio.
momo dorme da un'oretta. il MaritoInLiberaUscita è andato via prima delle otto. e io sono qui, semisdraiata sul divano, col mio mac sulle gambe, gli occhialoni da maga magò e la luce soffusa.
niente musica, mi bastano le voci dei miei vicini che ogni tanto rimbalzano nel cortile.
ecco, posso dire che questo è un momento quasi perfetto?
lo posso dire senza sembrare una moglie disamorata e una mamma snaturata?
sì, lo posso dire, perché questo è il mio blog e faccio quello che mi pare.

ahhhhhhh
un altro sospiro.
una serata così non ha prezzo.

martedì 7 settembre 2010

EatingTuesday -- inauguriamo!

oggi voglio inaugurare una nuova rubrica di A lezione di mammità.
durante la pausa estiva, forzata dalla mancanza di connessione, ho pensato molto alla blogosfera e al mio blog. ma mi ero un po' disamorata perché ero e sono stufa di questa monotematicità. mamma ok, ma non solo. uscendo da quest'anno di momo, di mammità e -- diciamocelo -- di monotematicità, ho proprio voglia di fare e parlare d'altro. voglio ritagliarmi degli angoli per coltivare altri semi, nutrire altre passioni e partorire altri frutti. momo è in tutto quello che faccio ormai, e questo arricchisce tutto di sapori meravigliosi, ma voglio, appunto, lasciare traccia di tutto quello che sono. tutto.
e poi ho voglia di frivolezza, ho voglia di cose belle, di felicità, di benessere, di pensieri positivi e di azioni buone. ho voglia di soffermarmi sul mio quotidiano e riscoprirne tutta la ricchezza. ecco, da queste riflessioni (e molte altre) nasce EatingTuesday un momento di divagazioni culinarie e alimentari.

oggi per aprire questa specie di rubrica inizio dalla base.
da un po', tra mucche pazze, mozzarelle blu e compagnia mutante, sembra che il mondo stia lanciando chiari segnali di un necessario ritorno alla semplicità, all'alimentazione sana e consapevole. noi è da un po' che ci facciamo attenzione. non riusciamo a comprare tutto biologico, né a essere totalitari sui cibi conservati, ma cerchiamo di mangiare poca carne, moltissima frutta e verdura di accertata e sana provenienza, prodotti a km 0, che spesso acquistiamo direttamente dai produttori, e di autoprodurre quello che possiamo, compatibilmente al tempo disponibile.

uno dei nostri consueti piatti, che preparo in quantità industriali è il minestrone.
niente di speciale, ma è una di quelle pietanze che prepari con l'estro del momento e con la disponibilità dell'ortolano e basta dosare il giusto grado di brodosità per renderlo una delizia!
io oggi avevo questi ingredienti e l'ho fatto così:

patate,
cipolla,
fagioli,
prezzemolo e basilico


fagiolini,
bietina,
sedano,
carote,
pomodorini

zucca,
zucchine con fiore

io faccio tutto a pezzetti piccoli, un filo d'olio, faccio un po' ammorbidire e poi copro d'acqua. aggiungo il mio dado* e faccio sobbollire finché è tutto cotto, ma non spappolato. una bella manciata di parmigiano su ogni piatto e cucchiaio alla mano!
momo ne va matto, e lo mangia ormai così senza bisogno di passarlo.

NB se ho intenzione di congelarlo non metto patate, dicono che secernono nitriti, non lo so, ma comunque diventano strane e friabili, quindi qualcosa succede.

ToccoDellaNonna: se ho qualche crosta di parmigiano che non riesco più a grattugiare, la raschio un po' e ce la metto insieme alle verdure. con la cottura di scioglie un po'... farei il minestrone solo per mangiarmi quella chicca con le carote incastonate!!!





*il dado è una delle mie autoproduzioni... a un prossimo martedì!

lunedì 6 settembre 2010

primi giorni al nido

prima o poi rientreremo in una comoda routine?
non so. nel solito caos che regna in questa casa, momo ha ricominciato il nido, e NonnaPapera è venuta a tamponare la situazione e a leccare le ferite.
mercoledì, il primo giorno è stato terribile. nonostante fosse andato al nido per 5 settimane da maggio a giugno, ovviamente non era certo preparato al fatto di doverci tornare. ha pianto proprio tanto, ma la sua educatrice mi ha detto di andare e lasciarlo lì ugualmente. io ero in lacrime peggio di lui, non volevo più separarmi da lui. è stata veramente dura. da un lato agognavo quelle tre ore al mattino per me come una manna, ma a quel prezzo volevo solo riprendermi il mio piccino e stringermelo addosso forte forte. poi però ha smesso di piangere (io ero dietro la porta che origliavo) e sono andata via. son tornata un po' prima dell'ora stabilita e l'ho visto tranquillo. poi il giorno dopo, appena siamo arrivati in giardino ha visto un bimbetto della sua classe e gli è voluto andare in contro. fatta! era lì a ridere e a parlottare in quel suo modo convinto e incomprensibile.
oggi era lunedì e quindi ha avuto di nuovo un inizio un po' piagnucolante, però si rilassa non appena sparisco dal suo raggio visivo (io resto sempre lì a origliare!) quindi mi sono molto tranquillizzata al riguardo.
ciò significa che non appena andrà via NonnaPapera, della quale sto approfittando per dare una bella rimestata a tutta la casa (pulizia&ordine), potrò contare sulle mattinate libere per lavorare, per studiare e per dedicarmi un po' a me e a questo blog.
intanto buona settimana a tuttti!