io e l'attesa non andiamo molto d'accordo.
non credo sia solo questione di pancia, chili di troppo, riposo forzato, apprensione e disturbi della gravidanza, ma proprio di aspettare.
insomma, io queste due gravidanze le ho volute, anche perché l'idea di essere gravida mi piaceva, mi faceva sentire investita di un'aurea meravigliosa. sì, quando non c'era. poi appena ci son cascata son cominciate le nausee, il vomito, il sonno invalidante, i disturbi, i fastidi, il sentirmi responsabile di una vita e allo stesso tempo non più pienamente padrona della mia.
avevo creduto che la mia latente depressione durante la prima gravidanza fosse dovuta alla mia lontananza da casa, da tutta la bellezza di condividere con il ramo femminile della mia famiglia e con tutte le mie amiche la gioia dell'attesa, invece mi sono accorta che no, son depressa pure 'sta volta, dentro casa di mia madre, con mia sorella e con le mie amiche a portata di pancia.
è proprio che il questa cosa del non essere al pieno delle mie capacità, del dover chiedere aiuto, dell'avere difficoltà a fare una passeggiata con momo perché collasso sotto il sole e appena lo prendo in braccio sento fitte che mi gelano, proprio non l'accetto.
eppure l'accetto.
eppure lo so che sono felice.
eh sì, deciditi. sei depressa o felice.
a volte depressa e a volte felice.
cioè no, sono di fondo felice, e generalmente depressa, ecco.
se penso a brufolo e a momo, a noi, la nostra famiglia e io che in questo momento ne sono l'emblema di proliferazione e moltiplicazione di amore e vita, mi sento davvero una creatura magica (oddio fermatemi), ma poi adesso ho la schiena che mi duole, perché per non sentire le costole che mi si poggiano sulla pancia e mi segano e una strana pressione a sinistra in basso, e anche un costante bisogno di fare pipì devo stare tesa, con il petto in fuori come la segretaria scema davanti al computer. e quindi evidentemente assumo una posizione che mi fa venire dei nodi alla schiena come lividi.
fine del bollettino.
poi parliamo del caldo. no, non ne parliamo, lascio alla vostra immaginazione.
parliamo del sonno. del fatto che appena momo dorme di notte senza interruzione io soffro di insonnia. e faccio incubi terribili oppure penso a tutte quelle cose che potrebbero aspettare l'alba e invece no.
va be' chiudiamo anche questo. no, giusto per dire, che la gravidanza non è una malattia, ci mancherebbe, ma non è neanche essere normali. perché poi io normale non sono neppure da non incinta, ma certi piagnucolii non mi vengono così all'improvviso per mezze parole fraintese o per una scarpa che è diventata troppo piccola per momo.
e io, qui lo dico, non sopporto di essere fuori di me. anzi, essere così dentro di me da non riuscire a decidere come venir fuori.
sto per ripartire. dopo più di due mesi, torno a casa, a roma. con momo, brufolo e una caterva di roba ammucchiata qui dai nonni.
tra cui consapevolezze sparse:
- che non sempre è il momento di fare guerra, tra una battaglia e l'altra c'è l'attesa per valutarne la reale necessità
- che esistono delle sfumature, che sono molto più nitide quando sei fermo a guardare un muro in una sala d'attesa
- che i sentimenti pure hanno sfumature, e l'attesa solo, tra un picco e l'altro di quelle passioni, te le fa esperire
- che l'attesa dei figli ha poco a che vedere con la maternità, ma più con la figlità
(ma quanti figli devo fare per diventare grande?)