martedì 31 marzo 2009

25 settimane

eccoci qua a 25 settimane. finite con un po' di turbolenze. dopo un paio di giorni di strani malesseri e insoliti doloretti, la ginecologa ci ha consigliato di andare in ospedale* per appurare che quei dolori che sentivo non fossero contrazioni da avvio prematuro del travaglio e che il piccolo stesse ancora beatamente tappato nella sua culletta. e per fortuna tutto il ceck, celere e indolore, ha confermato che stiamo bene. io probabilmente un po' anemica (e infatti da giorni il MaritoSolerte che ormai è sempre più perfettamente calato nel ruolo del BabboProtettivo mi diceva che non vedeva "la solita faccetta vivace, ma più che altro un cencio", con le occhiaie, aggiungo io) e pappalupino probabilmente dopato: non sta fermo un attimo! e per fortuna ieri durante il monitoraggio non ha fatto le solite furbate dei ragazzini che quando sanno di essere osservati fanno gli angioletti, anzi. col sottofondo da locomotiva del suo cuoricino assestava i suoi bei calcioni, pugni, capocciate, udibili anche a distanza dal suo BabboSbalordito e dalla simpatica pauline, l'infermiera versione mamy di via col vento.

cmq tutto è bene quel che finisce bene, stamattina siamo andati tutti e tre dalla ginecologa a farci un'altra controllatina e siamo tornati con 6 vasetti di integratori di ferro in borsa, un po' di confusione in più, tanto sonno, ma anche un bel sospirone di sollievo.

*lungi da me osannare il sistema sanitario americano che come tante cose qui ha le sue enormi contraddizioni. però questa me la voglio ricordare. ore 17,45: mia telefonata alla ginecologa che mi dice di andare all'ospedale entro un'ora, lei avrebbe chiamato, avvertito e spiegato il da farsi. ore 18,40: io arrivo in taxi all'accettazione maternity. ore 18,55: ingresso nella stanzetta predisposta per il monitoraggio. poche spiegazioni, sapevano già cosa dovevano fare. ore 19,10: indossavo la camicina ospedaliera, avevo già raccolto le urine e l'infermiera mi stava montando le ventose per il monitoraggio. ore 19,45: due controlli "ravvicinati" da parte di una dottoressa. nel frattempo continuavano a monitorarmi. ore 20,40: ero fuori, in taxi, pregustando la cena... e io che mi ero portata ben due libri in previsione di una nottata in pronto soccorso...

lunedì 30 marzo 2009

Uomini...

ultimamente c'è aria nostalgica fra i blog che seguo.
ultimamente mi è capitato di leggere post che ripescavano vecchi amori con quella tipica vena malinconica che non è rimpianto, né propriamente nostalgia, ma semplicemente una goccia di memoria che si fa spazio nella mente e ci mostra i riflessi più dolci di qualcosa che è passato. assolutamente passato, spesso per ottime ragioni, atrettanto spesso inappellabili ragioni, meno spesso sbiadite con gli anni. poi ho letto ieri un toccante post di trilly, oggi uno scambio di mail con la SaggiaCognataGiàMamma, e pure a me è venuta voglia di andare a ripescare, più che concretamente -- che non ci penso proprio neanche per sbaglio --, piuttosto nei miei ricordi, gli uomini, ahimè non sempre davvero tali, che ho conosciuto prima di approdare alla mia FavolaDiMarzapane.
ci tengo a sottolineare che non tutti i quadretti sono propriamente frutto di una mia accurata analisi in prima persona, ma a volte il risultato di consulti che amiche mi hanno richiesto in relazione al proprio partner, per cui il malcapitato veniva totalmente vivisezionato fino alla diagnosi finale.

per oggi comincerei con lui, il Narciso&Codardo.

Dicesi di quell’esemplare maschile, generalmente belloccio e dall’atteggiamento misterioso-tormentato quanto conturbante che, talmente invaghito del proprio essere e della propria vita, non manifesta la capacità di mettersi in gioco di fronte a una DonnaValida, prediligendo una soluzione di fuga apparentemente elegante, ma fondamentalmente malvagia, per dirigersi verso altri lidi più miti e accomodanti.
Trattasi di soggetto con poca predisposizione al Dono in tutti gli ambiti riscontrabili.

FRASE RICORRENTE: “Sei gentile e carina, ma…”


l'avete mai incontrato un N&C voi? ...io questo sì...
a domani, per il prossimo uomotipo!

sabato 28 marzo 2009

Donazione del cordone ombelicale

vorrei solo premettere che, durante una delle mie prime visite in un negozio premaman qui a new york, ho ricevuto, insieme a vari gadget e riviste, una brochure di sensibilizzazione riguardante appunto la donazione del cordone ombelicale. ho visitato qualche sito straniero e mi sembrava una cosa talmente banale da fare e al tempo stesso utile che mi sono persino dimenticata di chiedere informazioni durante la mia visita all'ospedale di roma dove ho deciso di partorire, dando per scontato che fosse una cosa di routine da poter chiedere anche all'ultimo momento.

quale mamma non lo farebbe di default?

venerdì 27 marzo 2009

Una vita fa


tra le tante cose sono pure una nostalgica.
e ogni tanto ripenso a me una vita fa.
me amante
me sposa
figlia e sciantosa.

"abbiam lasciato soltanto un momento
la nostra vita di là
nel camerino già vecchio
tra un lavandino ed un secchio
tra un manifesto e lo specchio"







*grazie a chi mi ha aiutato a caricare questo video!

giovedì 26 marzo 2009

Spazio sponsor -- blog candy

wonderland ha lanciato un candy per festeggiare un anno di bloggaggine.
vi aspetta su ma che davvero!

accorrete numerosi!!!

martedì 24 marzo 2009

Di carrozzine, passeggini e ruote che girano -- 5: come da un problema crearne altri a catena

e c'è anche chi...



(per gentile concessione dell'AmicaL, mio personale punto di riferimento per scelte eco, bio e più naturali possibile, già mamma di una splendida bambina e in attesa di un "cecio", conversazione su skype messenger avvenuta qualche giorno fa)

io scrivo: tu come stai messa a passeggino?
AmicaL scrive: passe-che???
io: :D
io: non dirmi che avete risolto il problema non comprandolo affatto!! è quello che ho meditato ieri sera in preda ai sudori freddi!
AL: noi ne avevamo preso uno di 2a mano, un tris di navetta-ovetto-passeggino della Jane, uno figo a 3 ruote
AL: usato in tutto n.3 volte!
io: ma come mai?
AL: non siamo gente da passeggino!
io: sì, ma tu non ci uscivi con xxxxxx tipo per fare la spesa, una passeggiata o cose così?
AL: certo, sempre!
AL: il bambino secondo noi ha bisogno di contatto finché non cammina, e poi... cammina!
io: quindi prima fascia o marsupio...
AL: fascia!
io: ...poi gambe?
AL: nein, marsupio malsano!
AL: fascia, poi un affare fichissimo che si chiama ergo baby carrier (e costa una fucilata, ma in cotone bio, ECCEZIONALE)
AL: e ora gambe e ergo baby quando si stanca (quasi mai!)
io: ergo baby carrier... ora lo cerco per capire
AL: tra l'altro lo uso bene anche adesso con la panza!
AL:sembra un marsupio, ma non c'entra niente, fidati!




... e noi che pensavamo di aver risolto almeno il problema TrasportoRapido, visto che avevamo ricevuto in regalo:
n.1 marsupio ergonomico blablabla
n.1 fascia multiallacciatura per ogni outfit o esigenza...



la strada è sempre più in salita!!!

domenica 22 marzo 2009

Tuffo nella figlità -- 2

ironia della sorte, la mia partenza si è svolta più o meno così.
ore 17,15. io e mia sorella nella mia vecchia camera da letto a ciarlare. mio padre bussa alla porta.

NonnoLupoDiMare: ma il tuo aereo non è alle 7,30? La mamma dice che devi ancora fare la valigia e lei vuole sapere dove deve metterti la crostata della nonna, la focaccia e quelle cose che avete comprato.
io: ah, sì, cavolo, tra un’ora dobbiamo uscire da casa, arrivo. (dovevo prendere un nazionale per roma, un’ora prima era sufficiente)

grandi manovre per chiudere la valigia che misteriosamente è sempre più piena ai ritorni, colpa di crostate e focacce.
ok, mi vesto e son pronta. aspetta, il passaporto l’avevo messo sul mobile, dove è stato messo? no, senti, tutte le tutine per pappalupino le lascio qui, almeno alleggerisco la valigia; al MaritoCheMiAspetta le facciamo vedere via webcam, ok?
ari-apri la valigia, ari-assesta il precario incastro, ari-chiudi tutto.
allora, mi metto gli stivali e sono pronta.
il babbo va a caricare la macchina intanto. mia sorella viene con il suo fidanzato, ZioCiccillo, con la sua auto, così dopo i saluti in aeroporto sono indipendenti.
ok, controllo la borsa e sono pronta.

ore 18,30. entriamo finalmente in auto, siamo in garage. nel senso che siamo proprio chiusi dentro: apprendiamo in quell’istante che il cancello automatico è bloccato. ok, niente panico, svuotiamo la macchina e andiamo con quella di ZioCiccillo.

NonnoLupoDiMare: fermi tutti, fatemi fare prima un tentativo.

non so cosa fa, armeggiando coi contatori generali dell’elettricità, ma sblocca il cancello che magicamente si apre.

ore 18,40. siamo per strada. l’aeroporto non è lontano, una decina di minuti se non c’è traffico.
in tutto questo trambusto mia madre ha mantenuto una calma estrema non condivisa da mio padre che invece aveva visibili sudori freddi a imperlargli le tempie. a me, onestamente, veniva un po’ da ridere. non so perché.

ore 18,50. ancora per strada, forse non ci vogliono proprio dieci minuti, comunque ci siamo quasi, ora mando un sms al MaritoCheMiAspetta e gli dico che… oh-oh.
oh-oh.
cof cof… il cellulare… oh-oh…

io: babbo… ho lasciato il cellulare a casa attaccato al caricabatterie…
NonnaPapera: ……
NonnoLupoDiMare: !”)=£!)$Q)GEF)=£(=%(%(%)R£===!”£$%& (ci tengo a precisare che nessuna di queste era un’imprecazione contro di me, solo sfoghi, che però non si possono ripetere)
NP: facciamo così: mandiamo SuperPolly a prendere il telefono, almeno noi facciamo il check-in, intanto.
io: ottima idea, se mi date un telefono la chiamo…

ore 18,55. tutto risolto, mia sorella si presta a tornare a casa a prendere il telefono e a portarmelo in aeroporto prima dell’imbarco.

NLDM: ma a che ora è il volo?
io: alle sette e mezza… credo. 19,25, ecco.
NLDM: ……
NP: ……
io: no, va be’, lo so a cosa state pensando. Pure io ci sto pensando… ma vi immaginate ‘sto povero piccino che dovrà dipendere da me?
NLDM: ……
NP: ……
io: in realtà mi viene da ridere, ogni tanto penso che potrei essere una di quelle che se lo dimentica nei posti… hihihi…
NP, serafica: però hai ancora più di quattro mesi…
io, scandalizzata: per fare cosa???
NP: …per imparare a organizzarti.
io: ……

ore 19,25. l’aereo è partito in orario. con noi a bordo: io, il mio compatito piccino e il cellulare recuperato da ZiaPollyArmstrong, giunta in extremis scuotendo la testa rassegnata.


solo una postilla e poi chiudo. vista anche quest'altra recente reazione, non è che NP ha sopravvalutato il periodo dell'attesa???

sabato 21 marzo 2009

Tuffo nella figlità

come avevo promesso tempo fa volevo parlare della mia permanenza a casa dei miei durante la mia breve gita in italia. tra l’altro la lettura del libro di marilde mi ha fatto riflettere su quante porte si aprano nel passato quando ci si appresta a varcare la soglia della mammità.
ho trascorso poco meno di una settimana tra le coccole (culinarie e non) di tutta la mia famiglia: NonnaPapera, NonnoLupoDiMare, ZiaPollyArmstrong e due spassosi nonnini, già pluribisnonni, in attesa di fare filetto con pappalupino.
a parte giri fra parenti e amici, visite e quant’altro, sono piombata in una strana atmosfera di ricerca. come se dovessi andare a scovare delle cose e portarmele appresso nella mia valigia già stracolma. ho cercato negli armadi vecchie cose di quando ero piccola, cartelle, quaderni, cuffiette, vestiti di carnevale. ho rischiato un soffocamento da risata convulsa con mia sorella ritrovando imbarazzanti vestiti che io portavo con disinvolta convinzione in periodi oscuri della mia infanzia-preadolescenza e che lei provava a mettersi addosso facendomi il verso. e ogni tanto veniva fuori qualcosa che dicevamo di tenere da parte per pappalupino. che pomeriggi!!! poi ce ne siamo andate io, mamma e sorella alla ricerca del passeggino e anche se non abbiamo concluso niente abbiamo trascorso dei dolcissimi momenti di condivisione. poi il babbo mi ha portato al mare per far respirare a pappalupino gli odori veri e mi ha anche mostrato il percorso tra mare e campagna che solitamente fa in bicicletta e su cui già immaginava di portare al seguito una piccola bicicletta rossa fiammante con rotelline… insomma, mettiamoci pure pranzi e cene all’insegna del gusto mediterraneo (pasticciotto o cornetto a colazione e qualche rustico qui e lì) e posso dire di aver avuto una settimana veramente nutriente e saporita. indimenticabile.
un momento particolarmente emozionante è stato sfogliare l’album delle foto di quando ero piccola. e anche un libro che mia madre aveva (saltuariamente) compilato con notizie, pesi, misure, sensazioni, aneddoti riferiti ai miei primi mesi di vita. be’, non so spiegare quanto è stato tenero leggere le sensazioni di mia madre mentre io, ignara, mi ambientavo nel mondo, le sue paure che non respirassi, la sua curiosità verso le mie espressioni… e poi, due parole mi hanno colpito tanto: il libro chiedeva di scrivere che carattere mostrava la neonata. con la grafia a vele di mia madre c’era scritto: tranquilla e decisa. ho detto subito dentro di me: guarda un po’ il cuore di mamma che percepisce queste cose... già mentre ero nella culla a ronfare, la mia mamma conosceva la mia indole, già sapeva che nella vita sarei stata una persona tranquilla e decisa…
mi sarebbe piaciuto riconoscermi in quelle parole. per un istante, anzi, mi ci sono riconosciuta. ho cercato ardentemente nella mia vita un attimo in cui mi potessi specchiare in questo riflesso di tranquillità e decisione…
mi è venuto da piangere. non vorrei darti questa delusione, mamma, ma io non sono né tranquilla, né decisa. io sono un’inquieta. ma tranquilla no. e neanche decisa, mi dispiace. più che decisa, direi incosciente, a volte.
e mi veniva da piangere perché pensavo che se mia madre ci avesse ragionato su questa cosa ci sarebbe rimasta malissimo. ho richiuso il libro e con lei non ne ho parlato.
e l’ho ingoiata, questa cosa. ci ho rimuginato. ho fatto finta di niente, poi ci son tornata su. e ho capito cosa mi faceva piangere.
non era il senso di protezione nei confronti della mia mamma che poteva rimanere delusa dal fallimento del suo fiuto materno. perché lei lo sa benissimo che sono un’inquieta, una sempre alla ricerca. che posso essere felicissima e disperata, ma mai tranquilla. che quando devo fare una cosa mi ci arrovello un sacco o, meglio, a volte, non ci penso proprio e faccio tutto all’ultimo momento affidandomi all’istinto, alla fortuna, all’aiuto di chi mi sta vicino, rischiando e andando incontro in qualche occasione a dei fallimenti. ma questa non è decisione, è la mia scorciatoia per affrontare l’insicurezza. e lei lo sa benissimo, e mi ama così.
il motivo per cui piangevo era la delusione verso qualcosa in cui credevo (o speravo) io, di me, e su cui ho capito di non poter contare. 'ché non è vero che le mamme sanno sempre cosa fare, non è vero che hanno il sesto senso di capire le cose prima, non è vero che hanno questo magico fiuto che permette loro di percorrere la strada più semplice. o almeno non sempre. la mammità è fatta di tentativi, a volte anche di sbilanciamenti in una direzione, la mammità è fatta soprattutto dell’ironia di fare marcia indietro e non perseverare nel lasciare un’etichetta ai propri figli.
ecco cosa mi faceva piangere: questa vulnerabilità. questo salto nel vuoto, quest'incertezza.
mi faceva piangere guardare di sotto mentre -- un piede tremante davanti all'altro -- percorrevo un filo sottile in equilibrio.

venerdì 20 marzo 2009

Di nomi parlando -- 2

(webcall via skype)

io: mamma, ho pensato a un nome che mi piace tanto!!!
NonnaPapera: ah! finalmente! qual è?
io: XXXX, significa questo e quest'altro, non trovi sia bellissimo? ha proprio un bel carico, come una dote, un augurio che diamo a pappalupino per la sua vita...
NP: ......
io: mamma? vuoi alzare la testa che non ti vedo nella telecamera? sempre a fare la gobba...
NP: (sguardo assente) ......
io: bè? non ti piace, eh?
NP: ......
io: ma'?
NP: va be', puoi sempre chiamarlo così in casa...
io: ma che? do a mio figlio un nome per casa e uno per fuori? ma che è? una ciabatta 'sto nome?
NP: no, però magari se ti orientassi su un nome che possa essere accettato un po' da tutti... semplificheresti la vita a tuo figlio.
io: ma guarda che anch'io che ho un nome abbastanza bello, comune quanto basta, ho avuto il mio periodo di rifiuto del mio nome, è una cosa normale...
NP: ma il periodo per questo bambino comincerebbe all'asilo e finirebbe all'anagrafe quando supplicherebbe qualcuno per cambiarglielo!
io: certo, se la famiglia è la prima a rifiutarlo...
NP: io non lo rifiuterei, ma continuerei a chiamarlo pappalupino
io: ......
NP: e tua sorella ha detto che non lo chiamerebbe proprio, così non si confonde.
io: ......
NP: ma in tutto questo il SaggioMarito che dice?
io: ha pensato che scherzassi.
NP: ah...
io: quando gli ho detto che non scherzavo è diventato serio, poi pallido, poi ha finto uno svenimento.
NP: bene, questo bambino ha qualche speranza.
io: ......
NP: comunque ora ti saluto, devo andare ad aquagym. sul tuo blog c'è scritto che mancano 116 giorni all'arrivo di pappalupino. se una notte porta consiglio, figuriamoci 116! sfruttale bene tesoro!
click

giovedì 19 marzo 2009

Di notti solitarie, insonnie e solitudini

stanotte mi sveglio per il caldo e la sete. e la pipì.
allora mi alzo, faccio la pipì, bevo e tolgo il copriletto. erano le due e mezza.
mi riposiziono nella mia alcova e inizio a sentirlo che scalcia, fa le capriole, il salto in alto e i tuffi carpiati. mi giro e mi rigiro, niente.
mi viene fame.
mi alzo e mangio due fette biscottate. bevo, torno a letto. erano le tre.
adesso è il momento delle prove generali di tip tap. sulla mia vescica.
mi rialzo, faccio la pipì e torno in camera da letto. erano le tre e un quarto.
nel buio i miei occhi di gatto vedono un MaritoRonfante messo di sbieco lungo la diagonale del letto, con la faccia sprofondata sul mio cuscino. forse vuole dirmi qualcosa, penso, ma non lo sa neppure lui.
non è nottata, questa, per dormire, ho capito.
allora me ne vado di là, mi accomodo sulla mia poltrona ikea ergonomica, poggiapiedi, copertina sulle gambe e libro.


Come tutti i bei libri, letto in un’unica sorbita è tutta un’altra storia.
La solitudine delle madri di Marilde Trinchero.

Lo consiglio a tutte le donne in attesa, a tutte le mamme, a tutte le donne. E anche ai compagni di queste donne. La chiave è in uno sguardo diverso sulla maternità, meno edulcorato, ma più autentico. Una prospettiva meno ingannevole, più sincera sull’universo materno che non è solo incondizionato amore verso i figli e appagamento assicurato, ma fatica, a volte, noia, soffocamento, rifiuto, in alcuni casi, annullamento della propria individualità. Essere madri, ma oserei estendere all’essere donne, richiede sempre una scelta, delle scelte. E in questo libro si parla di queste, del coraggio di farle anche a dispetto delle stratificate convenzioni che continuano a negare i bisogni di un essere umano, semplicemente perché sceglie di, ma in questo caso direi ha il dono di, mettere al mondo dei figli. In questo libro si parla di accettare di essere delle madri sufficientemente buone. Delle madri imperfette, empatiche e presenti, che accolgono le proprie debolezze e i propri bisogni.
Ho trovato anche tanti spunti che mi hanno fatto fare voli pindarici anche molto personali: la regressione al nostro stato di figlie e la riflessione sul rapporto con la propria madre, l’importanza della dimensione del gioco non soltanto coi figli, il tempo interrotto di cui una madre deve accontentarsi nel coltivare la propria creatività, l’egoismo che si cela dietro gli amori più devoti, la consapevolezza dei propri limiti e di quelli da impostare nelle relazioni, anche con i figli, infine la solitudine di fronte a se stesse che porta con sé il diventare madre. Perché è veramente incolmabile il ventre emotivo che cresce apprestandosi a diventare madri, e raccontarlo è di una difficoltà indicibile, comprenderlo ancor di più, soprattutto dall’esterno.
E poi è scritto da un’arteterapeuta e in questo taglio avviene la narrazione, ascoltando prima.

Festa del papà -- apple cake di farro

stamattina volevo fare una colazione speciale per il MaritoStomacoDiPulce, visto che era la sua prima festa del papà. pappalupino gli aveva scritto una letterina dolcissima e anch'io volevo fare la mia parte:



la ricetta è qui, sul mio vecchio blog. ho soltanto sostituito la farina bianca con quella di farro e il risultato è stato soddisfacente.

e poi vorrei mandare una fettina virtuale di apple cake anche al mio babbo NonnoLupoDiMare che in questo momento starà festeggiando a botta di zeppole di san giuseppe con il suo, di babbo.

mercoledì 18 marzo 2009

Finte crepes alle melanzane

considerate la mia voglia di ceci e la dieta disintossicante dalle farine di frumento e orzo del MaritoStomacoDiPulce, tocca ingegnarsi!
sono stata ad annusare il settore ricette del blog di mammafelice e veganblog e, mettendoci del mio, sono approdata a questo esperimento.

ingredienti


per le crepes:

  • 100 gr di farina di ceci
  • acqua e sale q.b.
per il ripieno:

  • una melanzana
  • pomodorini in scatola
  • sale
  • olio
  • uno spicchio d'aglio
  • ricotta salata

per la besciamella super light:

  • 1 cucchiaio di farina di farro (ho usato questa per la storia delle intolleranze)
  • 1/4 l di latte parzialmente scremato
  • sale

esecuzione

preparare la pastella di ceci. il composto deve venire molto liquido. io faccio un po' a occhio, ma generalmente sulle confezioni di farina di ceci ci sono le indicazioni della quantità di acqua e sale che richiede. incorporare l'acqua lentamente affinché non si formino grumi. lasciare riposare una mezz'oretta. farà un po' di schiuma: toglierla con un cucchiaio o schiumarola.

nel frattempo mondare la melanzana. in una padella far riscaldare un po' d'olio con l'aglio e poi aggiungere la melanzana tagliata a dadini. a metà cottura aggiungere i pomodorini e aggiustare di sale. far andare a fuoco più moderato fino a completa cottura della melanzana.

ecco la fase più lunghetta e delicata: le crepes. alleati indispensabili: una buona padella antiaderente e un coppino, ossia il mestolo molto concavo, quello delle minestre, per intenderci! la padella deve essere ben calda e a questo punto aiutandovi con il mestolo versateci la pastella porzionandola. non ci vuole molto per ogni crepes, soprattutto se trovate la giusta dose e non le fate troppo grosse. occhio, che finché non si stacca agevolmente con una spatola, vuol dire che non è cotta e andandola a stuzzicare non farete altro che combinare pasticci, romperla e perdere tempo. cmq è tutta questione di abitudine, giuro che non è difficile.


finite le crepes, sarà pronto anche il sugo. quindi procedete alla preparazione della besciamella. pure questa una finta besciamella in quanto senza burro e con farina di farro. ma resta molto più leggera e io la uso anche per gli sformati di verdure che se non diventerebbero bombe caloriche. è semplicissimo: mettere il latte in un pentolino capace su fiamma media e aggiungere piano la farina precedentemente mischiata con una presa di sale. l'unica accortezza è di girare sempre perché non si formino grumi, poi va da sé e a un certo punto vedrete che si addensa, si addensa, si addensa e la besciamella è pronta!


prendere una teglia. con questa dose dovrebbero venirvi circa 8 crepes del diametro di una ventina di cm. due porzioni abbondanti, insomma, quindi regolatevi sulla dimensione della teglia da forno. ungetela leggermente con un filo d'olio e passate a guarnire le crepes. riempitele con una cucchiaiata di sugo e della ricotta salata sbriciolata o grattugiata. nelle mie foto vedete un pezzetto intero, ma non è andata bene perché non si è sciolto come si deve. sistemate le crepes nel loro lettino copritele di besciamella e infornatele per una mezz'oretta a 180°.

(avevo fotografato tutte le fasi, ma non riesco a capire perché non riesco a postare più di una foto... qualcuno ne sa più di me?!?!?!?)

Le cose che amo di te

da quando sono tornata a new york sono piombata nella mia dimensione ideale. che stranamente coincide con la dimensione ideale della gravidanza (dicono i manuali) del secondo trimestre. mi sento alla giusta distanza dall'arrivo e non troppo a ridosso della partenza. in questo limbo languido e soleggiato. il gelo invernale sembra un brutto ricordo, un'allucinazione addirittura, e la primavera si fa strada in maniera insolita, con petulanti cinguettii e flebili ma coraggiosi raggi di sole in sorprendenti temperature che occhieggiano allo zero.
e in questa frizzante atmosfera la prima cosa che desidero fare è togliere le calze e andarmene in giro a cercare fette soleggiate tra marciapiedi e giardini.
e questa è una delle cose che amo di te. che a due gradi sopra lo zero inizi a spogliarti anche tu, a sfoggiare piedi in ballerine a filo del cappotto e spavalde t-shirt con gli ugg a gambe nude. è la città dei contrasti e chiunque tu sia non ti senti mai fuori luogo. passeggi nella tua trasparenza che però nei giochi d'iridescenze e riflessi primaverili dà la sfumatura giusta all'insieme. porti a spasso la tua solitudine che riecheggia nel coro di questa città. e ne fai parte, pur non volendo.


martedì 17 marzo 2009

Di carrozzine, passeggini e ruote che girano -- 4

so che chiuderete il mio blog appena vedrete questo titolo... della serie non se ne può più!!!
però c'è un aggiornamento.
ieri pomeriggio sono andata a prelevare il MaritoStakanov da lavoro a un orario decente e l'ho portato da buybuybaby, una specie di paese dei balocchi per aspettanti. due o tre piani pieni zeppi di biberon, lettini, corredini e, ovviamente, passeggini!!!
siamo andati dritti sparati a toccare con mano questo ultimo amore, che sembrava rimanere costante nei giorni: il bugaboo cameleon. l'abbiamo portato a spasso per il negozio, l'abbiamo aperto e chiuso con disinvoltura, abbiamo appurato la reazione degli ammortizzatori e abbiamo iniziato a sentirci quasi sollevati, perché non riuscivamo a trovare delle pecche lampanti. ci siamo fatti fare un preventivo dalla commessa con gli accessori che avremmo voluto aggiungere.

era quasi fatta...

un ronzio indistinto inizia a farsi strada sempre più presente finché non ci voltiamo. una perfetta coppia di americani: lei in manifesto sovrappeso (panza esclusa), simpatica, col viso limpido e gli occhi chiari, lui alto, pelato, con un completo inguardabile anni 90, incedere vagamente molleggiato, ironico. lui acchiappa il nostro bugaboo "pesandone" i vantaggi. lei non molla la presa di un altro passeggino apparso dal nulla: di design simile al bugaboo, leggermente più grande, ma anche apparentemente più solido, un po' più pesante, ma richiudibile senza dover staccare il seggiolino, con meno colori a disposizione, ma elegante, con una sacca enorme e capiente sotto il seggiolino e una commovente agevolezza di apertura e chiusura, ma...
ma...
ma...
quel passeggino sembra...
è anche un po' più alto..
ci si può montare anche lì lo skate...
anzi è predisposto anche un seggiolino aggiuntivo morbido per il secondo filgio, o il terzo, se uno sta sullo skate...
...e la culletta sembra più confortevole, ma...
ma...
questo è il passeggino per la vita!!!

abbiamo iniziato a scambiare considerazioni coi colleghi aspiranti genitori e ci siamo ritrovati come i bambini a battere le mani con gli occhietti lucidi mentre con facilità estrema riuscivamo a staccare il seggiolino piuttosto che imbracarci la culla su per le scale in una simulazione di quotidianità.

...deprimente...

poi a un certo punto hanno cominciato a bisticciare tra loro. in fondo loro erano convinti: lui voleva il bugaboo e lei voleva l'uppababy!!! ci hanno salutato imbarazzati, good luck! e discutendo se ne sono andati, nel ronzio indistinto che ce li aveva presentati...

e noi?
noi invece non eravamo per niente convinti, noi non potevamo neppure litigare, perchè noi eravamo soltanto più confusi di prima!!!

il MaritoOcchiDaCerbiattoSperduto si è incaponito e si è messo a riconfrontare pesi, larghezze, agevolezze di utilizzo, io con un principio di crisi isterica mi sono adagiata su una poltrona da allattamento lì accanto. una di quelle meraviglie auto-dondolanti, morbide e avvolgenti...

e ho chiuso gli occhi.

mi sono ritrovata in un taxi in direzione verso casa.
assicuratami che in mia assenza di coscienza non erano stati fatti acquisti avventati mi sono riadagiata sulla spalla del MaritoOcchiDaCerbiattoSperduto e così si è chiusa l'ennesima puntata...

sì, questa storia sta diventando una follia.

lunedì 16 marzo 2009

Di nomi parlando

pappalupino non ha ancora un nome.
anche se sapevo sin dall'inizio che sarebbe stato un maschietto mi sono ingannata dicendo che fino alla certezza era inutile scervellarsi per il nome da maschietto quando ne avevo almeno una decina da femminuccia, uno più bello dell'altro.
ma tant'è. ora il tempo comincia a stringere e pappalupino potrebbero storpiarmelo all'anagrafe, quindi ne dobbiamo trovare un altro.
io e il MaritoCoupDeFoudre non abbiamo avuto molto tempo per sognare i nostri figli e dare loro nomi, nomignoli e secondi nomi. e io pur sognando (a periodi alterni) nella mia vita pre-MCDF la maternità, mi sono sempre vista mamma di una cordata di femminucce. mai, mai, giuro, mai ho pensato che avrei avuto un figlio maschio, fino al momento in cui le sue 2 cellule si sono accomodate nella mia pancia.
quindi, tornando al nome, mi sento davvero in alto mare.
il fatto è che ci sono un sacco di limitazioni:
  • NO associazioni con persone troppo vicine o che ricordano cose sgradevoli,
  • NO nomi di derivazione biblica (mi fanno pensare ai santi, troppa responsabilità),
  • NO nomi stranieri tipo con j, y, k in mezzo (accettati solo quelli che si leggono come si scrivono),
  • NO nomi che con lo strascicato romanesco verrebbero snaturati (alla pronuncia ci tengo, scusate) tipo fabbio
  • NO nomi impegnativi, ma questa non è mia, quindi chiedetelo al Marito che vuol dire (secondo me è semplicemente la carta che si gioca quando propongo qualcosa che non gli sconfiffera)

l'unica cosa che so è che un giorno il mio bambino mi chiederà perché si chiama così, lo so perché è figlio mio. io l'ho fatto con NonnaPapera e la risposta fu che il mio era stato il nome che sin da piccola le era piaciuto e che quando giocava alle signore, lei si faceva chiamare SignoraC.

ho sempre avuto questa tenera e vivida immagine di una bambina uguale a me che ciabattava in scarpe enormi col tacco e inciampava nel lembo lungo di una gonna a fiori rubata alla mamma, mentre giocherellava attorcigliandosi un filo lunghissimo di perle attorno alle dita con fare da sciantosa.

ecco, vorrei mettere nel bagaglio del mio bambino qualcosa di altrettanto poetico.

5 mesi e spiccioli -- come sono adesso





felice spaventata indomita rilassata fragile innamorata orgogliosa pensierosa sprovveduta goffa curiosa distratta morbida sognante.
mi mordo continuamente le guance, ho voglia di frutta e ceci, limoni e nutella. peso 68 kg e ho 95 cm di circonferenza vita. ogni tanto alzo il passo, ma mi viene subito il fiatone. sguazzo in piscina e da domani comincio yoga. per il 40% del giorno dormo. per il resto mi lambicco il cervello per varie ed eventuali.
aspetto un bambino che ancora non ha il suo nome ma tutti conoscono come pappalupino.

giovedì 12 marzo 2009

A proposito del raptus

io: amore ma ti piace allora questo taglio?
MD*: ......
io: dai! commenti a caldo! come mi trovi?
MD: ......
io: ma vorrà pur dir qualcosa quella faccia incantata, quegli occhi sgranati che fai...
MD: sì...
io: e cosa? non sei convinto?
MD: ......
io: ti sta venendo un malore?
MD: ......
io: dovevo prepararti al taglio?
MD: ......
io: mi lascerai vedova e spennata?
MD: ma noooo, è una bella sorpresa...
io: alleluya, la parola è tornata... quindi?
MD: in effetti stai benissimo, hai proprio l'aria della MammaProntaATutto!
io: ......



(forse mi dovevo accontentare della faccia incantata)






*MaritoDiplomatico

Raptus da sesto mese

ieri ho avuto un momento di dispersione. mi sono sentita improvvisamente sbalzata nella dimensione di straniera. di immigrata. di quella che parla, comunica, si fa capire, ma si sente che non è nel suo stagno. e mi sono sentita investita da sguardi di commiserazione, liquidata da sorrisi sbrigativi e indifferenti. falsi. mi sono sentita come mi sento spesso qui, del resto. come mi sentivo tutti i giorni all'inizio. come un pesce fuor d'acqua, come un'ignorante, come una povera. povera di risorse, povera di cultura, povera di legami.
l'aneddoto a raccontarlo è banale come banale può essere la spinta di qualcuno nella calca metropolitana. banale finché non preme proprio su quel punto lì, dove forse c'era già un livido. e l'ahi ti viene spontaneo.
sono scoppiata a piangere per strada, in quell'anonimato e in quella trasparenza che le strade di new york ti conferiscono, rassicurante a volte, inquietante talaltre.
sola, così sola che per un attimo ho fatto la folle proiezione che sarei potuta scomparire per magia senza destare sospetto in alcuno.
arrabbiata, frustrata, indebolita, sfibrata, stanca, triste, in lacrime sbraitavo al telefono col MaritoCuoreD'Oro che sa sempre cosa dirmi. mi sono calmata, però dentro tante cose son rimaste. uno per tutti quel sentimento di solitudine. lo chiamo sentimento, perché è proprio un mio feeling, non necessariamente una condizione. un sentimento intriso di mancanza di espressione, mancanza di comprensione da parte del mondo, mancanza di punti di riferimento.
e non posso fare a meno di associare questo sentimento alla gravidanza, di sentirlo acuito da questa mia condizione di massima vulnerabilità.
comunque elucubrando mogia su queste mie cose, mi son fatta diversi chilometri a piedi e il movimento si sa, scarica. per cui a un certo punto sono riuscita addirittura a soffermarmi davanti a una vetrina meravigliosa sulla 5th, quella di uno dei miei negozi preferiti di new york, anthropologie, ma anziché iniziare a fantasticare abbinamenti e frizzi di gusto primaverile, mi ci sono vista riflessa...

erano giorni che mi sentivo brutta, sciatta, grassa, pesante, barcollante.
giorni in cui al dire il vero evitavo di passare davanti allo specchio.
abbiamo compiuto 5 mesi da qualche giorno (io, pappalupino e la nuova inquilina, la panza).
ho preso 4 chili dall'inizio della gravidanza, la pancia c'è ma ancora qualcuno insiste a dire: "ma non si vedeeeeeeee, daaaaaaaiiiiiiiiiii", come se volessero consolarmi anziché farmi sottintendere che normalmente mi vedono così: in formato scaldabagno.
mettiamoci che l'abbigliamento invernale non aiuta a sentirsi leggiadre e svolazzanti, ma ricalca ingombro e goffaggine.
e infine mettiamoci che non faccio tinte da 5 mesi e che i miei capelli cominciavano a richiamare l'immagine di un mocio vileda. e anche le sfumature grigiastre, del mocio vileda.
mi ha preso uno sconforto totale, immane. non potevo neanche entrare e comprare quella meravigliosa gonna a ruota con stampa di farfalle, perché era modello anni 50, strizzatissima in vita. (be' un occhio alla vetrina l'avevo buttato...)
insomma...

ho trovato questo rimedio:



la qualità dello scatto è scadente, sorry. ma era per rendere l'idea.

taglio netto.

e in questo momento per me rappresenta molto di più della leggerezza di una nuca nuova di zecca. ma questo alle donne non bisogna spiegarlo.


mercoledì 11 marzo 2009

spazio sponsor

vorrei sponsorizzare un blog candy di passodoppio

si trova in questo post.

e vorrei anche mettere la simpatica immaginetta...

ma non capisco perché non me la carica...

va be'...


uff

Di carrozzine, passeggini e ruote che girano -- 3

...e quando meno te l'aspetti
qualcosa si rischiara
capisci che la ricerca
ha preso una giusta direzione.

e non è la razionalità a dirtelo
ma una sana dose di buonsenso materno
intriso di solidarietà coniugale

http://www.youtube.com/watch?v=pUjUFpkecXk

...e forse una massiccia percentuale di ormoni in visibilio...


la domanda è: quali sono i gadget inclusi nel pacchetto?

martedì 10 marzo 2009

Di carrozzine, passeggini e ruote che girano -- 2

io, sospirando: "sono preoccupata... non vengo a capo della questione passeggino".
MM*: "amore, non è una tragedia, vedrai che sceglierai per il meglio. quello che puoi fare è concettualizzare il problema..."
io: "......"
MM: "...senza andare nel panico..."
io: "......"
MM: "...metti nero su bianco le tue priorità, visualizza la tua giornata tipo e deducine le reali necessità".
io: "......"
MM: "razionalizza i tuoi bisogni e lascia da parte tutto ciò che non è funzionale..."
io: "......"
MM: "...non è difficile, è tutta una questione concettuale".

io: "...dici?"


*MaritoMoribondo al momento affetto da virus influenzale

lunedì 9 marzo 2009

Venuto al mondo -- Margaret Mazzantini

ho finito ieri questo libro, uno di quelli che senti l'urgenza di possedere non appena ne leggi pochi accenni. un libro denso e poetico. lungo quanto una vita e leggero quanto un ricordo. vivido e immaginifico, struggente e ironico, doloroso. un libro che lascia tante porte aperte, proprio quando chiude il suo cerchio e il suo sipario.
è la storia di una donna, di un amore, di una guerra. di una maternità. mi ha scavato dentro una caverna di ombre a cui dare nome e di cui non sospettavo l'esistenza: desideri, debolezze, paure.
quanto fango tra queste pagine, quanta crudezza. quanta verità. e quanto amore.

venerdì 6 marzo 2009

Di carrozzine, passeggini e ruote che girano


durante l'attesa questo momento arriva per tutte.

che sia un prestito, un acquisto o un regalo a scatola chiusa, arriva per tutte le aspiranti mamme il momento di trovarsi di fronte al passeggino. che ho scoperto avere ormai nomi spaziali e avvenieristici tipo navicella e ovetto, il tutto supportato da telaio.
non è che io sia poi così matusa, ho anche fatto per anni la baby sitter, ma ero rimasta romanticamente legata all'elegante carrozzina di squisito design anni 50 e al pratico aggeggio da trasporto apri e chiudi che va bene da quando il pupo sta dritto a quando non gli peserà più il culetto e andrà per il mondo sulle sue gambe.
ma a parte linguistica e design, la cosa sconvolgente è che oggi l'offerta di StruttureDaTrasportoPerInfanti è talmente ampia da ubriacarti. non solo. ho capito che ci deve essere qualcosa sotto, interessi economici chiaramente, per cui la SDTPI perfetta non esiste in commercio.
anche se uno fosse disposto a spendere un cifrone non esiste nessun modello che incarni tutte le virtù che questo elemento indispensabile nella vita di una famiglia in allargamento dovrebbe avere.

la verità è che la scelta di questo benedetto aggeggio, che chiamare passeggino mi sembra ormai riduttivo, mi ha messo di fronte a quesiti&questioni piuttosto profondi.
ero con NonnaPapera e ZiaPollyArmstrong in giro per vari atelierbimbo per "farmi un'idea". ho iniziato dal primo amore visto al MoMA di ny: lo stokke, che oltre ad avere un design sensazionale e dei colori vitaminici, ha la caratteristica di trasportare il bambino ad un'altezza superiore rispetto agli altri passeggini, tenendolo fuori dalla portata dei tubi di scappamento e più vicino a quella dell'occhio di mamma e del mondo circostante. vado a vederlo, ma scopro che non è per niente agevole nella chiusura e apertura, nonché poco pratico nello smontaggio dell'ovetto dal telaio.
da lì è iniziata la via crucis per cercare queste altre caratteristiche senza perdere:
  • maneggevolezza nella guida
  • ammortizzatori anti sampietrino romano
  • vano inferiore abbastanza capiente
  • reversibilità della seduta
  • possibilità di rendere navicella e ovetto porta enfant o seggiolino da auto
benché abbia conosciuto simpatici addetti ai lavori e neomamme prodighe di consigli non ho ancora scelto il MIO. e dico mio e non suo o nostro perché la questione passeggino/carrozzina ha portato a galla questi benedetti quesiti&questioni riguardanti unicamente me e la mia maternità.
mentre ero lì a spingere passeggini, fingere di trasportare telai e immaginare di attaccare e staccare ovetti, ho iniziato a figurarmi la mia vita fra circa 5 mesi.
io tornerò. dopo questa parentesi newyorkese riprenderò la mia vita in italia, a roma, nella nostra casa al terzo piano. senza ascensore. più un altro piano di gradinata nel cortile.
e diciamocela tutta: non riprenderò proprio per niente la mia vita. comincerò una nuova vita. una vita di mammità. non riprenderò il mio lavoro, non avrò il tempo di inventarmene un altro -- almeno nel subito -- probabilmente le mie giornate, almeno durante i primi mesi saranno un'isterica ricerca di soluzioni ai problemi più banali che una creaturina indifesa e totalmente dipendente da me mi farà sorgere. probabilmente, nella migliore delle ipotesi, le uniche attività quotidiane fuori casa saranno andare a fare la spesa piuttosto che una capatina al parco.
mi sono vista, in questo sogno a occhi aperti, tra le vie del quartiere, gravata da borse di pannolini e buste di broccoletti che non entrano nel vano contenitore preposto del passeggino; mi sono vista a rincorrere mele rotolanti per strada, mentre il passeggino incustodito con bimbo urlante scivola pericolosamente verso l'attraversamento pedonale perché non ho inserito i freni delle ruote; mi sono vista ai piedi della gradinata del cortile a mantenere con un piede l'ovetto mentre cerco di chiudere il telaio inceppato e, riuscendo nell'impresa, a imbracarmi telaio sotto il braccio, borse mia e di pappalupino sulle spalle, busta di broccoletti e mele recuperate nella mano restante e partire alla volta della torre incantata in cima ai cento gradini e lì... rendermi conto di aver viaggiato troppo leggera perchè l'ovetto è rimasto nel cortile.
pensavo a tutto questo con sguardo perso fra gli scaffali di tiralatte elettrici, ascoltando il ronzio delle spiegazioni del commesso sulla funzionalità di una cappottina in tessuto idrorepellente.
avrò diritto o no al MIO PassegginoPerfetto, alleato nel tentativo di sopravvivenza???
...qualcuno mi dica che esista... e mi faccia anche il preventivo, pago in contanti. subito.

mercoledì 4 marzo 2009

stop alle scommesse

eccomi di ritorno.
spero di aprire un post sulla permanenza a casa dei miei perché ci sta tutto, ma adesso c'è una priorità.
ieri abbiamo fatto la morfologica e vedendolo sonnecchiare e assestare calci mi sono ritrovata a versare fiumi e fiumi di lacrime... mi chiedo se anche quando ce l'avrò in carne e ossa avrò queste reazioni disarmanti.
comunque era tutto a posto e ciliegina sulla torta abbiamo saputo il sesso:

MASCHIETTO!!!

quindi è proprio un pappalupino, come ho sempre sentito io... ma sarà vero che la gravidanza apre i canali del famigerato sesto senso?

una cosa è certa. quello che mi suggerisce ora, in questo attimo innevato e azzurro nell'algida new york, è che non c'è felicità più grande. e mi commuovo ancora, perché ho quasi paura a dirlo, e tremo, ma ho capito finalmente la meta del mio tanto zingarare: custodire un paio di piedini incrociati come quelli dell'uomo che amo e una manina che si fa i grattini in testa come la mia.