mercoledì 11 febbraio 2009

Il primo trimestre -- cravings e favole

sin dai primi giorni, oltre al naso, anche le mie papille gustative sono andate in fibrillazione. e quindi ho vissuto questi ping pong tra le suggestioni olfattive più o meno gradevoli e gli assaggi con esiti più o meno esaltanti. ma una sensazione che mi ricordo bene e che mi faceva sorridere da sola come una scema era che ogni volta che avevo una voglia mi raccontavo una favoletta.


mi spiego meglio.


all'inizio pensavo a questo mistero che stava avvenendo nella mia pancia come all'impasto profumato di un prodotto da forno. mi faceva tenerezza pensare al mio pappalupino come a una pagnottina. io ci avevo messo il mucchietto di farina, avevo fatto la conchetta e il MaritoMastroFornaio aveva aggiunto l'acqua a piccole dosi, finché la pagnottina aveva preso la sua consistenza. l'attesa una lunga notte di lievitazione. ecco perché a volte si usa l'espressione di sfornare il marmocchio. i conti tornano.
era una favola che mi raccontavo spesso nei primi tempi e quando sono iniziate ad arrivare le voglie sono anche partite le mie fantasticherie su tema e ho iniziato, un po' per gioco e in fondo in fondo credendoci, ad associare i cibi che desideravo alle parti del corpo che potevano richiederne dosi abbondanti.
per esempio sin dall'inizio ho avuto un'immediata necessità di latte. l'ho sempre bevuto la mattina, ma rigorosamente accompagnato da una caffettiera da quattro di caffènerobollente, non l'ho mai concepito di per sé. e invece già dai primi giorni di gravidanza ho iniziato a sognarlo anche di notte. e allora mentre bevevo dal mio tazzone mi accarezzavo la pancia e mi raccontavo che in quel momento stavo impastando le ossicine del mio pappalupino.
poi è stato il periodo dell'aglio, mi è capitato di metterlo persino crudo nell'insalata... magari non lo mangiavo proprio, per amore del prossimo, ma già l'odore diffuso sulle pietanze m'inebriava e mi "saziava" e lì mi figuravo il suo cuoricino che iniziava a prendere forma e pulsare.
poi il periodo marmellata. io che al massimo ne mettevo un velo sul pane e odiavo i grumetti di frutta a pezzi, ero capace di mangiarla dal barattolo col cucchiaino (perversione sotto la quale mi era capitato di soccombere solo con la nutella). sicuramente stavo impastando il fegato, quell'organo strano, magari non tra le priorità nella creazione di un individuo, ma il mio pappalupino è precoce, che ci posso fare.
insomma è andata avanti così per un po', ammetto che a un certo punto le mie associazioni sono diventate più che altro delle arrampicate sugli specchi, ma la cosa mi piaceva e così ho attraversato il periodo pomodori, quello cetrioli, quello sedano, quello patate e quello limone.

tutte queste romantiche fantasticherie si sono poi tinte d'inquietanti sfumature quando ho iniziato a desiderare cose strane mai mangiate prima. e si sono accese di luci rosse quando ho dovuto mangiare un intero avocado, annoverato fra i cibi afrodisiaci per eccellenza.
forse, a pensarci bene, lì pappalupino ha avuto poca voce in capitolo, cuore di mamma.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

incredibili le cose che non sopportavo e che invece nelle mie gravidanze ingurgitavo allegramente con aria soddisfatta...
Mi hai fatto sorridere. carinissimo il tuo blog

Miss M. ha detto...

carinissimo questo post!
io non sono mai stata incinta, ma una mia amica beveva una quantità assurda di frullati di banana con latte e marmellata di ciliegie! troppo dolce!

Anonimo ha detto...

Bellissia l'immagine della pagnottina :)

Extramamma ha detto...

Sei molto fantasiosa nelle voglie: io sognavo solo pomodori ripieni di tonno, solo quelli. Meravigliosi. A ripensarci ancora mi agito!