giovedì 10 febbraio 2011

Riflessioni sulla madre tigre

voi la conoscete la madre tigre?
io ho letto giorni fa questo articolo, e sono rimasta interdetta per un po'.
in pratica negli stati uniti (e dove, se no?) è uscito un libro, qualcosa come "l'inno di guerra della mamma tigre", in cui un'elegante e acculturata donna di origne cinese, tale amy chua, docente, credo, a yale, spiega il proprio concetto di educazione dei figli, con esempi tratti dalla propria vita familiare e dal proprio rapporto con le due figlie.
da indiscrezioni pare che le poverette siano costrette a ore e ore di pratica sugli strumenti musicali, senza poter nemmeno andare a fare la pipì, che alle due siano negati svaghi, tv e videogiochi (a dire il vero questo non mi sembra molto drammatico ;) ), uscite con i compagni di scuola o pomeriggi a giocare con i genitori e che si richieda loro la massima applicazione in ogni disciplina scolastica per il raggiungimento del massimo dei voti, a costo di punizioni come la permanenza in un angolino fuori da casa al freddo, e via di seguito. pare che, ricevendo una volta un bigliettino di auguri fatto a scuola dalla figlia di tre anni, la chua l'abbia gettato perché non abbastanza frutto di impegno e lavoro. tutto questo perché la madre tigre ritiene che la più importante funzione educativa del genitore sia indirizzare i figli all'eccellenza culturale, perché un domani non venga loro preclusa alcuna strada professionale.

ecco, parliamone. ovviamente non avendo letto il libro non mi sento di esprimere giudizi sulla madre in questione, ma uso la notizia semplicemente come pretesto. perché nonostante momo abbia solo 19 mesi e l'idea che sia grande e debba cercarsi un lavoro e avere una vita professionale, mi sembra seriamente fuori dalla mia ottica, io ci penso quotidianamente a quanto le nostre azioni di genitore influiscano sulla sua realizzazione futura, su quanto l'educazione che cerchiamo di trasmettergli possa in qualche maniera fare di lui una persona felice o meno.
l'ho detto: ho affiancato le parole realizzazione e felicità.
ma qui per cavarci qualcosa dovremmo capire cosa significa per noi realizzazione e cosa felicità.
in soldoni, mi sentirei di dire che per me la realizzazione di un individuo non coincide come comunemente si è portati a esprimere con un obbiettivo professionale. è vero, il lavoro prende gran parte della nostra giornata e se rappresenta anche un'espressione di una nostra passione può farci sentire realizzati, è vero anche che spesso "realizzarsi" professionalmente si accomuna all'avere una stabilità economica, e questo, diciamocelo, rende serena la vita.
ma
ma
ma siamo davvero sicuri che i nostri figli vorranno poi sentirsi realizzati facendo i pianisti o gli intellettuali o i manager? posto che sia umanamente impossibile dare davvero le basi perché possano fare qualsiasi cosa -- perché se stanno otto ore al giorno col violino in mano non potranno magari coltivare il disegno o la danza -- secondo quale criterio scegliere una disciplina piuttosto che un'altra?

ma soprattutto, siamo certi che pur avendo la fortuna di pescare la strada giusta per i nostri figli, ne faremo esseri felici?
o semplicemente stiamo attuando una pura e semplice sindrome di onnipotenza che ci fa credere che tireremo i fili delle loro esistenze "a fin di bene"?

che ne pensate?
io, forse si è capito, vorrei tanto, lo spero, me lo auguro, che momo e i figli che verranno, se verranno, saranno individui felici. e mi sento molto serena nello scegliere un'altra via educativa. perché non penso che sapere tutto e tanto renda migliori, piuttosto mi piacerebbe insegnare loro con la pratica quotidiana cosa rende diversa la vita di un essere felice e di uno infelice. l'amore. e l'amore non ha niente a che vedere con l'ansia da prestazione, con la prospettiva di eccellenza professionale. l'amore è dedizione, ascolto, cura, passione, tentativi (falliti, anche), comprensione, accettazione (dei difetti, anche), impegno, errori, perdoni, sorrisi, gioco, sorrisi e ancora sorrisi.

forse sono una mamma poco ambiziosa, forse sono stata una donna poco ambiziosa, perché  non sono diventata "importante" a livello sociale e professionale. non ho raggiunto tutti gli obbiettivi che via via in passato mi ero prefissata. mi sono concessa la possibilità (e me l'hanno concesso, insegnandomelo, i miei genitori) di sbagliare, cambiare, tentare e mollare per un'altra strada. di correggere il tiro e di gettarmi a capofitto nelle avventure che mi si presentavano. e poi di scegliere.
ma questo non mi ha impedito di realizzarmi. non credo oggi di essere più felice di una donna che ha realizzato la propria carriera (o quella che i genitori avevano scelto per lei). ma sono felice, senza paragoni 'ché non ne ho bisogno. felice dei miei obbiettivi, di quelli raggiunti e di quelli che quotidianamente mi prefiggo. felice delle relazioni che ho. felice di potermi svegliare la mattina e scegliere di sorridere, perché ne ho tanti motivi.

23 commenti:

PaolaFrancy ha detto...

avevo già letto di questa cavolo di mamma tigre in un post di claudia, la casa nella prateria.
e rimango della mia idea: preferisco non educare mio figlio secondo schemi prestabiliti, che impongano divieti come quello della mamma tigre o troppe concessioni.
educo mio figlio con l' istinto - come fanno gli animali - ma anche con l' amore, come ogni essere umano dovrebbe fare.
certo, spero che nella vita mio figlio trovi la sua strada (quale madre non lo vorrebbe?) ma non credo assolutamente che la trovi con quel metodo.
secondo me sarà in grado di arrangiarsi, sfidare i suoi limiti, realizzarsi solo se si sentirà sicuro delle proprie forze e sostenuto da chi lo ama(ma libero).
questo è quello che cercherò di fare, seguendo il mio istinto di "mamma animale", ma dando tutto l' amore che posso.

paola

Anonimo ha detto...

Condivido la tua idea completamente e vorrei anche aggiungere una riflessione. E'un discorso molto complesso perchè mette in campo il proprio stile personale di relazionarsi alla vita, in generale e non solo all'educazione dei propri figli.Quello che personalmente cerco di fare, ora che sono piccoli, è "seminare" stimoli di diversa natura e avvicinarli alle cose che mi appassionano e che io trovo belle da vivere, dentro le quali "fare esperienze" con la speranza che ad un certo punto si possa accendere una scintilla di passione e possano trovare la strada per trovare un loro talento autonomamente. Che poi si tratti di arte, scienza, tecnologia o altro l'importante è che scatti quella scintilla. Ed è a questo punto che occorre educare anche a essere rigorosi (e guardandosi in giro, ne abbiamo davvero necessità...). Intendo dire: man mano che crescerenno allora, si ci sarà da insegnare anche che le cose da imparare richiedono anche impegno e disciplina e anche responsabilità, che occorre impegnarsi per raggiungere un obiettivo ma non nell'ottica della "prestazione" ma nell'ottica della bellezza di realizzare un progetto. Questa ottica è molto diversa dal tentare di spingere verso uno standard di qualità che mi prefiggo come genitore e che poi impongo. La comprensione della necessità di dedicarsi alle cose in modo rigoroso, per come la penso io, va calibrata e commisurata con l'età , con gli strumenti cognitivi che man mano crescono con loro e per me deve sempre essere comunque accompagnata con la presenza e il sostegno affettivo. Buttare un biglietto di auguri di una bimba di tre anni per mancanza di impegno da parte della bambina, non ha alcun senso...

caia coconi ha detto...

@anonimo grazie del commento perché pone l'accento sul rigore, che forse dal mio post non traspare, ma anch'io reputo fondamentale. perché poi, come in tutte le cose non bisogna fare bianco o nero: lassismo contro nazismo.
considero fondamentale comprendere le fasi che un figlio attraversa per "dosare" gli stimoli e anche il rigore per raggiungere un obbiettivo.

@paola mi piace la mamma animale, anch'io mi ci sento. ma non senza l'umanità. ritorno a quello che dicevo sopra: non si fa lo schieramento delle mamme tigri contro le mamme molli, ma si tende all'equilibrio... ognuna secondo il proprio istinto, son d'accordo ;)

Fabi ha detto...

Chi ti scrive è sicuramente una donna poco ambiziosa lavorativamente parlando: quando sono rimasta incinta del mio primo bimbo ho deciso di lasciare il lavoro e tutto quello che ne derivava, per poter fare la mamma. Ecco, la mia più grande ambizione era fare la mamma. Fortunatamente lo sono diventata due volte e non mi pento affatto di aver sacrificato la "carriera", se di carriera si può parlare, per i miei due tesori. Spero di riuscire ad incuncare loro che i valori, il rispetto, l'educazione, la felicità e la realizzazione personale non si ottengono con la forza e con le costrizioni (obbligandoli a farli diventare ciò che vogliamo noi e non seguendo le loro reali e naturali inclinazioni), ma si ottengono dando loro valori, rispetto, ed educazione. Certamente non è un compito facile ma l'impegno da parte mia è il massimo che potrei metterci.
Un abbraccio

Owl ha detto...

Anch'io ho letto di questa madre. Non ne condivido i metodi, ma stiamo parlando di una cultura molto diverse dalla nostra, dove la professione e il realizzarsi fa la differenza molto più che da noi. Premesso questo, anch'io mi muovo sulla linea dell'istinto. Anche perchè mi stavo "incartando" nella paura di essere o troppo lassista o troppo nazista (proprio come hai detto tu). Quello che sto cercando di fare è di osservare come mio figlio risponde agli stimoli che cerco di dargli. Cerco di non forzarlo, ma allo stesso tempo di fargli apprezzare la gioia di portare a termine la cosa che ha intrapreso. Ora è ancora piccolo, nel tempo ci evolveremo insieme spero. Scusa la lungaggine!!

Mrs. Owens ha detto...

Spesso, molto spesso guardo i compagni delle mie figlie e mi accorgo che hanno molti più impegni loro di un capitano d'industria.
Penso che ogni genitore voglia fare in modo che suo figlio abbia tutte le porte aperte, come per tutte le cose però si tratta di non strafare ne in un senso ne nell'altro.
Se come giustamente dici tu passerà ore al violino non saprà mai se ci sono delle cose che preferisce, anche perché le cose che molti impongono ai figli sono frutto dei loro desideri e delle loro ambizioni.
Io da parte mia ho scelto di dargli un infarinatura generale delle possibilità, se poi una balla come la Fracci o canta come Mina emergerà in ogni caso.
Solo un piccolo episodio : nel nostro piccolo una delle ragazze adora disegnare, é molto più brava del resto della famiglia e frequenta un istituto artistico.
Adora visitare mostre e musei, siamo state a Milano a vedere Dalì, che non rispecchia molto il mio genere, fin dal primo quadro si é illuminata, io e la piccola eravamo un po' sul saccente/annoiate...
(lo so era Dalì, mi scuso),
lei si gira e mi dice :
ma non vedi l'espressione di quella ragazza che si libbra nell'aria?
Ho cominciato a vedere i quadri con i suoi occhi e mi sono proprio piaciuti!
Ma soprattutto mi é piaciuto l'entusiasmo che aveva nel poter vedere le opere di un pittore importante e il fatto che questa sua passione sia frutto del fatto che lei é un individuo a se stante, influenzabile si, indottrinabile anche, ma con i suoi gusti e le sue preferenze.
In grado di influenzarmi con la sua passione per l'arte.
Ludo

pollywantsacracker ha detto...

guarda caia, la vedo proprio come te. io vorrei che le mie figlie fossero felici, il punto è che non posso preconfezionare loro la felicità. chennesò io di cosa le renderà felici tra vent'anni? quindi io mi sono imposta solo un paio di punti saldi: 1) insegnare loro a pensare con la propria testa, sempre e comunque (per questo niente tv e niente parrocchia, per ora); 2) rispettare le loro scelte, sin d'ora. non sono delle scatole vuote da riempire. certo, hanno bisogno di una guida e di alcune regole; 3) c'è qualcuno che le ama a prescindere: io. questo è quanto. poi probabilmente non vinceranno mai le olimpiadi.

Carpina ha detto...

Avevo letto da Minerva questa storia della mamma tigre, e mi si è accapponata la pelle a leggere quel che questa tipa fa con le sue due figlie.
Io sono completamente d'accordo con l'equilibrio tra regole e libertà, per crescere sereno, felice, appagato, e avere la libertà di vivere anche sbagliando e aggiustando, in un divenire ch'è la vita stessa.

Un abbraccio!
carpina

MelodiaNotturna ha detto...

Secondo me un simile comportamento porta i figli al suicidio al primo insuccesso. Come diceva la mamma di una mia grande amica: "Meglio un asino vivo che un dottore morto"

C'è da dire che non tutti possono diventare di successo perché c'è più bisogno di operai numericamente parlando che di imprenditori.
Non è detto che anche impegnandosi al massimo i risultati arrivino, a quel punto che si fa se si è puntato solo su quello?
Non rimane altro che fare seppuku

Murasaki ha detto...

Avevo letto anch'io di questa "madre" e mi aveva ricordato un aneddoto raccontato da un amico odontotecnico.
Il suo studio di tanto intanto accoglieva dei tirocinanti dall'istituto tecnico. Una volta arrivò un ragazzo cinese. Per il suo 18esimo compleanno gli fecero trovare una torta: lui scoppiò a piangere perché nella sua famiglia certe futilità non erano contemplate. Tutto era solo un dovere, non c'era spazio per nient'altro oltre allo studio!!

E' proprio una cultura della famiglia che non comprendo...

diana ha detto...

avevo letto articoli su questa mamma tigre.....e ne sono rimasta sconvolta.
i figli non debbono essere robot che corrono dritti verso un obiettivo, ma persone che vivono la loro vita pienamente dedicando il giusto tempo alle cose e sviluppando il cuore....che secondo me è il centro di tutto.
Io ai miei bimbi insegno ad usare il cuore....il resto arriverà da sè!

Francesca ha detto...

lontanissimo da me! e non penso di sbagliare, mi piace trattare i miei figli come io vorrei essere trattata. con rispetto, pazienza, disponibilità! Siamo madri, non allenatori!

simplymamma ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
simplymamma ha detto...

non conoscevo questa storia della mamma tigre e diciamo che da pianista già aver letto che dovevano studiare forzatamente mi ha fatto venire il mal di stomaco perchè di una cosa ti assicuro così non faranno mai le musiciste e non andranno nemmeno a godersi un concerto. io non so cosa mia figlia farà da grande e se io sarò in grado di aiutarla nella sua realizzazione col mio educarla ma una cosa è certa per me sarà una donna soddisfatta se saprà osservare un tramonto ed emozionarsi, se saprà sciogliersi in un abbraccio, se saprà sorridere e sostenere un amico, se saprà stare in paco con se stessa. lo so tutto questo non dà lo stipendio ma sono sicura che guardare la vita col cuore alla fine apre qualsiasi porta tu voglia attraversare.

Fi ha detto...

Io sono stata cresciuta da una specie di mamma tigre... Forse non ai livelli descritti dall'articolo, ma nel sistema valoriale di mia madre la nostra realizzazione professionale doveva essere al primo posto. Non sono riuscita a essere all'altezza. E nel momento in cui ho avuto la possibilità di scegliere ho mollato tutto e sono diventata una mamma "luna piena"! Eppure forse non riuscirò a essere mai serena perchè porterò con me un grande senso di fallimento... Per mia figlia, l'unica grande guida è l'amore che nutro folle per lei. Però concordo con l'importanza di insegnare la perseveranza, anche se... con tutta calma!

Giulia ha detto...

non so se questa mamma tigre ha fatto la sparata in cerca di pubblicità, o se crede davvero a quello che dice.
a me sembra grottesco.
io ce la metto tutta per crescere mio figlio con semplicità e affidandomi all'istinto. a me basta che alzi un sopracciglio.
non sono per il permissivismo spinto, che plasma dei rammolliti, nè per i metodi duri, che creano degli infelici e dei frustrati (a meno che il bambino in questione sia superdotato, cosa che nessuna mamma dovrebbe dare per scontata).
con me, insomma, sfondi una porta aperta.

e poi con che faccia impongo a mio figlio rigore e disciplina militari nell'ottica del successo, quando io per prima penso che la felicità sia un'altra cosa?

Ornella ha detto...

Sei simpatizzante di Fini - Fli?
Vedo la pubblicità qui a fianco.

Niente di male, eh! Solo curiosità..

Elena Galli ha detto...

wuasi quasi vado a comprarmi il libro per capire davvero 'sta matta.
Io sono per la via di mezzo.
Sono per la disciplina, per dare loro la possibilità di imparare a suonare degli strumenti musicali, di fornire loro degli strumenti e poter poi scegliere serenamente. Perchè se alla fine mio figlio decide che per lui la felicità è fare il barman piuttosto che il manager, ben venga!
Credo che non ci siano delle categorie che si possano definire a priori più felici di altre. Quindi io credo nelle regole, nel rigore come anche molto nel gioco, nella spensieratezza e la comunicazione.
Poi una via giusta non la so...spero anche io, come tutte, di crescere una persona che sappia essere felice.

MammaMaggie ha detto...

Questa cosa della mammatigre mi ha parecchio inquietata, quando l'ho letta. Più che una mamma sembra una personal trainer. E mi sento molto lontana dalle sue idee. Sono convinta proprio del contrario: a mio figlio voglio dare tanti strumenti, ma anche tutto lo spazio che gli serve per provare a usarli in libertà, aiutandolo a scegliere la sua strada.
Per il resto: ho scritto un paio di post sul mio blog sulla protesta delle donne di domenica. Vorrei che facessimo qualcosa tutte insieme. Che dici? Ci proviamo?

Mamma Cattiva ha detto...

Mi sono fatta un'opinione tutta mia della mamma tigre da una parte e della mamma anarchica dall'altra. Credo che chi si rifuggia in un modello estremo scelga di semplificarsi la vita per non sbagliare mai, per avere sempre un'unica soluzione, estremizzando "ti vieto tutto" o "ti permetto tutto". Sono secondo me modelli pericolosi per chi li subisce proprio perché trasmettono una visione limitata delle possibili scelte. Scegliere invece di servirsi da uno scaffale di possibilità ti rende più flessibile, a te genitore e ai figli. Personalmente ho scelto di impormi delle regole ma mi concedo anche delle eccezioni senza sentirmi troppo in colpa. Normalmente sono più rigorosa dove la sopravvivenza comanda e più morbida nelle situazioni che mi premono meno, a cui do meno valore. E non è detto che quello che è vitale per me lo sia per un altro genitore.
Mamma tigre crescerà un figlio performante e mamma anarchica uno spirito libero ma forse i bambini felici sono quelli in mezzo.
Ti abbraccio.



.

Mamma Cattiva ha detto...

Ooops mi è scappato un "rifuggia" romanesco ;))

Francesca ha detto...

Ho sentito di questa cosa della madre tigre alle "invasioni barbariche", e sono rimasta un po'agghiacciata..secondo me l'insegnamento di questa madre tigre parte da un punto di vista per me sbagliato:che per essere felici bisogna realizzarsi professionalemente, ed eccellere.Questo è frutto di una società aggressiva basata sulla competizione, sull'arrivismo e sulla spinta a cercare la felicità attraverso la carriera.Tutte cose che io considero limitanti e anche sbagliate,e che creano una società di depressi e insodisfatti.Un individuo, soprattutto un bambino, esiste e puo'essere felice semplicemente perchè E'.Punto.Con le sue passioni, i suoi limiti e le sue bellissime imperfezioni.Io sono per poche regole da insegnare con fermezza e rigore,e poi per il resto sono per la libertà di scelta, e la serenità nell'accettare quello che si è.

Anonimo ha detto...

non sono una mamma, ma sono una donna - o ancora ragazza, non lo so - e questo post oggi mi ci voleva proprio. grazie per averlo scritto.