martedì 14 luglio 2009

Incubi -- di nidi e di post partum

ieri notte ho fatto un incubo terribile.
ho sognato di andare a prendere momo al nido dell'ospedale. nel sogno io ero stata dimessa dall'ospedale mentre lui era stato trattenuto per non so quali ragioni. mi presentavo ad una specie di bancone accoglienza e chiedevo del mio bambino. una gentilissima signorina con divisa da hostess, sorriso smagliante e capigliatura svolazzante mi diceva che i bambini erano stati tutti dimessi, il mio giacomo pure.
ma a me non l'hanno dato...
sì, sì, i bambini son stati dimessi tutti. non c'è più nessuno nel nido.
ma a me non l'hanno dato...

improvvisamente io mi sentivo tutta dentro di me. cioè era come se l'inquadratura del sogno adesso avesse come unico soggetto me. e improvvisamente mi vedevo sporca e trasandata. avevo di nuovo i capelli lunghi come un tempo, ma unti e flosci sul viso, quasi degli stracci addosso. e avvertivo netta la sensazione di perdere il senno. mi veniva da ridere, poi da piangere. pensavo che mi avevano perso momo, che non c'era più. e sentivo rimbombare distorta la voce della receptionist che mi chiedeva se andava tutto bene ridendo sempre più sonoramente.
io sapevo che stavo impazzendo e cercavo di distogliere lo sguardo da quella donna per cercare mio marito, cercavo di aprire la bocca per dire qualcosa, ma sentivo la follia che s'impossessava di me come un flusso raggelante che mi pervadeva lentamente.

al risveglio ho sfogato tutto con un pianto liberatorio, perché invece momo era nel suo lettino accanto a me che faceva i suoi mugugni notturni.

poi alla luce del giorno mi sono resa conto che quello che sto elaborando è quello che abbiamo vissuto nei primi giorni di vita di giacomo. all'ospedale dove ho partorito non c'era il rooming in. a dire il vero l'ho scoperto tardi, quando già avevo preso contatti con ostetrica e ginecologo. ed essendo la mia una situazione logistica un po' particolare visto che sarei tornata a roma a poche settimane dal parto, non me la sono sentita, una volta qui, di cambiare ospedale, ostetrica e ginecologo per questa ragione. innanzitutto perché nel turbine del rientro da new york non sapevo dove andare a sbattere, un po' perché pensavo che l'equipe medica fosse fondamentale perché il parto era la cosa che mi spaventava di più, un po' perché l'ostetrica mi aveva promesso che avrebbe fatto in modo di farmi lasciare il bambino un po' di più visto che avevo prenotato una stanza singola e non avrei dato fastidio a nessuno, infine perché, a sentire chi del rooming in aveva usufruito, non sembrava male avere il tempo di recuperare prima del rientro a casa dove il contatto con il bambino sarebbe stato ventiquattr'ore su ventiquattro.
ho fatto la donna matura che valuta pro e contro, non si fa prendere dall'isteria dell'istinto e decide razionalemnte per il male minore: sono andata a partorire lì, ospedale che avevo scelto anche per la presenza del reparto TIN.
il risultato è stato che subito dopo aver partorito (il parto lo riservo ad un altro post, perché quello invece lo devo ancora elaborare) alle 9 di sera, momo mi è stato portato via, con la speranza non garantita di rivederlo alle 6 della mattina dopo, quando tutti i bambini del nido venivano consegnati alle mamme per la prima poppata mattutina.
quella notte non ho chiuso occhio, tra dolori, adrenalina e paura che potesse essere successo qualcosa a momo, o che durante i controlli fosse venuta fuori qualche complicazione di cui non sarei stata avvisata fino alla mattina dopo. immaginerete la reazione quando, non appena ho sentito il rumore delle rotelle delle culle nel corridoio e ho mandato mio marito a prendere immediatamente il nostro piccolo (io ero semimmobilizzata a letto), ho sentito la voce dell'infermiera che diceva che giacomo non c'era, che era presto perché me lo portassero.
sono scesa immediatamente dal letto, piangendo, arrancando come una povera disgraziata. mio marito s'informa, cerca di capire, quindi mi trova una sedia a rotelle e andiamo al nido perché il motivo per cui momo non ci era stato portato era per carenza di culle.
io ormai piangevo senza freni, parlando con l'infermiera che si rifiuta di darci il bambino per portarcelo in camera e mi concede solo di provare ad allattarlo nella stanzetta attigua al nido adibita a tale scopo.
lascio la sedia a rotelle e non so con quali forze mi siedo su una di quelle sedie da sala d'attesa attaccate le une alle altre, gomito a gomito con le ragazze con cui la sera prima mi ero ritrovata, compagna di barella, a condividere lo stordimento di quei primi momenti successivi al parto. mio marito non era ammesso in questa stanzina, quindi ancora non può vedere suo figlio.
l'infermiera mi da momo tra le braccia e io non riuscivo a smettere di piangere perché mi sentivo sola, mi sentivo fragile, avevo paura che mi cadesse dalle braccia. ero scomoda, dolorante e lui mi sembrava pesantissimo. volevo spogliarlo per vedere com'era, se era il bambino che per qualche istante mi aveva riscaldato il cuore la sera prima, ma sono riuscita a malapena a togliergli un calzino per contare mille volte, con gli occhi offuscati, le ditine, senza riuscire a essere certa che fossero cinque.
alzando lo sguardo vedevo le altre mamme più o meno allegre e sorridenti che avevano già attaccato il figlio al seno. allora ci ho provato anch'io.

e momo non mi ha voluto. era tranquillo e sonnacchioso, non ha pianto neanche un istante. dormiva e io mi vergognavo di questo capezzolo inerme accanto alla sua bocca serrata. mi veniva solo da piangere.
poi è scaduto il tempo e me l'hanno tolto dalle braccia. il calzino che gli avevo tolto è rotolato per terra dalle mie ginocchia e io non sono riuscita neanche a piegarmi per riprenderlo. mi è rimasto il calzino bianco spaiato del suo primo giorno.

adesso finalmente ho scritto tutto.
questa è precisamente la mia prospettiva. questo è quello che ho vissuto io. così.

non è colpa di nessuno. è andata così, ma sarebbe potuta andare meglio.
forse sono stata un po' leggera a non pensare di garantirmi per il post-partum una situazione più protetta. eppure ce l'abbiamo messa tutta. all'inizio ci avevano detto che il rooming in c'era. avevamo anche questa stanza singola in cui mio marito ha potuto dormire per stare con noi sin dall'inizio, ogni istante. e ci sarebbe stato a maggior ragione se avessimo avuto momo con noi tutto il tempo. per lascirmi riposare e recuperare le energie dopo il parto.

quei primi giorni sono stati una forsennata altalena emotiva durante la quale ho avuto momenti di felicità estrema e di angoscia attanagliante. chi veniva a trovarmi mi diceva che non sembrava avessi partorito poche ore prima, mio marito mi ha soprannominato leonessa per tutta la forza che avevo tirato fuori. ma io non mi voglio dimenticare tutta la fragilità che c'era dietro i ruggiti e i sorrisi. tutta la sofferenza che ho provato e le lacrime che ho versato, perché la prossima volta...

mi consola solo l'immagine che ancora ho stampata nella mente di quel primo sorriso burroso, la stessa smorfia che gli vedo ogni tanto illuminare il viso e mi conferma che di là, nella sua culletta, dorme proprio il mio bambino, la caramella di zucchero e mirtillo che ho partorito io.

19 commenti:

wasperina ha detto...

Caia, mi sono venute le lacrime a leggerti. Non aggiungo altro. Momo è lì con te. Ti abbraccio e ti bacio forte, hai una capacità di emozionare che è veramente forte, direi quasi "violenta"... coccola il tuo cucciolo tanto tanto

PaolaFrancy ha detto...

Caia, hai fatto benissimo a scrivere tutto ... credo che ora tu ti senta meglio ...

purtroppo quando si parla di post-partum si omettono tante cose, un po' per non far "spaventare" le future mamme e un po' perchè forse, quando tutto è passato, un po' ci si dimentica.
dico un po' perchè nel mio caso francesco è stato veramente trattenuto in ospedale per degli esami e quindi posso capire benissimo le tue paure di quella notte.
Penso di aver pianto per tre mesi di fila. E' stato tremendo.

Ma ora devi pensare solo che Momo è lì accanto a te. E che state bene.

Forza, questi maledetti ormoni non sono invincibili.
Un forte abbraccio, paola

Carpina ha detto...

Mi hai fatto commuovere ed emozionare...
e scrivere ti ha fatto sicuramente bene..
so bene come sono fragili ma forti i giorni del puerperio, e come possono impossessarsi di noi le paure che arrivano da ogni parte.
Ma basta guardare i propri cuccioli, e godersi ogni singola smorfia dei loro visetti, e tutto passa..

Marie Claire ha detto...

non l'ho ancora vissuto, il parto, ma non so perchè ti ho capita benissimo e compresa fino in fondo.
un abbraccio

passodoppio ha detto...

Scusa, ma in che ospedale sei stata?

Mammain3D ha detto...

Che brutta cosa... sfogati, rielabora, e poi cerca di dimenticare quella brutta sensazione e pensare a tutto quello che c'è davanti, alla strada che percorrerete insieme.
Ti capisco. Per tutte e tre le volte ho usufruito del rooming in, dovendo comunque insistere perché i tempi miei e dei miei bambini venissero rispettati. Perché, nella stessa struttura, 7 anni fa non erano ancora tanto dell'idea di lasciarci insieme proprio tutto il giorno e ancora meno la notte. La seconda e la terza volta è andata un po' meglio, ma, hai proprio ragione, talvolta bisogna diventare leonesse, nonostante la debolezza ed i punti...
Conosco mamme che per scelta lasciavano i bambini al nido per riposare, io invece ho sempre provato fortissima la necessità di averli vicini, per guardarli, toccarli e guardarli ancora, per capacitarmi che tutto fosse vero, per tranquillizzarmi col suono del loro respiro.
Spero che l'incubo ti abbandoni presto.
Un abbraccio

Nicky ha detto...

Commento appena smetto di piangere...

Bietolina ha detto...

ti capisco...

Elena Galli ha detto...

no ma questi sono da strangolare!!!!
ma certa gente proprio non ha il minimo di sensibilità.
Mamma che esperienza. Sono stata male a leggerti.
Ma, ti prego, cancella TUTTO e viviti il tuo momo a casa tra le tue braccia.
vi abbraccio forte

Nicky ha detto...

Nell'ospedale in cui ho partorito (e io vivo in una cittadina, e c'è solo quello) hanno tolto da anni la nursery e il bimbo te lo danno con te dal momento che lo partorisci. Sempre con te, 24 ore al giorno, notte compresa, notte che, ad esclusione della prima, dove il marito può rimanere, le altre sei da sola. Non nego che ero terrorizzata da questa eventualità (anche se ora darei qualsiasi cosa) e leggere questo mi ha fatto capire che ci vorrebbe una via di mezzo....

Capisco quando parli della "fragilità della leonessa". Anche io l'ho vissuta. In quei giorni e tutt'ora molti mi dicono che ho avuto e che ho una gran forza mentre dentro dietro i sorrisi forzati mi sento morire...

Scusa, ho scritto un papiro.

Un bacio grosso a te e uno tenero a Momo.

diana ha detto...

Mamma mia...ho la pelle d'oca!!!!!
L'unica cosa che mi sento di dire è che adesso il tenero Giacomo devi consumarlo di coccole e tuo marito deve consumare di coccole te!!!
Anch'io ho avuto una esperienza poco piacevole con le ostetriche del nido...tant'è che dopo i 4 giorni per il TC ho detto subito che volevo andare a casa....il ginecologo mi ha anche detto"Signora è sicura? Perchè è un po' dolorante e ha due gemelli...." Bhè meglio sole che mal accompagante!!

un abbraccio!!!!

Ondaluna ha detto...

Caia, ho riletto 100, forse 1000 volte le tue parole.
Volevo dire qualcosa, ma volevo scegliere le parole giuste. Sono passati i giorni, ma ancora oggi rileggo e non mi viene niente di quello che vorrei dirti.
Hai fatto bene a scrivere: ho scritto per tutta la mia gravianza, ho scritto quando è morto mio padre, ho scritto in ogni momento importante, e scrivere mi ha sempre dato un senso di ordine e di quasi-pace. Alcune cose ci mettono un pò di più prima di trovare il loro posto.
Quello che penso è che sei coraggiosissima. E che fai bene a non voler dimenticare, per una prossima volta o solo semplicemente per te stessa.
Mi confermi che prepararsi è importante, ma vivere le cose, poi, è tutt'altra storia (questo l'ho sempre pensato per me).
Mi emoziona la "bellezza" del tuo racconto, perché anche se triste, è pregno di vivida spontaneità.
NOn so se c'è un augurio da fare, per lenire questo dolore, ma se esiste, per favore, accettalo da parte mia.
Ti sono vicina, adesso, che non saranno ancora giorni facili, e spero anche dopo, quando "ti raggiungerò" in questa avventura.
Ti abbraccio forte forte.

solitaMente ha detto...

Anch'io vorrei scriverti qualcosa ma non vorrei rovinare tutto riportando banalità retoriche.Ti arrivi solo un abbraccio forte forte insieme a tanti baci per tutti e tre!
Arrivati?!?!?:)

Francesca ha detto...

hai tutte le ragioni del mondo a sentirti un pò spaesata per questa cosa...anch'io avrei reagito come te, se non peggio. I primi momenti sono i più importanti e te li rovinano così...dai, che adesso ce l'hai lì con te...che bello!
un bacio

Letizia ha detto...

Mi sa proprio che so in quale ospedale hai partorito perchè a me è successa esattamente la stessa cosa...anzi è anche imbarazzante la somiglianza tra il tuo blog ed il mio e, soprattutto, la somiglianza dell'esperienza. Io anche la ho vissuta malissimo...ne ho parlato qui se ti va di fare un salto: http://motheresebaby.blogspot.com/2009/04/separazione.html
Abbracci solidali

caia coconi ha detto...

grazie a tutte per le parole di conforto e supporto, in effetti l'unica reazione lenitiva è fare scorpacciate di coccole adesso e scacciare le paure.
del resto sapere di non esere l'unica fa sentire meglio. da un lato dispiace perché queste cose sono troppo frequenti, dall'altro però uccide il fantasma dell'irrimediabilità.

voglio aggiungere una cosa per
@ondaluna: riguardo il prepararsi, ho capito che nel mio caso sarebbe stato molto meglio sapere bene a cosa andavo incontro e quali potevano essere le mie necessità semplicemente per essere pronti a chiedere, a esigere talvolta, qualcosa di indispensabile, anche durante il parto vero e proprio, o per esempio preparare mio marito a chiedere quello di cui avevamo bisogno e che io non avevo energie e voce per chiedere, ma neanche per comprendere... è un po' contorto, ma credo davvero che nel mio caso una dose di sofferenza sarebbe stata risparmiata da una maggiore consapevolezza che, un po' per carattere, un po' per ragioni logistiche non sono riuscita a raggiungere.
quindi INFORMAZIONE, CONTATTO COL PROPRIO CORPO e con le PROPRIE ESIGENZE. questi sono elementi fondamentali. perhcé si vorrebbe avere l'idea romantica che il parto è la cosa più naturale del mondo e viene come viene, ma, se sei in un ospedale, non sei sola e il contatto col tuo corpo è spesso assopito da tutte le presenze intorno e la prassi ospedaliera.
bah...
@passodoppio l'ospedale è il FBF villa san pietro. non so se sia peggio di altri. per alcuni versi mi sentivo protetta lì e credo che ginecologo e ostetrica che mi hanno seguito siano stati fondamentali nel momento decisivo del parto quando ce la siamo vista un po' brutta, quindi non mi sento di dare un giudizio completamente negativo alla struttura... che dire? ma tu dove andrai?

Ondaluna ha detto...

Grazie Caia.
Grazie davvero.
Quello che dici, e che hai sperimentato sulla tua pelle è rincuorante. Non s come sarà per me, ma ho provato a prepararmi per raggiungere quello che hai scritto.
Speriamo bene.

Ondaluna ha detto...

Non so se si capisce, mi riferivo a "INFORMAZIONE, CONTATTO COL PROPRIO CORPO e con le PROPRIE ESIGENZE". La tua è una testimonianza preziosa.

Brigid ha detto...

ciao e un abbraccio forte per te e le altre mamme e i vostri bambini.
io non sono mamma ma mi sto informando un po' su questi temi e vorrei segnalare questo libro, di cui trovate informazione a questo link
http://www.altica.it/nati/libro.html
e da cui ci sono altri link interessanti su una diversa visione della nascita, come momento intimo, sacro, dove la donna è protagonista per le doti che la natura le ha regalato e non trattata come una malata da sottoporre a trattamenti che vanno contro il fluire spontaneo dei gesti a cui la natura da millenni ci ha abituato, e che le nostre cellule ancora sanno. per tutte coloro che ancora stanno per dare alla luce, il messaggio emozionante di questo libro, attraverso i racconti delle mamme, è che è le nostre cellule, il nostro corpo, sa perfettamente quello che deve accadere e che senza le interferenze delle macchine, le le voci "razionali" le luci forti e i guanti di plastica ciò può avvenire più serenamente.

abbracci
roberta