giovedì 4 novembre 2010

voglio dire la mia

ieri pomeriggio passeggiavo con momo.
ero andata a prenderlo all'asilo e ho voluto tornare a casa a piedi per avere il tempo di pensare un po'. pensavo all'italia bistrattata da chi dovrebbe difenderla, pensavo a questa città che ho scelto con slancio 10 anni fa e da cui vorrei soltanto fuggire, pensavo al mio sud da cui sono fuggita e che invece mi richiama, mi attrae e mi fa commuovere.
pensavo a tutte queste cose qui, avevo certamente la mia solita ruga in mezzo alla fronte e lo sguardo apparentemente accigliato. e mi ha fermato una donna bionda, con microfono e piccola troupe di ripresa televisiva al seguito. si è presentata come un'inviata di rai uno che chiedeva pareri sulla situazione italiana della famiglia. se esiste un modello di famiglia, ancora. se esiste la possibilità di credere in qualche modello, ancora.
e io come prima cosa avrei voluto piangere, perché le lacrime ce le avevo in tasca e poi invece ho detto qualche frase rassegnata, rammaricata. triste.
già.
però quando ci siamo salutate, un sacco di parole mi son rimaste in tasca assieme alle lacrime e ho voglia di buttarle giù.
perché la verità è che per scegliere ogni giorno con coerenza e positività di avere una famiglia, qui più che altrove, costa tanta fatica.
che la parità secondo me è stata una grande presa per i fondelli.
che questa società e questa politica, e questa moralità ci costringe all'isolamento, a essere diffidenti, a stipare le energie per le proprie emergenze, perché galleggiamo, o cerchiamo di farlo e non possiamo rilassarci mai.
che io vorrei avere quattro, cinque figli e ho 31 anni. potrei farlo, ma mi sento già vecchia e stanca.
che vorrei lavorare e lo faccio, ma significa far tardi la sera e riposare poco, significa scattare su tutte le furie appena qualcosa sfugge al mio controllo, significa arrovellarmi su come moltiplicare il tempo senza togliere nulla a momo, significa crescere un figlio con dei compromessi, significa ingoiare sempre qualche rospo. e significa non ricordarsi più quando è stata l'ultima volta che mi son seduta su un divano con mio marito semplicemente a chiacchierare e a coccolarci.
che io sono una donna forte, me lo riconosco, ma non sono invulnerabile.
che io sono una donna molto fragile e avrei bisogno di aiuto, ma non sempre lo riconosco.
che la famiglia per me è una grande cucina assolata, con un tavolo di legno grande e imbandito. con una mamma sorridente e un babbo aitante. con tanti bambini che salgono e scendono dalle loro sedioline, che si rincorrono sotto il tavolo e nascondono i mandarini.
che a furia di bastonarla questa famiglia mulino bianco, che abbiamo risolto? che di famiglia non ce n'è una neppure senza mulino.
che è molto più rassicurante avere esempi negativi che dilagano. perché una volta che sono consacrati dai media, diventano una spinta, o almeno una giustificazione, a trovare le scorciatoie, le attenuanti, a sguazzare nella superficialità, nell'immaturità, nel qualunquismo, nell'illegalità, nell'ignoranza, nella strafottenza. così uno si sente sempre all'altezza, anche se è un nano. tutto sembra alla portata, tutto sembra semplice.

23 commenti:

Cuordicarciofo ha detto...

Ti seguo spesso, perchè in tutta la mia vita frenetica i blog delle altre mamme sono gli unici stralci di amicizia che mi sembra di riuscire a coltivare...Questa volta ho voluto lasciarti un commento, anche perchè è come se mi avessi tolto i pensieri dalla testa e scritti nel tuo post. Grazie, per avermi fatto sentire meno isolata!

Trasparelena ha detto...

ma quanto sono d'accordo!!! (a parte la questione della fuga dalla città, che io mi trovo bene dove sto - che poi è dove sono nata e cresciuta - e mi sento pure privilegiata per questo)

Melie° ha detto...

io sempre più spesso mi vergogno di essere italiana...è possibile? oggi ho letto questi articoli (non ti linko quelli riguardanti la politica ma solo un paio "generici" giusto per rendere l'idea)...uno peggio dell'altro...ma in che mondo farò crescere i miei figli? http://www.corriere.it/italians/ http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_novembre_4/valigia-rossa-malpensa-consegna-bagagli-1804093912264.shtml

Ilaria ha detto...

...non so da dove iniziare, quindi vado a braccio.
anche a me roma ormai fa schifo, mi fa incazzare ed è una città invivibile dove non vorrei crescere i miei bambini.
veramente a fare schifo è l'italia, mi pare. poi qualche oasi vivibile c'è di sicuro, ma tutto il negativo che dilaga fa paura anche a me.
in tutto questo, io che non pensavo di voler fare la mamma invece da un po' la vorrei fare, eccome. voglio voglio voglio. e secondo me dovrei, ora che sono "ancora giovane". solo che se mollo il lavoro lo ritroverò?
ma poi, il lavoro sarà così importante? chi l'ha detto che è più "qualificante" lavorare che stare a casa in campagna a fare le torte coi bimbi in serenità?
non la trovo la soluzione. però ho sempre avuto l'angoscia del tempo che passa, e in questo momento mi sembra di stare sprecando un sacco di tempo per motivi che non dipendono del tutto da me. e mi sento anche impotente, e mi arrabbio.
non ti ho consolata, eh?

PaolaFrancy ha detto...

in questi giorni - e l' ho scritto anche in un altro blog - invece che essere incazzata come dovrei, mi sento piu' leggera: e' come se vedessi una fine a tutto questo teatro dell' assurdo.
sicuramente e' una sensazione passeggera e data dalla mia naturale predisposizione all' idealismo e all' utopia ... pero' io sento che questa italia di plastica, governata da persone di plastica, costruita su falsi principi di plastica ... si stia autodistruggendo.
ne son sicura. son sicura che presto ci sara' qualcuno che, anziche' pensare al bunga-bunga pensera' anche a noi. noi che siam persone semplici e vorremmo solo star bene nel nostro piccolo.

hai buttato via le lacrime?

un bacio, paola

simplymamma ha detto...

cara caia condivido completamente quello che dici, foese non quelle sul sud che amo tanto, a misura d'uomo, a misura di famiglia che vive però di sogni, non di lavoro e opportunità e proprio ieri pensavo di andarmene magari un una città come la tua che a mia figlia offrirebbe molto molto di più e forse anche a noi. ma sto qui, so che non lo faremo mai, so che quella plastica che c'è in alto, come dice paola, dovrà sciogliersi prima o poi e forse questo è il momento giusto. ma noi! la famiglia! il lavoro! le pari opportunità! le opportunità! quando. quando avremo una nazione a misura di cittadino, di famiglia, quando? mi vien da piangere. un abbraccio

Unknown ha detto...

stesse lacrime in tasca, stessa rabbia e frustrazione... e io sono lontana, ma vorrei tanto ritrovare il mio Paese, quello di quando ero bambina, quallo dal quale non me ne sarei mai andata!

Sara Salvarani ha detto...

Ciao, arrivo oggi sul tuo blog e...bum!
Questo bell'argomentino che sento tanto.
Dalla politica che ormai non è manco più alla deriva...è finita nel classico gorgo della Strega del Mare!
Passando per il senso di inadeguatezza, le corse, il bisogno di sostegno che non trova ascolto.
Fino ad arrivare alla famiglia che non è quella che sognavamo per quantità e qualità semplicemente perchè la vita o altri ci hanno portato fin qui nonostante abbiamo sempre fatto del nostro meglio.
Posso solo abbracciarti forte sperando che un giorno i sogni, gli sforzi e i desideri si concretizzino in ciò che meritiamo.

sicampeggia ha detto...

Che dire, la vita è fatta di cose che ci vengono imposte da chi decide per noi ma è fatta anche di scelte personali, mi viene in mente Tiziano Terzani: "Fermi tutti. Stasera si va a vedere le lucciole!"
E mi viene in mente anche "la tartaruga e i tre elefanti": http://www.martahasflowers.com/
ciao.

ucas ha detto...

Io la trovo assurda questa società. Trovo assurde tutte le regole contorte che ci siamo dati per limitare la nostra libertà, per castrare quello che veramente vogliamo. Ho 2 figli e adoro stare con loro. Ho "scelto" (un po' sì e un po' è capitato) di stare a casa almeno finché anche il piccolo non andrà alla scuola materna. Mi voglio occupare di loro a tempo pieno. Voglio esserci. Ma questo vuol dire avere meno soldi in casa, quindi stress coniugale. Ma se lavorassi? Dovrei comunque dare il mio stipendio al nido o alla baby-sitter. E sarei molto più incasinata di come lo sono ora. E quindi ancora stress coniugale. Quindi?
Quindi abbiamo deciso così: siamo scelto un paesino di periferia invece della città, abbiamo deciso 2 figli invece di uno, abbiamo deciso mamma a casa invece che a lavorare.
Ognuno cerca di fare il meglio che può. Il bello è che comunque si sbaglia...

Francesca ha detto...

io ormai faccio coppia fissa col mio senso di inadeguatezza: come mamma, come moglie, come maestra, come amica...a volte è grande come una montagna, altre è solo un palloncino che porto a psasso sopra i miei pensieri. Ma sempre mi sembra che questo senso, questa rabbia, questa insicurezza siano l'abile prodotto di un modo sbagliato, in cui mi sono incanalata, di guardarmi, un'incapacità cronica di accogliermi, accettarmi e perdonare i miei limiti e quelli altrui.

Mammain3D ha detto...

Quanto sono d'accordo con te, carissima!
Noi ci proviamo a scaldare la nostra personale idea di famiglia, ma la fatica è enorme e tutto là fuori ci scoraggia e ci fa arrabbiare...
Un abbraccio

MammaMicia ha detto...

ciao caia! parole sante e purtroppo tutte vere... e purtroppo tutte tristi, anche io ho sempre sognato tanti bimbi, un tavolo apparecchiato per tutti...una vita diversa da quella che ho adesso. La settimana scorsa ho incontrato un ragazzo che vive in Francia con la sua famiglia, mi ha raccontato dei suoi figli, 2 e 3 anni, di sua moglie che lavora, del loro asilo pubblico bellissimo, dello stato che gli rimborsa l'80% delle spese per la babysitter, che naturalmente è in regola e anche lei paga le tasse. Mi sembrava un racconto di fantascienza e invece era tutto vero, un mondo diverso, possibile, realizzabile...

Lety ha detto...

Mi inserisco in questo clima di pessimismo cosmico... anche io ogni tanto giungo alla conclusione che per tirare avanti con questi ritmi si fa davvero tanta fatica (mammachefatica!) però forse piuttosto che piangersi addosso, bisognerebbe cominciare a cambiarlo questo stile di vita, partendo da piccole cose: chiedendo più spesso il part-time al lavoro, formando associazioni per dare supporto locale alle mamme, creare momenti d'incontro con altri genitori, sviluppare nuove idee e provare a metterle in pratica nei vari comuni perché costituiscano esempi da seguire..., c'è tanto da fare e questo dovrebbe servire da stimolo!

Ondaluna ha detto...

Ti leggo sempre di corsa, per ora, ma ti leggo sempre... e oggi non posso fare a meno di restare attaccata, oltre che alla rabbia che condivido, a quel senso di voglia di fare che ruba tempo al sonno ed energie alla vita...

caia coconi ha detto...

@cuordicarciofo grazie a te per avermi fatto sentire meno isolata!!! ;)

@trasp sì è un privilegio, ma come dici tu la sotuazione non è che cambi molto

@melie eh, appunto... la questione è proprio che se pensi ai figli fai le valigie e te ne vai che è meglio

caia coconi ha detto...

@ilaria ehmm eh no, consolata non direi proprio :D cmq la questione è che benché io mi immagini quella cucina assolata so anche che io la mamma fulltime nel senso di non lavorare più non la saprei fare, non ce l'ho fatta infatti. perché poi scatta qualcosa dentro che chiede di avere sfogo. allora devi rinunciare a uno o all'altro. è questa la cosa drammatica. dico, pur potendo non lavorare (altro stipendio sufficiente) non è detto che poi ti piacerebbe fare davvero solo la mamma.

caia coconi ha detto...

@paola, vorrei crederti. la cosa assurda che a volte mi sembra un'utopia davvero aspettare che arrivi qualcun altro a "salvarci" perché tutto sommato noi siamo qua a cincischiare (io la prima). vorrei crederti davvero.

@simply forse per voi potrebbero esserci delle opportunità (e non è neanche detto, che anche qui la gente è licenziata, lavora in nero, a contratti brevi, etc) ma ti assicuro che a tua figlia non daresti niente di più. c'è tempo per avere gli stimoli della grande città e per questo le auguro una volta grandicella di poter andare veramente nelle grandi città a respirare cultura. qui i bambini sono ghettizzati e i genitori isterizzati. nn credo i figli crescano meglio qui.

caia coconi ha detto...

@antonella grazie della condivisione, un abbraccio! :)

@roccia me lo auguro anch'io!

@sicampeggia hai ragione. e io tento di dare un segno. io non prendo quasi mai l'auto, io vivo nell'onestà e nella trasparenza. io sto mettendo su una famiglia. ma non è giusto che lo faccia a così caro prezzo e poi veda intorno questo schifo. non si può non esserne toccati. io ogni volta che sto in mezzo alla gente, in autobus o per strada, tocco con mano il degrado. ma dove bisogna andare per vivere in armonia?

caia coconi ha detto...

@ucas ecco appunto. bah... riusciranno i nostri eroi???

@cocchina no, però, non possiamo neanche sobbarcarci di responsabilità che non son nostre. a ognuno il suo.

@mammain3d si proprio SCORAGGIARE è il termine giusto!!!

caia coconi ha detto...

@mammamicia mi chiedo davvero chi resterà qui in italia...

@mammachefatica hai ragione, ma infatti è proprio quello che facciamo, parlo per la mia famiglia ovviamente. creare network, cambiare stile di vita. ma la risposta è scoraggiante. le energie vacillano. io dovrei lavorare part time, ma lo sai quanto ci metto per portare momo all'asilo e tornare a casa (dove lavoro)? un'ora e mezza. quando va bene. sai che significa? che se non lo porto alle sette, è come se non lavorassi. e poi parliamo del fatto che io non predo l'auto. questa città è congestionata. allora schiaffo mio figlio in passeggino e lo metto in autobus. lo sai che ogni giorno, ogni santo giorno, c'è da discutere nell'ordine sparso con: autista, passeggero, autista, controllore, passeggero idiota, passeggero strafottente, ignorante di passaggio, e compagnia danzante?
ma questi dementi lo capiscono che i figli sono nostri ma sono una risorsa per tutti?
allora io pretendo che a livello sociale la famiglia sia sostenuta. ma io cosa devo fare di più oltre a smazzarmi dalla mattina alla sera???
scusa lo sfogo, ma io una mattina di queste faccio tipo un giorno di ordinaria follia. così mando un bel segnale. ecco.

@onda grazie del passaggio, so che ci sei!!!

sicampeggia ha detto...

Caia intanto tu vivi come vivi perchè non ne puoi fare a meno, altrimenti staresti peggio. Intanto stai dando una serie di esempi concreti a tuo figlio che è il futuro (e sarà migliore). Certo Roma è impraticabile sotto molti punti di vista ma altrove ci sono altri tipi di problemi, alla fine, c'è un unico posto dove puoi andare per vivere in armonia, e ognuno di noi sa dove si trova.
Ciao.

caia coconi ha detto...

"c'è un unico posto dove puoi andare per vivere in armonia, e ognuno di noi sa dove si trova."
grazie, sarà il mio pensiero bella della buonanotte
bacio