giovedì 19 febbraio 2009

vacanze romane

sono stata un po' latitante, ma sono giustificata.
dopo sei mesi e mezzo sono tornata in italia. me la son passata a frignare per gran parte dela viaggio di arrivo, tanta l'emozione, tanta la gioia e poi c'è stata una festa a sorpresa (grazie SaggiaCognataGiàMamma!!!), la NipotinaTuttaDaRiscoprire, poi incontri, telefonate, la febbre a 39° del MaritoMoribondo, i NonniRomani, le cose buone da mangiare, i tè con le amiche, una carezzina alla pancia, ma quando tornate?, ma il sesso?, e dove nascerà?, la retata in libreria, il vecchietto della salumeria di sotto, i vicini, welcome back, le notti insonni, ma dove stavano i contenitori per congelare?, e i bicchieri?, le scarpe lasciate a new york, i vecchi colleghi calorosi, quattro piani di scale a piedi, piazza della repubblica e via nazionale da mozzafiato, il cortile di casa antico e nostalgico, le foto sul frigo, il lettone nostro, tutti che dicono che freddo e io in trench sto benissimo forgiata su ben altre temperature, flash su flash e adesso qualcosa sfugge, e poi...

lunedì sera...

abbiamo compiuto 19 settimane e...

per la prima volta pappalupino mi ha bussato nella pancia. ero nel nostro letto. quello matrimoniale. e avevo una mano posata sulla pancia. e lì, senza preavviso, come la cosa più naturale del mondo, un TUM. ho chiamato subito il MaritoMoribondo, ma tra i suoi scarsi riflessi dovuti alle alte temperature raggiunte e la nota irripetibilità dei grandi gesti, per quella sera non c'è stato più niente da fare.
quella successiva invece pappalupino si è concesso e quando ho iniziato a sentire un po' di friccichi ho giocato d'anticipo e ho piazzato la mano del MaritoSullaViaDellaGuarigione sulla pancia e dopo un po' mi ha assestato una bella botta sotto il tocco incredulo del suo papà.
ora, i tempi son questi, non voglio forzare le coincidenze, ma poteva farsi sentire tre giorni prima o fra una settimana. voleva dirci qualcosa se ha iniziato a darsi una mossa proprio in questo paese, in questa città, in questo letto, in questo momento?
CuoreDiMamma (che sarei io) dice che ha sentito la sua casa.

si può discutere un'asserzione del genere?

mercoledì 11 febbraio 2009

Il primo trimestre -- cravings e favole

sin dai primi giorni, oltre al naso, anche le mie papille gustative sono andate in fibrillazione. e quindi ho vissuto questi ping pong tra le suggestioni olfattive più o meno gradevoli e gli assaggi con esiti più o meno esaltanti. ma una sensazione che mi ricordo bene e che mi faceva sorridere da sola come una scema era che ogni volta che avevo una voglia mi raccontavo una favoletta.


mi spiego meglio.


all'inizio pensavo a questo mistero che stava avvenendo nella mia pancia come all'impasto profumato di un prodotto da forno. mi faceva tenerezza pensare al mio pappalupino come a una pagnottina. io ci avevo messo il mucchietto di farina, avevo fatto la conchetta e il MaritoMastroFornaio aveva aggiunto l'acqua a piccole dosi, finché la pagnottina aveva preso la sua consistenza. l'attesa una lunga notte di lievitazione. ecco perché a volte si usa l'espressione di sfornare il marmocchio. i conti tornano.
era una favola che mi raccontavo spesso nei primi tempi e quando sono iniziate ad arrivare le voglie sono anche partite le mie fantasticherie su tema e ho iniziato, un po' per gioco e in fondo in fondo credendoci, ad associare i cibi che desideravo alle parti del corpo che potevano richiederne dosi abbondanti.
per esempio sin dall'inizio ho avuto un'immediata necessità di latte. l'ho sempre bevuto la mattina, ma rigorosamente accompagnato da una caffettiera da quattro di caffènerobollente, non l'ho mai concepito di per sé. e invece già dai primi giorni di gravidanza ho iniziato a sognarlo anche di notte. e allora mentre bevevo dal mio tazzone mi accarezzavo la pancia e mi raccontavo che in quel momento stavo impastando le ossicine del mio pappalupino.
poi è stato il periodo dell'aglio, mi è capitato di metterlo persino crudo nell'insalata... magari non lo mangiavo proprio, per amore del prossimo, ma già l'odore diffuso sulle pietanze m'inebriava e mi "saziava" e lì mi figuravo il suo cuoricino che iniziava a prendere forma e pulsare.
poi il periodo marmellata. io che al massimo ne mettevo un velo sul pane e odiavo i grumetti di frutta a pezzi, ero capace di mangiarla dal barattolo col cucchiaino (perversione sotto la quale mi era capitato di soccombere solo con la nutella). sicuramente stavo impastando il fegato, quell'organo strano, magari non tra le priorità nella creazione di un individuo, ma il mio pappalupino è precoce, che ci posso fare.
insomma è andata avanti così per un po', ammetto che a un certo punto le mie associazioni sono diventate più che altro delle arrampicate sugli specchi, ma la cosa mi piaceva e così ho attraversato il periodo pomodori, quello cetrioli, quello sedano, quello patate e quello limone.

tutte queste romantiche fantasticherie si sono poi tinte d'inquietanti sfumature quando ho iniziato a desiderare cose strane mai mangiate prima. e si sono accese di luci rosse quando ho dovuto mangiare un intero avocado, annoverato fra i cibi afrodisiaci per eccellenza.
forse, a pensarci bene, lì pappalupino ha avuto poca voce in capitolo, cuore di mamma.

martedì 10 febbraio 2009

luna piena

oggi scrivo in notturna.

giornata tragicomica.
ennesimo volo cancellato. (ma che è, un'epidemia?)
carta di credito scaduta 9 giorni fa (senza che me ne accorgessi fino al momento di utilizzara oggi)
carta di credito del MaritoIncredulo temporaneamente fuori uso (salvo riprendere la sua regolare attività appena trovata la soluzione di pagamento alternativa).
le agenzie di viaggi non accettano assegni.
l'ATM più vicino all'agenzia è fuori uso.
l'importo dei biglietti supera il limite giornaliero prelevabile a un qualsiasi ATM.
l'ATM della nostra banca più vicino è a dieci blocchi dall'agenzia.
tornando a casa si rompe, rovesciandosene rovinosamente il contenuto, la busta della spesa. per fortuna non c'è niente che si rompe.
invece c'erano le uova.
andando a fare la laundry si blocca l'ascensore. con me dentro.
per fortuna sono quasi le otto, il MaritoStakanov è tornato a casa. solo la cena e magari qualche pagina di roth mi separano dalla fine di questa giornata. in fondo è quasi fatta.



appena pervenuta a notizia che le mutandine comprate oggi da GAP per lenire le ansie della giornata sono diventate grigio topo. e piccole, molto piccole. a questo punto mi auguro che a mio figlio, qualsiasi sia il sesso, non faccia proprio schifo il grigio topo.


Buonanotte?

domenica 8 febbraio 2009

domenica mattina -- what a wonderful world


apro gli occhi e qualcosa di arcano mi suggerisce che la colazione sarebbe stata speciale. sarà stata la luce azzurrina di questa misteriosa domenica mattina newyorkese che non scende sotto lo zero, sarà che le voglie in gravidanza non sono una barzalletta... oggi pancake!!!
accendo il computer per rinfrescare la ricetta e trovo file in attesa di essere scaricati, ZiaPollyArmstrong ci manda il buongiorno.

playlist:
IfIWereABoy di beyonce
Dreams dei cranberries
WhatAWonderfulWorld di louis armstrong
Freedom di aretha franklin (questa un po' eccessiva come risveglio, a detta del MaritoGhiro)

quindi procedendo, a suon di questa musica,
per un'abbondante colazione per due:
mescolare un bicchiere di farina,
due cucchiai di zucchero,
un cucchiaino di lievito pane degli angeli per dolci
e un pizzico di sale.
in un'altra scodella mescolare 50 gr di burro fuso,
mezzo bicchiere di latte
e un uovo
unire le due miscele senza sbatterle eccessivamente. scaldare una padella antiaderente e con un cucchiaio versarvi l'impasto nella quantità desiderata. a me i pancake piacciono piccoli quindi è sufficiente una cucchiaiata d'impasto per ognuno. girarli quando si è formata la crosticina e tenerli altrettanto dall'altra parte. la cottura non richiederà più di cinque minuti. non preoccupatevi se sembrano crudini da dentro o nel girarli fuoriesce un po' d'impasto: è la bellezza e la bontà dei pancake homemade!
si mangiano accompagnati da sciroppo d'acero, miele e marmellate varie.

Buona domenica!

venerdì 6 febbraio 2009

modello super-accessoriato

risveglio lento e dolorante.

ho la sensazione che il seno mi stia esplodendo e che due aculei stiano spuntando dai capezzoli.

la pancia comincia a tirare, creandomi quei pruriti snervanti per cui grattarsi non serve a niente, anzi. mentre il MaritoPremuroso mi dà il buongiorno più dolce con un bacio e una fetta di pane con la marmellata di mirtilli già bella e spalmata, faccio un po' di fusa e miagolo i miei acciacchi.

e lui: "ma questo è pappalupino: vuole una mamma modello super-accessoriato, sise grosse e tanto spazio per sguazzare in santa pace"

e io: "e tu come lo sai?"

e lui: "è questione di geni, è tutto il suo papà..."



inizio a capire che se davvero pappalupino è un maschio, la mia vita sarà alquanto dura.

giovedì 5 febbraio 2009

Il primo trimestre -- kit di sopravvivenza

io sono sempre stata una che ama le attrezzature. una pigra che preferisce di gran lunga le attività da seduti, ma che quando deve muoversi, le piace farlo in grande stile. e infatti mi ricordo uno fra tutti il set da jenny la tennista per i miei unici tre mesi di permanenza nel circolo sportivo cittadino: racchetta, 6 palline, borsone nuovo di zecca con tasca estraibile per palline, scarpe da ginnastica con suola adatta per lo sport in questione, due polo, gonnellina a pieghe, tre paia di calzini corti. ovviamente fascia per la fronte (che dovrebbe assorbire il sudore che non ho mai versato con una racchetta in mano) e polsini coordinati. se mia madre-NonnaPapera dovesse leggere è pregata di aggiungere eventuali dimenticanze, sarò lieta di convenire sul fatto che sono state delle spese inutili.
divagazione a parte, anche nel caso della gravidanza il primo trimestre è stato all'insegna dell'attrezzarsi.
  • una volta scoperta la novità della gravidanza, il mio istinto mi ha fatto catapultare immediatamente in una libreria. bisogna specificare che nel frattempo, se non altro saggiamente, ho sviluppato una crescente passione per i libri che considero le attrezzature fondamentali per affrontare qualsiasi cambiamento, in particolare i viaggi come questo con destinazione ignota. e quindi sono andata da BORDERS (non è la mia libreria preferita qui a new york -- anzi -- ma mi ci trovavo comoda), ho preso una pila enorme di libri a tema dallo scaffale pregnancy e mi sono accomodata sulle comfortable poltroncine gentilmente offerte dalla casa. dopo un attento esame di qualche ora son tornata a casa con il mio primo compagno di viaggio: the pregnancy bible, your complete guide to pregnancy and early parenthood. non so perché l'ho scelto fra tanti. no, bugia, lo so, ma mi vergogno di dire che l'ho fatto perché aveva tante immagini e tabelle. mi sembrava abbastanza fruibile senza chiedermi troppo sforzo nel tradurre costantemente. leggo tanto altro in lingua, proprio questo volevo fosse facile... non volevo che mi richiedesse fatica, ne stavo già facendo tanta per altri versi. e così i primi tempi sono andata avanti così, fantasticando sulla mia prossima visita in italia quando avrei finalmente svaligiato una libreria vera e sfogliando le pagine della mia bibbia illustrata, leggiucchiando qua e là. salvo dover distogliere lo sguardo dal capitolo looking great -- your maternity wardrobe dove venivano ritratte aspiranti mamme vestite in maniera raccapricciante, nella peggiore accezione del cliché della donna americana in sovrappeso... per fortuna sull'abbigliamento ho trovato altre fonti più vicine al mio gusto.
  • e infatti il passo successivo è stato l'ingresso ufficiale nel mondo premaman: destination maternity, un paradiso di due piani con fantastici manichini con pance di varie dimensioni, ma tutte con l'inconfondibile forma a meloncino. con vestiti veri, colorati, sfiziosi, briosi, allegri. le commesse ti salutano all'ingresso e ti offrono da bere: acqua o succo di frutta. ti offrono educata consulenza altrimenti ti lasciano curiosare e provare in camerini più grandi della camera di pappalupino tutti forniti di una cosa meravigliosa: la protesi-pancione di gommapiuma!!! ecco, io non ne avevo mai vista una. e forse può sembrare un po' trash, ma durante il primo trimestre, quando si sta come stavo io, vedersi riflessa in uno specchio con il pancione e un vestitino carino tagliato sotto il seno, può far rasentare la vera e propria eccitazione, perchè ti sfiora un futile, compiaciuto, fatuo, ma gratificante pensiero: posso essere bella anche da mamma. e in qualche momento ce lo meritiamo tutto. comunque, dopo questo momento fondamentale, sono tornata a occuparmi della mia attrezzatura e viste le temperature che iniziavano a calare ho aggiunto al mio kit di sopravvivenza una bella fascia elastica, una versione soft della panciera, in microfibra. quasi ogni mattina di lì a natale l'ho indossata avendo così la sensazione di proteggere questo germoglio di cui ancora non comprendevo a fondo l'esistenza. è stato un bel rituale, tutto mio.
  • a correre ai ripari del mio languore nelle letture di sopravvivenza sono arrivati l'amicA, la SaggiaCognataGiàMamma e i Nonni. e ho potuto così rimpinguare il mio pregnancy shelf con: il diario della gravidanza una guida giornaliera che racconta l'evoluzione del piccolo e del corpo della mamma, più citazioni sul tema bimbi, consigli alimentari (attenzione però, è un libro americano, i consigli non sono sempre ortodossi) e spazi da poter compilare con note, misure di pancia e peso. avremo un bambino malloppo di più di 500 pagine, utile ed esauriente su qualsiasi dubbio in proposito. che cosa aspettarsi quando si aspetta che io avevo scartato in inglese perché cicciotto e con poche figure, ma davvero una manna da consultare nella propria lingua quando si ha bisogno di rassicurazioni. più che dare riferimenti scientifici riporta le esperienze di tante donne, confermando quanto di variegato ci sia nella gravidanza e nel parto, suddividendo il tutto mese per mese. le coccole dei nove mesi che spiega un metodo di comunicazione con il nascituro attraverso la musica e gli esercizi di rilassamento. da prendere nella dose suggerita dalla propria sensibilità. infine nomi & nomi che ci sta sempre.
  • ridiscendendo alle necessità più strettamente carnali, indispensabili per me si sono rivelati i crackers o fette biscottate, che riuscivano a lenire le nausee assorbendo un po' i succhi gastrici in circolo. e quindi era una di quelle cose che, se riuscivo a trovare la forza di mettere il naso fuori casa, mi portavo sempre in borsa.
  • altro compagno indispensabile si è rivelato l'olio di mandorle, che, per chi odia come me l'unticcio addosso, funziona anche spalmato durante la doccia su tutto il corpo. un altro effetto collaterale per me è stata la disidratazione. pelle secchissima e conseguenti pruriti dappertutto. scene imbarazzanti in autobus sotto i cinquantadue strati di lana e piuma d'oca...
  • infine un regalo dei Nonni che ha rappresentato un dolcissimo simbolo di maternità. il campanellino degli angeli. ho scoperto che ha tanti nomi, il mio si chiama così. è un sonaglino attaccato a una catenina lunga fino all'ombelico, che dovrebbe coccolare il piccoletto con il suo flebile e angelico suono. dovrebbe anche restare un suono che riporta il bimbo alle confortevoli sensazioni del periodo prenatale. e potrebbe essere un suono che calmerà eventuali momenti di isteria del poppante. questa è la leggenda. per ora posso solo dire che è stato un bijou che ho indossato poco prima di natale e indosso ancora ogni giorno, come coccola della MiaMamma a me.

hic et nunc -- lezioni di mammità

faccio un attimo il punto.

17 settimane e 3 giorni. a un passo dal tuffarmi nel quinto mese.



nel frattempo tutto va meglio. passate le nausee la vita torna a sorridere. si può persino ricominciare a guardare il marito con occhio languido. ma la cosa più bella è che la pancia comincia ad avere un suo perché, ma il parto è ancora lontano anni luce per poter rappresentare un'ansia.

insomma: tutta vita!


hic: new york, attualmente 9°C sotto lo zero. un bel tappeto di neve che rende indispensabili le mie meravigliose timberland da combattimento. il sole splende e il cielo è terso e di un azzurro intenso.

nunc: sono in piedi da cinque ore*, dedicate quasi interamente a discutere con la compagnia aerea che mi ha spostato di due giorni il mio volo aereo per l'italia, rimbalzandosi la responsabilità col portale online intermediario dell'acquisto dei biglietti.


queste sono le situazione che tirano fuori il peggio di me: l'impotenza di fronte alla superficialità, l'ignoranza e il menfreghismo della gente. il tutto garantito dalle falle di un sistema che non mette le etichette delle responsabilità. questo mi fa diventare una iena.

quando ero piccola mi si spiegava che nella vita ognuno paga i propri errori.
una volta, era estate, mi trovavo con NonnaPapera e NonnoLupoDiMare, allora semplicemente Mamma e Babbo, in villeggiatura in un paesello sperduto della grecia. io avrò avuto cinque o sei anni. ero stranamente esagitata (stranamente esagitata, perchè si narra che fossi una bambina tranquilla e posata e non dessi mai fastidio) ed entrando in un negozio con la mamma ruppi un'orribile tazzina bianca e blu. la Mamma mi aveva detto di restare fuori dal negozio col Babbo perchè lì dentro c'erano "cose che si rompono", ma io, cocciuta, ero entrata lo stesso. mi ricordo ancora la sensazione del vestitino che sfiora lo scaffale e si tende, incappando in qualcosa, poi il crash e il mio immediato sguardo perduto verso la Mamma. e mi ricordo perfettamente il suo sguardo di disappunto che mi fece correre fuori a piangere. la Mamma dovette pagare quella schifezza di tazzina che le fu incartata. mi ricordo che oltre allo sguardo ci fu solo un "te l'avevo detto di restare fuori, ora hai visto? ho dovuto comprare questa inutile tazzina". con tono arrabbiato però. nient'altro. io ricordo solo quanto era pesante quel sacchetto di cocci perfettamente incartati nei fogli di un giornale (greco). che poi era anche un po' il peso del disappunto di mia madre. il peso dell'errore.
non so se ha molto senso quello che sto raccontando, ma probabilmente se mia madre avesse detto che non ero sua figlia, o avesse detto che la tazza era già rotta, lì per terra, da quando era entrata, e che quel crash era una finestra sbattuta dal vento in strada, o che era passato un gabbiano e l'aveva rovesciata lui la tazzina e sua figlia non c'entrava niente... be', forse io non avrei vissuto quel terribile pomeriggio con quel peso di cocci addosso. e mi sarei fatta una risata.
e forse oggi non starei piangendo ricordando questa cosa. forse oggi non avvertirei così pungente la frustrazione per dover pagare un errore che non dipende da me.
la verità è che dopo mille discussioni, telefonate intercontinentali, mail in tutte le salse, io dovrò pagare quache centinaia di euro una stupida e brutta tazzina che davvero non ho rotto io.
e il pacchetto di cocci in carta di giornale ce l'ho sempre attaccato al polso, senza poterlo rendere a nessuno.


allora, a proposito di lezioni di mammità, cosa bisogna insegnare ai figli perché siano felici nella vita? a scappare se rompono una tazzina e far finta di niente o ad attaccarsi al polso l'incarto di cocci, sbatacchiandoselo sulle ginocchia, piangendo a testa bassa?




*ehy, qui a new york ci sono sei ore in meno, non sono mica un bradipo che dorme fino a pomeriggio!!!

mercoledì 4 febbraio 2009

Il primo trimestre -- ma chi me l'ha fatto fare?

io pensavo che tutte le leggende su nausee e svenimenti fossero delle invenzioni delle campagne pro-condom. ero proprio tranquilla su questa cosa. avevo questa idea romantica del vomito mattutino che anche quando c'è, c'è per un momento. poi passa, e per tutta la giornata neanche il minimo ricordo, solo tanti sorrisi pregni di felicità gentilmente offerta dalla serotonina in circolo.

macché.

la verità è un'altra. una buona maggioranza di donne è afflitta da nausee, chiamate "mattutine", ma in pratica perfettamente spalmate a coprire le 24 ore canoniche giornaliere.

ti svegli la mattina (se hai dormito durante la notte) e il latte puzza. il caffè non può neanche essere messo su, il marito poveretto se lo deve andare a prendere al bar.

probabilmente se è inverno e fuori le temperature sono sotto lo zero (quest'anno a new york si è verificato l'inverno più freddo degli ultimi non so quanti anni, ma tanti, con prima nevicata record il 30 ottobre) durante la notte le finestre sono state chiuse e non si son potute arieggiare la cucina e la sala, che poi sono compresse negli stessi 20 mq. ciò significa che prima ancora della puzza del latte sarai travolta dagli inebrianti odori della cena (anch'essa prontamente arrangiata dal MaritoIndustrioso che non si dà per vinto alla pasta lessata e scolata -- che si supponeva tra le pietanze più inodore -- e s'improvvisa anche cuoco, gongolando del suo estro nel grattuggiare il parmigiano, sciogliere scaglie di burro e aggiungere una spolverata di pepe nero).

e questo è solo l'inizio della giornata.

in seguito ti sembrerà, per quanto le dimensioni resteranno inalterate, che il tuo naso sia mutato in un enorme cavità che conserva, rimescola, suggerisce, ripropone, custodisce. odori, folate, accenni, sfiati. cyrano ti fa un baffo, e non escludere che in tutto questo il tuo naso possa anche cominciare a inventare. e autosuggestionarsi.

fa tutto parte del gioco.



e poi la stanchezza. improvvisamente la wonderwoman che è in te è completamente annientata da una papagna cronica che ti stende. nel vero senso della parola: ti ritrovi alle 8 di sera ad allungare le gambe sul divano e all'improvviso crollare. sonno profondo, senza possibilità di resurrezione. il marito inizia ad esercitare il suo diritto incondizionato sul telecomando, scoprendosi più basketaholic del previsto e tu non hai neanche un appiglio per fargli cambiare canale, del resto sei già in coma.

le giornate trascorrono praticamente così: lente e uguali a se stesse. soffri in questa maniera latente e più o meno sommessa e a parte i picchi di euforia nel comunicare ad amici e parenti la lieta novella, tu non senti assolutamente niente di esaltante.

niente movimenti nella pancia che ti facciano sentire in compagnia, niente allegria a prescindere, niente riscontri tangibili dell'esistenza di un lato b di tutta questa faccenda, che sia appagante o almeno un po' vicino alle aspettative di un'idiota che ha sempre giocato con le bambole con soddisfazione e dedizione.

questo è il primo trimestre.

niente di niente, tranne gli effetti collaterali.

a tratti arriva anche il respiro corto a ricordarti che la strada è lunga e irta di ostacoli.



questa è la verità. almeno per me.

ora finalmente l'ho detto.



l'euforia dura poco, per il resto sei completamente schiacciata da questo malessere. e dal senso di colpa per aver pensato due o tre volte (approssimativamente per difetto):



ma chi me l'ha fatto fare?



poi però arriva dicembre, il MaritoIndustrioso rientra in casa con un piccolo abete da addobbare. con le luci a stelline, le decorazioni colorate e le caramelle. e insieme si pensa a come diverso sarà il prossimo natale. a come tutti i gesti cambieranno e avranno un altro valore, oltre che un altro destinatario. e allora, a tratti, arriva anche qualche spiraglio. e ti ricordi pure perché hai sposato il tuo adorabile FurioInviatoSpecialeDall'AltroMondo (quello dei papà), ché con l'insofferenza al genere umano che hai covato ultimamente non è mica poco.

e poi arrivano pure i nonni: NonnaPapera, altrimenti detta NonnaGobbo (che quando ci colleghiamo su skype fa vedere solo parte della capigliatura, talvolta gli occhi se sei fortunato, e suggerisce anziché parlare nel microfono) e NonnoLupoDiMare. parte della famiglia si riunisce, senti il calore delle cose semplici e arriva un altro spiraglio sull'importanza di quello che stai facendo.
ma lì capisci anche che un'altra delle tue carriere è ormai finita. quella di figlia.
ormai il loro primo pensiero, l'amore più grande, il primo oggetto di attenzioni sarà sempre e per sempre la creatura, il nostro pappalupino.

martedì 3 febbraio 2009

pappalupino

pappalupino nome proprio di creatura, neutro singolare.

di chiara derivazione meridionale, ha vari significati che richiamano una natura semplice e talvolta svampita. utilizzato spesso nell'accezione di pronome indefinito, indica persona o cosa in modo indeterminato.

vocabolo reinterpretato da aspirante mamma visionaria e patita di ricerche foniche poco connesse con la realtà.

L'inizio.

è iniziata come per molti: con tante lacrime sulle due linee di un test di farmacia.
è iniziata come per qualcuno: con uno sguardo d'intesa e un tuffo nel letto.

un salto nel vuoto.

s'era detto: "apriamo le danze e... quando arriva, arriva".
niente crocette sul calendario, niente notti di luna piena, quando arriva, arriva.
e io ho iniziato a immaginare finalmente un paradiso di lussuria senza freni e inibizioni, senza tracce di ripensamenti, frenate, attenzioni, finalmente quello che per tutta la vita adulta ho sognato: il sesso senza precauzioni, solo gioia e abbandono. perché non dimentichiamoci che c'è questo all'inizio.

quindi apriamo le danze e...

...

zacchete: incinta. primo colpo. con tutto il tronfio compiacimento del marito.

ah, già. apriamo una parentesi. siamo una coppia come tanti: marito e moglie da un anno e mezzo, entrambi propensi a metter su famiglia. numerosa, almeno così si diceva all'inizio.
siamo a new york in maniera temporanea. io facevo un miliardo e mezzo di cose, tra cui la redattrice in una casa editrice a roma, poi arriva questa opportunità per mio marito e così abbiamo preso questo volo solo andata per new york pochi giorni dopo il nostro primo anniversario di nozze, a luglio. del miliardo e mezzo di cose a me è rimasta la cucina e il naso all'insù in giro per strade nuove. la rete e lo shopping, of course.

tornando a noi. trafila di routine: visita ginecologica, prima ecografia. ok, incinta. incinta incinta.
nel frattempo la pancia comincia a gonfiarsi. magrolina non lo sono mai stata, ma di pancia neanche un filo, mai. neanche nei periodi peggiori con 10 chili più di così. è costituzione, lasciatemi almeno questa piccola soddisfazione. pancia piatta.
"siamo sicuri che non sono due? dubito che potrei reggere a un colpo simile". dicono che la pancia non s'intuisce fino al terzo mese e io sembro un abbacchio al forno, mi manca la patatina in bocca. ("no, quella è la porchetta", marito in versione Furio. "va bè, siamo lì".)
"ma no, è uno, è uno. e sta bene, si vede il cuore".*

felici e storditi ce ne torniamo a casa. ok, siamo incinti.

noi siamo stati una coppia di quelli che lo dicono, quasi subito. non ce la facevamo a tenerci sto segreto per tre mesi. non siamo superstiziosi, forse complice anche la lontananza da tutti i "cari".
e poi era difficile, per quanto telefonicamente, camuffare il mio stato.

ma per questo devo aprire un post a parte, a domani.



*un giorno quando sono in vena racconterò questa prima ecografia con la ginecologa un po' Madama Pace e un po' signorina Rottermeier.