mercoledì 29 dicembre 2010

Post Natale

non so se ho mai avuto modo di dirlo qui dentro. io non amo questo periodo dell'anno.
no. diciamo che il mio sentire è molto altalenante ma non si può proprio dire che io sia un'entusiasta del natale che aspetta con fervore dicembre, che partecipa alle retate nei negozi alla ricerca del regalo perfetto e soprattutto che sente la felicità soltanto perché a natale tutti sono felici.
no, ehm, anzi.
a me questa sensazione di bilancio, di chiusura, di fine e soprattutto di riunioni coatte mi urta.
ecco, il lato dark di caia.
fosse per me io emigrerei l'otto dicembre per tornare dopo la befana.
eppure provengo da una famiglia in cui le decorazioni natalizie vengono scelte, create e pensate ogni anno diverse da quello precedente, una famiglia in cui si studiano i menu accuratamente, in cui si riceve, si accoglie, in cui il natale è vissuto con musica e candele. e se si esclude la mia passione per tutto ciò che è creatività e fantasia credo che non avrei mai apprezzato.
il MaritoZen dice che tutto ciò dipende dalla mia tendenza a vedere i bicchieri mezzi vuoti.
tutta 'sta gente che non la vedi e senti mai che improvvisamente ti tampina per farti gli auguri e se non rispondi ai messaggi ti chiama infuriata. lui: ma perché natale è un'occasione per riallacciare, per non rimandare una telefonata che si rinvia da tempo, per dare un colpo di spugna ai fraintendimenti. boh...
ci si abboffa, si sta sempre a mangiare, troppo, ore e ore a cucinare per gente che non apprezza. è la convivialità.
babbo natale, non ci crede più nessuno, e neanche noi genitori ci sforziamo più di tanto a conservare la magia, tanto viene il cuginetto di tre anni e lo svela. sì, ma finché dura...
insomma cose così.
uff.
la verità è che con momo è tutto diverso. l'occasione di vedere una famiglia di quattro generazioni unite intorno a un tavolo fa effetto. vedere mio padre vestito da babbo natale fa tenerezza e osservare le manine di momo che accarezzano le rughe di mia nonna stringe il cuore.
ok, però non si poteva spostare tutto in primavera?

comunque tutta questa solfa per giustificare la mia latitanza di questi giorni.
adesso ci prepariamo a quest'altro tour de force del 31. altra festa triste.
bah.
il fatto è che con l'età il tutto si accentua.
penso alle prime rughe, ai progetti su cui lavoro che dovrebbero vedere la luce e alle mille strade che prima si potevano aprire di anno in anno e invece adesso no.
ora che sono mamma e tutto mi sembra più immobilizzato.
non tornerei indietro per nulla al mondo, ma tant'è. questa immobilità non cozza molto con il mio carattere. e che ci vuoi fare?
poi se ci metti che stanotte momo si è svegliato tipo una decina di volte e stamattina ha urlato e sbraitato perché non voleva andare all'asilo... down.
se non fosse che devo pulire tutta la casa, fare la spesa che il frigo è vuoto, un paio di commissioni fuori e anche lavorare (ma chi ci crede, perché che lavoro fai?) mi metterei le mie scarpe nuove e me ne andrei a spasso, con sosta a farmi una bella pedicure.
ecco, quello che ho perso del natale e che tutto sommato mi faceva chiudere l'anno in positivo era la gioia di giocare per tutti i giorni successivi con i nuovi giocattoli. quest'anno ho aperto una scatola con dei meravigliosi tacchi a spillo rossi. io avrei voluto indossarli dal 25 alla befana. e invece sono in pantofole.

mercoledì 15 dicembre 2010

La disperazione

non è un termine che uso spesso. anzi si può dire che non lo uso proprio. perché trovo la mancanza di speranza qualcosa di definitivo e avvilente. lesivo anche perché è uno di quei sentimenti che dall'orlo del baratro ti ci trascina dentro.
ma dopo la giornata di ieri, dopo la conferma (eh, sì io ero una di quelle che se lo aspettava, che non aveva fiducia nella legalità, nell'onestà e nella trasparenza della nostra classe parlamentare) del paese che va allo scatafascio, io sono disperata.
ma non da strapparmi i capelli. sono disperata veramente. in silenzio, ammutolita. sbigottita. stordita.
e la goccia che ha fatto traboccare il mio personale vaso dell'idecenza è stata la frase "voi dite? staremo a vedere", alla provocazione delle prossime elezioni. quella frase mi ha colpito molto più di altre smaccatamente ineducate, arroganti, pretenziose, irrispettose, incivili, cattive, insensibili. quella frase a me m'ha proprio fatto tremare. come un brivido di terrore.
ieri è stato conferito un potere veramente forte al male. e non parlo di male, pensando a una persona che lo personifichi. parlo del male che abbiamo ormai anche noi, l'incoerenza, la corruzione.
io al momento non riesco a trovare la forza di reagire.
ma domani è un altro giorno e quella forza la devo trovare per mio figlio. e per me.

lunedì 13 dicembre 2010

lunedì mattina

vorrei essere più presente, aggiornare con più frequenza e rispondere a tutti i commenti, ma sono stanca morta.
grazie, grazie di scrivermi incoraggiarmi e anche tirarmi su.
non è un buon periodo, non fosse che momo è meraviglioso e cresce a vista d'occhio e d'orecchio.
impara una cosa nuova ogni giorno, si lancia con le paroline nuove. impara i versi di tutti gli animali (i preferiti serpente ssssshhh, gorilla manina che batte i colpi sul petto, scimmietta ah ah ah, con manina che si gratta la testa, tigre aahhmmm) e poi fa dei versi troppo buffi per il coniglio e il maialino.
tittino è il suo lettino
tunno è il suo momento per entrare in bagno a lavare i dindi (denti)
cappe sono le scarpe che si mettono per andare all'asilo bimbi
blu è il primo colore che ha imparato
djiù e sjù sono giù e su
sotto lo dice quasi perfetto
canni è la carne
checché è crackers
 
e poi tutte le sottigliezze linguistiche
acca per acqua
cacca per carta e per cacca, a senso
accà per attaccare
penghi per spegnere la luce, luce spenta
peng per coperchio
pang per padella
panga per palla
biii bere
bi biscotto
bibbi libri
bebbe febbre

pii-pii è il forno a micronde che quando finisce il tempo fa appunto pii-pii
pji piccolo
poo è mettere a posto

atto-atto alto alto, ma anche andiamo a giocare con le costruzioni (così facciamo la torre alta alta)
gande grande

ha imparato a dire momo quando si guarda allo specchio e anche quando indica qualcosa per farci capire che la vuole o vuole fare lui, proprio momo

e poi la cosa più bella in assoluto:
quanto bene vuoi alla mamma? tataan con le braccia sbalancate

e le altre non mi vengono, adesso, che sono veramente una marea
anche perché inizia a metterle insieme e a dire frasi complete tipo
nonno tatào (ciao-ciao) brum brum (il nono è andato via con la macchina), la sua prima frase in assoluto
pée nonno ma (il pesce pescato dal nonno in mare)
no-no ca momo, sjù (non è casa di momo, saliamo più su, mentre facciamo le maledette scale per salire al nostro appartamento e a ogni piano lui incita col ditino)
momo gnam gnam pan (momo vuole mangiare il pane)

insomma non ci si annoia, anzi è veramente un momento bellissimo per lui e per me che lo osservo.
davvero! non fosse per la mancanza di sonno e riposo, sarebbe splendido.
tutte le sue scoperte, le autonomie che conquista sono una commovente favola di pollicino che con le sue briciole trova la strada.

oggi è a casa, di nuovo, probabilmente con un altro virus. ha vomitato tutta la notte.
e ha un atteggiamento così dolce e coccolone che mi stringe il cuore.

martedì 7 dicembre 2010

Di quella notte che eravamo "solo" io e te

è accaduto.
un pomeriggio della settimana scorsa io e momo giocavamo nella sua cameretta e momo era impegnatissimo a cercare brande e letti di recupero per bambolotti, peluches e macchinine che dovevano andare a fare la nanna. il mio neurone superstite ha fatto un balzo improvviso, quanto inaspettato, e ha fatto sì, che senza che me ne accorgessi, stessi insinuando subdolamente in mio figlio la voglia di dormire accanto ai suoi giocattoli, non prima di aver spostato il suo lettino che giaceva ormai inutilizzato nella nostra camera da letto (perché lui aveva preso possesso dei 3/4 del lettone).
tutto è appunto iniziato così, per gioco.
abbiamo spostato insieme il lettino, spingendolo faticosamente lungo il corridoio, sempre insieme. abbiamo aspettato il babbo che ci smontasse la spondina laterale, poi abbiamo cambiato le lenzuola e aggiunto cuscini e pupazzi. carillon e lucine.
e quella sera, senza fare una piega momo è andato a dormire nel suo lettino. era mercoledì 1 dicembre.
questo non significa che abbia detto "buonanotte mamma, buonanotte papà" ci abbia dato il bacino e si sia eclissato nelle sue stanze fino al mattino seguente.
anzi.
l'addormentamento è stato rapido e indolore. favola, nenna e carezzine. e un po' di ninna nanna.
poi però non è cambiato assolutamente nulla nella nostra personale routine notturna. i suoi soliti tre, quattro, cinque risvegli. durante i quali anzicché abbracciarlo, dargli due pacche o al massimo allattarlo, girandomi nel letto, mi sono dovuta alzare correre fra le urla che solo momo sa tirare fuori nel buio delle notti più silenziose e schiantarmi contro lo stipide della porta della sua camera (e fratturarmi l'ultimo dito del piede). Dopo di che si riaddormentava fino al successivo risveglio. ecco.

io sinceramente non so cos'è meglio.

da un lato mi fa pensare che tutte le strategie che generalmente circolano su questi passaggi di crescita, come su quelli di ambiti diversi (alimentazione, socialità etc), lasciano il tempo che trovano. che a volte noi genitori ingigantiamo i problemi: sarà un trauma per lui? a che età è meglio farlo? insomma le cose accadono, e noi dobbiamo solo trovare il modo di contenerle.
a volte le cose sono più semplici di quello che sembrano.
poi però ti scontri contro la dura realtà: che certe volte i "vizi" dei bambini (in questo caso dormire nel lettone) era un "vizio" nostro, che non eravamo costretti ad alzarci mille volte di notte.
mi dò una pacca sulla spalla perché più di questo non riesco a fare e se era finito nel lettone era proprio perché eravamo esausti. e voglio essere accondiscendente con me.
però mi chiedo perché tutta questa fatica.
momo non poteva essere uno di quei bambini che si addormenta alle 8 e si sveglia la mattina dopo?
quei bambini non esistono?
sì, credo esistano, ma per favore, ora, nei commenti, non ditemelo, lasciatemi nel dubbio.