domenica 26 settembre 2010

Sunday (Book) Review -- sul mio comodino

c'è un libro che resiste al tempo, agli amori, ai traslochi, ai cambi di vento, alle rivoluzioni interiori. un libro di cui parlò una volta il mio professore di critica teatrale, con il quale poi mi sono laureata. e che ho subito comprato come per necessità. un libro dal titolo che racconta già una storia, anzi molte storie. un libro che non può essere letto e meticolosamente archiviato, ma sfogliato, annusato, riletto, aperto a caso, poi richiuso perché decanti, e poi ancora afferrato, portato con sé, invocato e interrogato.

stamattina piove e sono un po' triste. ogni tanto la mia mente prende strade impervie e mi porta in luoghi scomodi, così ho preso il mio libro, me lo sono posato sulle gambe e l'ho aperto a caso.

"A casa: il ritorno a sé

C'è un tempo umano e c'è un tempo selvaggio. Da piccola, lassù nei boschi del Nord, prima di apprendere che quattro sono le stagioni dell'anno, credevo fossero decine: il tempo del temporale notturno, il tempo dei fulmini, il tempo dei falò nei boschi, il tempo del sangue sulla neve, il tempo degli alberi ricoperti di ghiaccio, degli alberi curvati, urlanti, luccicanti, con le cime ondeggianti, pronti a lasciar cadere i loro frutti. Amavo le stagioni della neve di diamante, della neve fumante e scricchiolante, e perfino della neve sporca e indurita, perché voleva dire ch'era in arrivo il tempo della fioritura lungo il fiume.
Queste stagioni erano come visitatori importanti e sacri, che inviavano i loro speciale messaggeri: pigne aperte, pigne chiuse, l'odore dei capelli crepitanti, lisci, cespugliosi, porte socchiuse, porte chiuse ermeticamente, porte che non si sarebbero chiuse mai, finestre ricoperte di petali bagnati, di polline giallo, o maculate di linfa e resina. Anche la nostra pelle aveva i suoi cicli: inaridita, umida di sudore, ruvida, bruciata dal sole, morbida.
Anche la psiche e l'anima delle donne hanno i loro cicli e le loro stagioni di attività e solitudine, di fretta e di stasi, di coinvolgimento e allontanamento, di ricerca e di riposo, di creazione e incubazione, di partecipazione e di ritorno al posto dell'anima. Da piccoli la natura istintiva bada a tutte queste fasi, ai vari cicli.
I bambini sono la natura selvaggia, e senza che nessuno glielo dica si preparano all'arrivo di questi tempi, e li accolgono, con essi vivono, e da quei tempi conservano recuerdos: la foglia cremisi nel vocabolario, le collane di argentee foglie d'acero che paiono ali d'angeli, palle di neve nel bauletto, una speciale pietra, o un osso, un bastoncino, un bozzolo; la strana conchiglia; il nastro della sepoltura dell'uccellino; un diario di odori di quel tempo; il cuore placato; il sangue eccitato; e tutte le immagini della fantasia.
Un tempo vivevamo con questi cicli e queste stagioni anno dopo anno, e loro vivevano in noi. Ci placavano, ci facevano danzare, ci riscuotevano, ci rassicuravano, ci insegnavano a essere creature. Erano parte del nostro derma-anima, una pelle che avviluppava noi e il mondo selvaggio e naturale, almeno finché non ci veniva detto che in realtà sono soltanto quattro le stagioni di un anno, e che le donne in realtà hanno solamente tre stagioni: infanzia, età adulta, vecchiaia. Così era e doveva essere.
Ma noi non possiamo permetterci di vagare come sonnambule avvolte in questa invenzione inconsistente e distratta, poiché fa deviare le donne dai cicli naturali e profondi, facendole soffrire di aridità, stanchezza e nostalgia. Molto, molto meglio per noi ritornare a tutti i nostri cicli unici e profondi. La storia che segue è sul più importante dei cicli femminili: il ritorno a casa, la casa selvaggia, la casa-anima.
Questo racconto si narra in tutto il mondo, perché è un archetipo, una sapienza universale sulla questione dell'anima. Talvolta favole e racconti popolari spuntano da un senso del luogo, in particolare dai luoghi delle profondità dell'anima. Raccontano questa storia nei freddi paesi paesi del Nord, in tutti i paesi in cui c'è un mare o un oceano ghiacciato. In differenti versioni si racconta tra i celti, gli scoti, le tribù dell'America Nordoccidentale, le popolazioni siberiane e islandesi. Si chiama La fanciulla Foca, o Pamrauk, la Piccola Foca, o Eyalirtaq, Carne di Foca. La mia versione per anali e performance la chiamo Pelle di foca, Pelle d'anima. La storia parla del luogo da cui veramente veniamo, di come siamo fatte, e di come dobbiamo sempre usare i nostri istinti e ritrovare la strada di casa."

Donne che corrono coi lupi -- Il mito della donna selvaggia, Clarissa Pinkola Estés. 1993, Frassinelli.

5 commenti:

PaolaFrancy ha detto...

Mamma mia. mentre leggevo vedevo gli occhi di mio figlio. che guarda la natura, quella delle piccole cose.
abbiamo perso il loro istinto: io passo e mi fermo a guardare estasiata i miei fiori, le rose.
lui invece si ferma prima e guarda una formica, un filo d' erba.

non essere triste,
paola

Brigid ha detto...

Ciao Caia ti leggo spesso ma non commento quasi mai. Mi domandavo quale fosse questo libro che tieni sempre a portata di mano, un libro che non finisce ma che rimane da leggere e rileggere, da interrogare... e poi ho scoperto... anche io lo considero così! ma era un po che non lo "interrogavo", anzi sono anche in viaggio e non ce l'ho con me, perciò grazie davvero! I "bassi" servono per riconoscere gli "alti", no? Domani sarai più allegra.
Un abbraccio!

caia coconi ha detto...

@paola non lo sono. per dare una svolta alla giornata ho caricato momo sul passeggino e sono andata a un mercatino!!!
niente shopping, ma ho visto cose carine, incontrato un'amica e visto una birkin!!!

@brigid benvenuta, grazie del commento. penso anch'io che i bassi siano necessari quanto gli alti. e per fortuna mi sono rialzata.
sono contenta che abbia potuto leggere una pagina del Libro, pur non avendolo. vedi che questo libro arriva pure se non ce l'hai fisicamente tra le mani!?!?!?

Brigid ha detto...

E' stato bellissimo ricevere questo messaggio, tanto più essendo in viaggio, ma essendo anche una persona molto radicata nella mia situazione di casa, che per me significa anche i ritmi naturali, i segni degli animali e delle colline dove abito, di cui sento anche abbastanza nostalgia, è stato bello ricevere questo messaggio, che a me è arrivato come: casa è rispettare i propri ritmi, il senso profondo e le proprie sensazioni-intuizioni, a cui ritornare costantemente e a cui prestare attenzione. Cosa che non è sempre facile fare... Grazie mille a te... questo libro è magico!
roby-Brigid

Giulia ha detto...

Ah, la nostra Clarissa!
questo libro me l'ha regalato anni fa un uomo per me speciale, che non vedo da tempo. ma quel regalo mi ha aperto gli occhi e mi scalda l'anima ogni volta che lo riapro - come fai tu, a una pagina a caso.